Se sono qui a scrivervi questi articoli sul Covid-19 lo devo ad uno sconosciuto ma bravo e scrupoloso medico condotto.
Alla fine degli anni 30 mia madre Marietta, allora quindicenne, si ammalò di una forte tonsillite con febbre elevata e dolore alla deglutizione. Il padre, ossia mio nonno Vittorio Malatesta, chiamò allora in casa il medico condotto di zona (Tomba di Nerone, sulla statale Cassia). Il sanitario giunse in mattinata con la sua borsetta professionale, la visitò e gli diede un antipiretico ed un disinfettante per la gola. Nel pomeriggio dello stesso giorno mamma tuttavia peggiorò, accusava una dispnea inspiratoria (non riusciva a mandare in trachea l’aria), stridore laringeo, stava un po’ meglio seduta (ortopnea). Il serata, senza che fosse di nuovo richiamato, il medico condotto si recò di nuovo a casa di mia madre. Gli era venuto un dubbio (è sempre il dubbio quello che salva il medico): quell’essudato pseudo – membranoso, bianco grigiastro, che andava oltre i limiti tonsillare era un segnale di difterite? Mamma mi raccontò che il medico gli inietto endovena (previa intradermoreazione) il siero antidifterico (immunoprofilassi attiva) contro la tossina difterica. Iniziò con ½ dose, dopo 30 minuti altra ½ dose, infine dopo 60 minuti un’altra ultima dose intera (somministrazione frazionata alla Besredka).
Stette per più di dure ore al suo capezzale. Se ne andò, nella buia notte, salvo quando la rivide respirare bene, soddisfatto di sé, contento di aver salvato una giovane ragazza da una morte certa. La difterite, che conferisce un’immunità permanente, è oggi da noi quasi sparita grazie alla vaccinazione obbligatoria: tre dosi di fiale intramuscolo 0,5 ml, la prima 3° mese, la seconda dopo 4 settimane, la terza dopo 12 mesi. E’ generalmente associato alla vaccinazione antitetanica. Ascolto e vedo oggi improvvisati infettivologi, non certamente medici, affermare, nei talk-show televisivi, che se i bambini non ammalano di difterite grazie alla vaccinazione perché non vaccinare anche loro contro il Covid-19? Non lo fanno con tre dosi? Domande queste di un’ignoranza unica. Il Covid-19 è un virus RNA (dunque mutante).
La difterite anche lei una malattia che si trasmette per via respiratoria, altamente contagiosa, è dovuta al Corynebacterium diphteriae, un batterio che produce una potente esotossina. Non è un virus ma un batterio. E’ come confondere le pere con le mele. Anche per il tetano la vaccinazione obbligatoria comporta quei tre richiami poi, se si vuol mantenere l’immunità nel tempo, si eseguono richiami a 5-10 anni di distanza. Anche lui è dovuto ad un batterio, non ad un virus, il Clostridium tetani che si trasmette attraverso soluzioni della cute e delle mucose, ossia ferite. Domandiamoci ora. Esistono altri vaccini antivirali che necessitano di essere ripetuti più volte, con una, due o tre dosi? Ne conosciamo uno solo, quello contro l’HBV, l’epatite B, che non è RNA ma DNA e colpisce il fegato e non i polmoni come la Sars-cov-19. Si trasmette per via percutanea (aghi infetti), sessuale o parenterale (ematica) non attraverso che vie respiratorie. La vaccinazione infantili preventiva HBV (virus epatite B) è efficace, sicura grazie ad un vaccino (approvato dal FDA, Usa) prodotto con la tecnica del DNA ricombinante.
E’ pertanto oramai obbligatoria nell’ambito della vaccinazione di routine in giovane età. Questo, restando in tema di virus che colpiscono il fegato (epatropi), per quanto riguarda il virus dell’epatite B (HBV). Ben diverso è l’approccio terapeutico per il virus dell’epatite C (HCV) che ha un genoma a RNA (come il COvid-19) e viene trasmesso per via trasfusionale (sangue infetto) in più del 90% dei casi. Le prove di trasmissione sessuale o perinatale sono molto limitate. Non esiste alcun vaccino per l’HCV bensì un terapia farmacologica antivirale molto efficace (tranne gravi casi particolari). E’ costituita da un’associazione di interferone/ribavirina che porta ad un tasso di remissione prolungata, per variabile a seconda del fenotipo HCV (tipo 1 con 12 mesi di terapia; tipo 2 e 3 nel 60% dei casi con solo 6 mesi di terapia). Qual è lo scopo dell’articolo che avete letto? Quali conclusioni possiamo trarne? Confondere virus (quali il Covdi-1, l’HBV, l’HCV) con i batteri (difterite, tetano) è da ignoranti (e fatemi fare anche me il “Burioni” una volta tanto!).
La storia della medicina ci insegna che, almeno sino ad oggi, un vaccino contro virus RNA (Covid-19, Ebola, HIV, HCV) non può essere considerato una cura definitiva ma solo un efficace ostacolo alla malattia. Va fatto ma senza illusioni. Solo terapie farmacologiche sono veramente efficaci nel tempo.