In Trentino, i recenti sconfinamenti, di fatto, hanno aperto la caccia all’orso.
Alla fine di agosto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha firmato un’ordinanza che dispone la cattura e il trasferimento permanente, presso il recinto del Casteller nella periferia di Trento, di due orsi avvistati non distanti dai centri abitati di Andalo e Dimaro Folgarida. La motivazione, spiegano le associazioni animaliste, è la solita: “rischio per l’incolumità e la sicurezza del territorio”. Oltre tutto, controbattono, il Cateller non ha più spazio sufficiente. Fra l’altro, l’orsa incriminata sarebbe un esemplare anziano – come ha dimostrato l’esame delle tracce di DNA– che ha dato segno di sé per difendere dei cuccioli.
In oltre 20 anni dall’inizio del Life Ursus – dicono gli animalisti – nessuno è morto in Trentino a causa degli orsi, mentre molte persone sono morte durante attività di caccia, camminate in montagna, gite in moto, attività sportive come escursioni in mountainbike, arrampicate su ghiacciaio, base jumping. E molte sono morte in conseguenza a punture di vespe o zecche.
Il Life Ursus è un progetto nato nel 1996 per tutelare l’orso bruno del Brenta, finanziato dall’Unione Europea e promosso dal Parco Naturale Adamello in stretta collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento e l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (ISPRA). Il ministro Sergio Costa – come riporta Adnkronos – ha dato mandato a ISPRA di verificare effettivamente se il carico di grandi carnivori in alcune zone del Trentino sia eccessivo oppure no. Ma quanti sono effettivamente questi temuti carnivori, che poi fra l’altro, sono definiti “onnivori opportunisti”, perché si cibano prevalentemente di vegetali, adattandosi al tipo di alimento più abbondante e facilmente accessibile, non disdegnando gli insetti? Secondo il Rapporto Gradi Carnivori 2019 che la Provincia autonoma di Trento monitora in maniera continuativa dagli anni ’70, la popolazione di orsi, in aumento rispetto al 2018, si attesta tra gli 82 e i 93 esemplari.
Lo scorso anno sono state rilevate 9-12 cucciolate per un totale di 16-21 cuccioli. Secondo il Rapporto, negli ultimi 5 anni la popolazione ha mostrato un trend di crescita annuo medio pari al 12%, cuccioli esclusi. Insomma, troppo pochi per rappresentare un reale pericolo, ma piuttosto scomodi. Basta pensare che M49, protagonista della clamorosa fuga dello scorso luglio, è ritenuto responsabile di 44 attacchi per danni che ammontano, come riporta ANSA, a 45.000 euro, che rappresentano il 30% dell’intera somma indennizzata lo scorso anno per tutti i danni da orso in Trentino. Secondo l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della LEIDAA, servirebbe una politica saggia e lungimirante per garantire la possibile, anzi, doverosa convivenza sulle montagne del Trentino tra l’uomo e l’orso, la cui presenza, peraltro, è stata voluta dai trentini stessi ed è stata ottenuta spendendo soldi pubblici. Secondo il Manuale pratico, messo a punto dalla Lega Anti Vivisezione, la prima regola fondamentale per una convivenza pacifica con questi magnifici animali è conoscerli e rispettarli (https://www.lav.it/news/convivere-orsi-guida-pratica).
Gli amici degli Aristogatti
a cura di Barbara e Cristina Civinini