Noi, cavie delle multinazionali?

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Usati come cavie? Tutto ciò che viene commercializzato e introdotto sul mercato è sottoposto a severissime leggi sulla sicurezza. Eppure, troppo spesso,  sembra che qualcosa sfugga alla vigilanza producendo danni incommensurabili. Questo è il caso della famigerata spirale Essure, l’anticoncezionale permanente prodotto da Bayer che ha danneggiato migliaia di donne in tutto il mondo, ritirato dalla multinazionale a settembre del 2017 dopo lo stop delle autorità irlandesi. Una vera e propria tragedia, denunciata dall’Espresso il 25 novembre dello scorso anno in seguito all’inchiesta Implant files coordinata dall’International Consortium of Investigative Journalists di Washington tra 252 giornalisti di 59 testate con sede in 36 nazioni.

Domenica scorsa a Roma hanno sfilato gruppi internazionali di donne in rappresentanza di tutte le vittime del contraccettivo messo in distribuzione
dal colosso tedesco, tramite la consociata Conceptus. Donne a cui è stato
causato un danno permanente da una protesi, un dispositivo medico di
cui si fidavano. Secondo uno studio della Fda i micro-inserti Essure in
poliestere, nichel-titanio, acciaio e lega per saldature si possono muovere
e migrare in altri organi: nell’utero, nel fegato e nell’appendice. L’unico 5 modo per eliminare Essure sarebbe quello di “togliere l’intero utero, ovaie comprese” secondo le dichiarazioni delle manifestanti. E in Italia ne sono stati commercializzati 7000! Questa vicenda drammatica non può non ricollegarsi ad altri scandali, sempre denunciati dall’Espresso lo scorso anno, come le protesi al seno cancerogene, sospettate di aumentare da 9 a 16 volte il rischio di sviluppare una rara forma di cancro e i dispositivi a rischio nel cuore dei bambini. E le cifre sono da capogiro. Nei soli USA dal 2008 al 2017, secondo l’inchiesta Implant Files, sono stati registrati 82mila casi di morte e più di un milione e 700 mila lesioni causate da dispositivi mal funzionanti o difettosi. Alla luce di quanto sopra, davvero possiamo dirci sereni dall’avanzata del wireless di quinta generazione, mai sperimentato fino a oggi? Davvero possiamo ritenere accettabile che la popolazione venga usata come cavia delle nuove elettrofrequenze? E che dire ai nostri Comuni, improvvisamente folgorati dalla passione irrefrenabile per i nuovi lampioni al led, guarda caso indispensabili per l’istallazione delle micro antenne 5g? Fermatevi prima che sia troppo tardi! E che sia il Ministero della Salute il primo a mettere un freno a questa follia.

Miriam Alborghetti