NO, NON ERA LA PESTE DEL SECOLO

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LA SCOPERTA: LA LETALITÀ DEL COVID IN ERA PRE-VACCINALE ERA DRASTICAMENTE INFERIORE ALLE STIME UFFICIALI.

L’ammissione della Pfizer in sede Europea circa l’inefficacia del vaccino anticovid nel bloccare il contagio e la trasmissione è stata clamorosa in quanto ha ufficialmente certificato che il “vaccino altruistico” era una colossale balla. Tuttavia, la rivelazione dalla Pfizer è ben poca cosa in confronto a ciò che è stato scoperto da uno studio ancora in preprint [1], ossia ancora non sottoposto a revisione paritaria, condotto da Jhon Ioannidis, epidemiologo di fama internazionale, professore di Medicina ed Epidemiologia alla Stanford University, che se non fosse oscurata dai media centrali così come lo è allo stato attuale – con l’unica eccezione del quotidiano La Verità – sarebbe dirompente.

Con questo paper, Ioannidis e colleghi hanno scoperto che il tasso di letalità del Covid nella popolazione non anziana (under 70) in epoca pre-vaccinale era drasticamente inferiore alle stime ufficiali precedenti. Negli under 40 il tasso di letalità del Sars Cov 2 è addirittura fino a DIECI VOLTE INFERIORE, mentre negli adulti della fascia 40-69 anni, da TRE A SEI VOLTE INFERIORE [2]. “In 31 studi nazionali sulla sieroprevalenza identificati sistematicamente nell’era pre-vaccinazione,- leggiamo nel sommario – il tasso medio di mortalità per infezione da COVID-19 è stato stimato pari allo 0,035% per le persone di età compresa tra 0 e 59 anni e allo 0,095% per le persone di età compresa tra 0 e 69 anni. L’IFR mediano era 0,0003% a 0-19 anni, 0,003% a 20-29 anni, 0,011% a 30-39 anni, 0,035% a 40-49 anni, 0,129% a 50-59 anni e 0,501% a 60 anni -69 anni. A livello globale, l’IFR prevaccinazione potrebbe essere stato dello 0,03% e dello 0,07% rispettivamente per le persone di età compresa tra 0-59 e 0-69 anni. Queste stime IFR nelle popolazioni non anziane sono inferiori a quanto suggerito da calcoli precedenti”.

In sintesi, questo ricalcolo della Letalità Reale del Covid degli under 70 (il 94% della popolazione globale ha meno di 70 anni e l’86% ha meno di 60 anni), a firma di un gigante come Ioannidis, sbugiarda la regina fondante delle balle, sulla quale è stato edificato il mastodontico castello di menzogne che ha reso possibili misure che hanno letteralmente dilaniato il tessuto sociale ed economico di tanti Paesi, Italia in primis e arricchito a dismisura la ristretta cerchia dei più ricchi del mondo (circa 2200 persone secondo Forbes).

Addirittura, nella fascia 0 – 19 la Letalità Reale in epoca pre-vaccinale sarebbe attestata intorno allo 0,0003%. Il che significa che nel 2020-21, per un giovane sotto i 20 anni, le probabilità di decesso una volta contagiato, sarebbero state pari a 3 su 1 Milione. Considerato che secondo autorevoli studiosi, la Omicron sarebbe fino a 10 volte meno letale rispetto al virus cosiddetto “Wild Type”, quel Milione diventerebbe Miliardo”[3].

Rammentiamo che in Italia il terrore è stato cavalcato in virtù di un metodo di catalogazione a dir poco fantasioso in base al quale i “Decessi correlati al Covid” sono “tutti i decessi che si verificano in pazienti positivi al Sars–Cov–2 […] indipendentemente dalle malattie concomitanti che potrebbero averne causato la morte” (l’ISTAT, Rapporto del 16 Luglio 2020, pag. 13, glossario). Orbene, già è nell’aria la prossima pandemia – vedi discorso della Meloni alle Camere. E la giostra della paura potrebbe ricominciare a meno che questa volta la maggioranza si rifiuti di salirci sopra ancora una volta.

[1] Lo studio: Age-stratified infection fatality rate of COVID-19 in the non-elderly informed from pre-vaccination national seroprevalence studies. MedRxv.
[2] Alessandro Rico, Virus dieci volte meno letale delle stime. Riempire di dosi i giovani è un errore, La Verità 20/2022
[3] Carmine Cataldo, Nuove da Standford, Booster Corner, https://fb.watch/ gnCXFDozle/ Il tasso

Miriam Alborghetti

Il tasso di letalità tra gli infettati (o Infection fatality rate –IFR) è il rapporto tra il numero di soggetti deceduti per una determinata malattia in una popolazione, durante un periodo di tempo, e il totale dei soggetti infettati (anche non diagnosticati) nello stesso periodo di tempo.