ITALIA NOSTRA LITORALE ROMANO E WWF LITORALE LAZIALE DICONO NO ALLE GRANDI NAVI A FIUMICINO.
Quanti sono i porti tra Ostia e Fiumicino?
Tanti ma a quanto pare per qualcuno non bastano. Fiumicino è un porto canale, Fiumara Grande è un porto esteso dal mare fino a oltre il ponte della Scafa su entrambe le sponde con il Porto Romano all’interno, poi il Porto turistico di Ostia all’Idroscalo e il porticciolo sul Canale dei Pescatori e lungo le sponde.
Quante barche sono ormeggiate in questi porti?
Migliaia e migliaia, ma a quanto pare per qualcuno sembrano non essere sufficienti visto che si pensa ancora ad un altro porto turistico alla foce del Tevere per ospitare anche imbarcazioni molto più grandi e impattanti, per non parlare del faraonico progetto di porto commerciale a nord della Fossa Traianea.
Insieme al porto per piccole imbarcazioni, accanto al vecchio Faro di Fiumicino, si vuole infatti realizzare un porto per accogliere le navi da crociera, il progetto iniziale del 2009 non lo prevedeva.
Questa non è una semplice variante al progetto precedentemente approvato – e miseramente annegato tra i flutti delle inchieste giudiziarie; è necessario quindi, come afferma il Ministero dei beni culturali (oggi Ministero della Cultura) un “nuovo progetto per il quale risulta necessaria un’approfondita valutazione degli aspetti di competenza di questo Ministero”.
E’ stato consegnato nel 2019 il “nuovo progetto” per accogliere anche le navi da crociera. Siamo sul mare di Roma, circa 3 milioni di abitanti, la città più popolosa di tutta Italia.
La viabilità è esigua. In questi ultimi anni è stato grande l’impegno dell’Amm. Comunale di FIUMICINO nell’organizzare in modo idoneo il reticolo viario, introducendo diversi dissuasori e zone 30, con buoni risultati in termini di qualità della vita. Condividiamo le osservazioni del Ministero della Cultura sulla necessità di “una più accurata analisi degli impatti cumulativi…in termini di mobilità sul territorio”.
L’idea è quella di arrivare con questi enormi palazzi galleggianti alle porte della capitale per poterla visitare. Ancora il parere del Ministero che osserva: “particolare attenzione andrà posta per superare il problema della presenza del “fuori scala” costituito dalle navi da crociera (caratterizzate da dimensioni, forme e materiali estranei al contesto) nella realtà dell’Isola Sacra, evitando impatti negativi – non solo visivi- che potrebbero scaturire dalla stridente differenza dimensionale-volumetrica rispetto a quelle circostanti.”
Pensiamo alle migliaia di turisti che scendono dalle navi da crociera per raggiungere la città di Roma: 2000, 3000, 4000 persone che nello stesso momento in autobus si muoveranno verso la capitale. Numeri consistenti, dai 50 agli 80 autobus che partono contemporaneamente attraverso le strade non molto ampie di Fiumicino, via Trincea delle Frasche e via Coni Zugna per immettersi su via dell’Aeroporto e arrivare a Roma. Autostrada, via Portuense, via del Mare, hanno da tempo esaurito la propria capacità di carico, lo sappiamo bene, ne abbiamo tutti fatto esperienza.
Rileviamo inoltre che il fondale non è idoneo, poco profondo per accogliere le navi da crociera. Questo impone “importanti dragaggi per realizzare le batimetrie necessarie al passaggio delle navi, e non solo all’interno del bacino portuale”. Da questo deriva un rischio archeologico sul patrimonio sommerso, come osserva sempre il Ministero ma anche un fortissimo impatto sull’ambiente marino e costiero.
Ricordiamo che ci troviamo alla foce del Tevere è che l’afflusso di sedimenti trasportati dal fiume, seppur diminuito negli ultimi 50 anni – da qui il problema dell’erosione costiera – esiste comunque. L’apporto di sedimenti andrà in qualche modo a generare problemi di insabbiamento (un destino segnato dai tempi dell’Imperatore Claudio), quindi la necessità di mantenere periodicamente le batimetrie.
Le escavazioni in mare di sicuro avranno un impatto sul Sito di Interesse comunitario, denominato “Isola Sacra” che si trova nelle adiacenze del vecchio faro. La cementificazione produrrà ulteriori drammatici fenomeni di erosione nei tratti più pregevoli della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. I monitoraggi costanti, auspicati e promessi, non risolveranno certamente le gravi ripercussioni in termini di inquinamento e di rumore, con conseguenze negative sulla salute degli abitanti di Fiumicino e del litorale.
In attesa del parere del Ministero dell’Ambiente che affronterà gli aspetti più propriamente legati all’alterazioni provocate sull’ambiente naturale, le nostre Associazioni esprimono enormi preoccupazioni nei confronti di questo progetto. Altra prospettiva che ci inquieta profondamente, anche se il suo iter rimane ancora lungo e complesso, è il mega-porto commerciale previsto a nord del Canale di Fiumicino. Mentre il 31 marzo scorso il Consiglio dei Ministri ha finalmente approvato un decreto-legge che escluderà, in sintonia con l’Unesco, l’approdo della Grandi Navi dalla Laguna di Venezia, Fiumicino dovrebbe accogliere ancora altre navi da crociera (per 230.000 passeggeri all’anno), nonché imponenti cargo (per 3 milioni di tonnellate di merce all’anno) e traghetti (per 565.000 passeggeri all’anno).
Per il nuovo scalo, cofinanziato dalla Banca Europea per gli investimenti (BEA) si prevede una spesa complessiva di 195 milioni di euro, di cui 39 già stanziati per la darsena pescherecci, unico progetto finora approvato. Estensione complessiva 1,750 milioni di metri quadrati. Tutto ciò andrebbe ad aggiungersi al traffico di prodotti petroliferi, oggi di 3,5 milioni di tonnellate all’anno.
Dichiara M. Gabriella Villani Presidente del WWF Litorale Laziale: “Se potrebbe avere qualche senso una diversa localizzazione dei pescherecci non ha nessun senso l’attracco delle enormi navi da Crociera dati i collegamenti viari saturi tra Fiumicino e Roma e la completa mancanza di trasporto su rotaia, di cui invece è dotato il Porto di Civitavecchia che inoltre è dotato anche del raccordo diretto con l’autostrada.”
Dichiara Francesco Spada, botanico, rappresentante di Italia Nostra Litorale Romano, Studioso Ospite presso Dept. of Plant Ecology and Genetics, Università di Uppsala (Svezia): “E’ con stupore, incredulità e indignazione che si prende atto della progettazione delle opere in oggetto. Tali opere, se realizzate, rappresenterebbero ad oggi, la più disastrosa e irresponsabile minaccia alla residua integrità ambientale del litorale laziale, proprio in un’epoca storica che ambisce o è costretta a raggiungere obiettivi di sostenibilità. Il litorale medio-tirrenico in corrispondenza del delta del Tevere è, infatti, sistema geo-morfologico di costa bassa di ben nota e scientificamente documentata, elevatissima vulnerabilità.
Abbiamo veramente bisogno delle Grandi Navi? Qualcuno si è accorto della assurda sovrapposizione di due progetti del genere? Come si può, mentre concetti quali la “transizione ecologica” diventano parole d’ordine istituzionali, continuare a pensare a uno sviluppo basato sulla cementificazione e sul consumo delle risorse? Perché non investire invece nella riqualificazione dei nostri splendidi litorali e nella promozione del turismo sostenibile?