Tassa rifiuti urbani: “Non basta che sia posticipata ma occorre che sia azzerata per il periodo di chiusura imposto dal Dpcm dell’11 marzo 2020 e sue successive proroghe”
di Angelo Alfani
Da oggi, lunedì 4 maggio, si entra nella cosiddetta fase due che rappresenta un passo, piccolo ma atteso, in avanti rispetto ai due mesi di segregazione e di serrande abbassate per la maggior parte delle attività.
Alcune di queste, non tutte come sappiamo, apriranno con immense difficoltà, che si fa fatica anche ad immaginare. Questa crisi irrompe nel mezzo di un processo già in atto da tempo e ne accelera straordinariamente i tempi.
Sono convinto, e non sono il solo a crederlo, che ci aspettano periodi lunghi, molto lunghi, di lacrime e sangue. Al momento contempliamo il disastro.
Gli aiuti governativi sono briciole, quando arrivano. Dei miliardi di miliardi ancora nulla.
Nel frattempo stanno per arrivarci addosso tutta una serie di scadenze tributarie che potrebbero rappresentare una mazzata definitiva per molti commercianti, artigiani, partite iva. Che a valanga potrebbero trascinarsi dietro i proprietari degli immobili che non vedono più pagamenti degli affitti, delle attività che non incrementeranno i loro incassi per la mancanza di quattrini circolanti, fagocitati dalle tasse stesse.
E non mi riferisco solamente ai spremiagrumi tributi relativi al governo centrale, penso pure a quelli comunali.
Come cittadino ritengo doveroso che l’Amministrazione si impegni a trovare soluzioni per far sì che i tributi che gli spettano non risultino essere un incubo insormontabile per i nostri concittadini.
So che sono state prese centralmente decisioni relative a posticipi, ma prima o poi arrivano. La mia richiesta è semplice e comprensibile a tutti, e mi risulta che sia stata avanzata in altri comuni del Paese. Non credo sia stata già fatta propria nel nostro Comune,qualora lo fosse andrebbe messa nero su bianco, diventare decisione pubblica.
Chiedo che l’applicazione della Tari non tenga conto dei mesi in cui le attività economiche non sono state operative. Infatti, in questo ultimo periodo, in conseguenza delle chiusure imposte dai diversi decreti del presidente del Consiglio dei ministri atti al contenimento del contagio, il servizio di raccolta rifiuti per loro non è stato effettuato e, se a ciò aggiungiamo l’impossibilità di incassare, sembra ragionevole concedere lo scorporo dei mesi di chiusura forzata, nel calcolo della tariffa da versare. Pensiamo agli artigiani, ai commercianti ed a tutti gli esercenti che non hanno potuto lavorare, produrre e contribuire all’accrescimento della ricchezza: chiedere somme in questo arco temporale in cui sono stati fermi potrebbe essere percepito come un atto di ingiustizia, capace di acuire i problemi e di complicare la ripresa.
Si tratta di cifre non elevate ma che darebbero valore alle parole d’ordine di questo drammatico periodo: nessuno si salva da solo.