di Angelo Alfani
La foto immortala una manciata di politici cervetrani negli anni del grande ottenebramento della ragione, che la memoria storica ha registrato come la Grande Guerra.
“La povera Europa si avviava verso la prima grande guerra mondiale come un’automobile sgangherata in mano ad un conducente ubriaco per una strada tutta buche e cunette”
Osservando l’immagine ne scaturisce un lambimento di simpatia e di frescura.
Di simpatia: per la posa: uno, tre e cinque; per gli abiti che non riescono a mascherare la professione e la situazione economica; due con la sigaretta in bocca; tutti col cappello, ma solo gli ultimi lo indossano.
Di frescura: per la scherzosa irriverenza delle corna che lasciano immortalare al fotografo. Colpisce l’ingenuità del gesto, non diversa dalla mano, dell’uomo dal lungo bastone, posata sulla spalla del vicino. Una foto tra amici.
Un mese dopo il fatidico ventiquattro maggio quei cervetrani si riunirono, assieme ad altri consiglieri, per deliberare la vendita di un’area ai fratelli Alfani (una ventina di metri quadri tra le due case dei fratelli, del tutto inutilizzabile per altri scopi)
Alla seduta intervennero: Donnini Alfredo, Angelucci Sergio, Gatti Domenico, Di Berardino Francesco, Alfani Pietro, Ricci Enrico, Ricci Vittorio. Non intervenuti: Ramella Mariano, Luchetti Mattia, Piergentili Domenico, Rossi Guido, Travagliati Giovanni, Valeri Giulio, Valeri Francesco, Brini Primo.
Il sindaco Donnini dichiara che il numero era sufficiente, quindi la seduta era da considerarsi valida. Si assenta il consigliere Alfani perché interessato.
La discussione, nella totalità degli intervenuti, verte sul valore da dare all’area non su altre pretestuose e meschine faccende.
A fronte di una richiesta di un consigliere che, senza arrossir, decuplicava la cifra già deliberata il 28 marzo dallo stesso consiglio comunale, sindaco Luigi Marini, con relazione giurata dell’agrimensore Di Grisostomo, il consigliere Ricci Enrico fa rilevare che sul prezzo stabilito di 0,75 a metro quadro non può esserci ombra di favoritismo, essendo i prezzi praticati a Cerveteri.
Il Consiglio approva con cinque voti favorevoli ed uno contrario, espressi per alzata di mano.
Tanto per ricordarlo ai meno giovani le differenze politiche tra gli Alfani ed i Marini o la famiglia Ricci erano profonde, ma questo non pregiudicava il senso di giustizia e soprattutto di non cattiveria e prepotenza nei confronti degli avversari politici: anzi il contrario.
Ho ritenuto dover ricordare questo episodio, apparentemente insignificante, ma che dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, del diverso spessore umano di amministratori di un secolo fa rispetto a quelli di oggi.
Due aforismi di Alberto Savinio possono illustrare al meglio le due situazioni.
La prima:
“Nel paese della Vera Amicizia l’amicizia è tale che anche i nemici diventano amici, e ‘amico chiama l’amico non col nome di lui ma con il suo proprio. Cesare chiama Pompeo Cesare, e Pompeo chiama Cesare Pompeo. Finiscono così col non più sapere chi è l’uno e chi è l’altro; ma questa confusione di nomi, molto più efficace della confusione del sangue che praticavano gli antichi Germani, ha messo tra Cesare e Pompeo una pace duratura che dura e durerà sempre e sempre più dura finché il mondo dura, e diverrà la base della pace universale”
La seconda:
“Nel mondo c’era la Testa. Poi venne la Croce. Allora Testa e Croce si misero a giocare a testa e croce, e tutto il male viene da lì”.