Piazza Elio Callistio, questo è il nome di quella che oggi è anche conosciuta dai romani come Piazza della Sedia del Diavolo, nome utilizzato ufficialmente fino al 1958, quando un gruppo di cittadini decise di modificarlo.
ROMA. Nel cuore del quartiere Africano di Roma si erge una struttura con imponenti braccioli e schienale: la sedia del Diavolo.
In origine, la costruzione era il sepolcro romano di Aelius Callistion, liberto dell’Imperatore Adriano, datato intorno al II secolo d.C. La struttura si sviluppa su due piani, in particolare il pavimento della camera inferiore, alla quale si accedeva per mezzo di una scala, è ricoperto da un particolare mosaico bianco.
Nel corso degli anni, la facciata dell’antico rudere ha subito un crollo, assumendo la forma di un immenso trono in pietra, resa ancora più sinistra dai fuochi che accendevano i vagabondi per trovarvi rifugio. Questo, nella notte e nell’immensità dell’incontaminata campagna romana, creava degli inquietanti giochi di luci e ombre, che hanno dato adito alla nascita di molte leggende legate al demonio.
In epoca medievale, in particolare, si credeva che i demoni avessero di proposito causato quella piccola frana per dare forma al trono che oggi vediamo.
Secondo altre leggende, invece, nel corso dei secoli di abbandono, questo luogo spesso frequentato da prostitute e meretrici, avrebbe fatto da sfondo a orge e riti esoterici organizzati da Satana. Antiche credenze, inoltre, riportavano che chi si avvicinava all’antico trono di pietra acquisiva il dono della profezia e incredibili capacità curative. Grattando sulla superficie della parete, infatti, la polvere ricavata veniva aggiunta a infusi terapeutici per aumentarne i benefici.
Nel 1300, secondo alcune leggende, era uso comune scrivere sulle pareti, all’interno del rudere, dei desideri nella speranza che si realizzassero.
Oggi, l’antica struttura è quasi completamente conservata. Nel tempo numerose sette si sono riunite in questo luogo. Tra le più conosciute i cittadini ricordano quella risalente al XVIII secolo circa. Si tratta della setta del profeta satanista Marco Dominici che, profetizzando l’avvento di Satana, aveva raccolto intorno a sé numerosi seguaci.
Sembrerebbe che, all’interno del rudere, sia incisa la parola “kabala” per mano di un antico alchimista, che la utilizzava come formula magica. Ogni lettera è posizionata su una mattonella diversa. La leggenda vuole che chi sia in grado di trovare le lettere e ricomporre la parola possa esprimere qualunque desiderio. Altri racconti, invece, sostengono che bussando tre volte con il pugno chiuso sulla parete di pietra e sussurrano “voglio cambiare storia”, è possibile ribaltare le sorti della propria vita.
Oggi pochi conoscono la storia della Sedia del Diavolo, ormai perfettamente integrata nel contesto urbano, tra gli edifici della città.
Flavia De Michetti