Intervista con Nawal El Mandili, cittadina marocchina di nascita, la prima consigliera comunale aggiunta nella storia del municipio
di Giovanni Zucconi
Un po’ mamma, un po’ Martin Luther King. Una donna che parla dei suoi figli quando vuole farti capire come la pensa in tema di immigrati. Figli a cui insegna che, se desiderano un’integrazione non solo di facciata, devono innanzitutto conquistarsi la fiducia degli Italiani, comportandosi correttamente e amando la Patria che li ospita. Una donna mussulmana che ama profondamente Papa Francesco. Stiamo parlando di Nawal El Mandili, Marocchina di nascita, la prima Consigliera Comunale aggiunta della storia di Cerveteri, nominata in rappresentanza della Consulta dei Cittadini Migranti, di cui è anche Presidente. Mandili è un personaggio con le idee chiare, e che propone ricette semplici e facilmente attuabili per risolvere il problema dell’integrazione degli immigrati. Ce le faremo raccontare direttamente con sue parole, in questa intervista dove è stata accompagnata da un altro membro della Consulta, la signora Dalila Sahnoune.
Signora Mandili, il panorama dell’immigrazione a Cerveteri è estremamente vario. Ci sono stranieri provenienti da quasi ogni parte del mondo, e ognuno di essi ha uno suo specifico problema. Un Rumeno non ha gli stessi problemi di un Nigeriano o di un Indiano, per fare un esempio. Come pensa di rappresentare in modo equo ed efficace tutte queste istanze così diverse?
“Quando sei madre, ti possono capitare figli molto diversi tra di loro. Puoi avere un figlio avvocato, musicista, delinquente o sacerdote… Il mio è un compito simile a quello di una madre. Devi tenere conto di tutti. Se veramente ci credi nella causa, come ci credo io, allora è possibile tenere conto di tutte le diversità, e fare emergere quello che c’è di bello in ognuna di queste. Io ho naturalmente sempre paura di non essere all’altezza di questo compito, ma se mi fermo davanti a queste difficoltà, e nessuno ci provasse, allora tutti i problemi di integrazione rimarrebbero irrisolti.”
Lei si sente più Marocchina o più Cerveterana?
“Io mi sento Cerveterana. Io sono Cerveterana. Il mio paese, il Marocco, lo vedo ormai solo in televisione, quasi solo per curiosità. Io vivo qui. I miei problemi sono qui. Se si possono abbassare le bollette, io sono più contenta se si abbassano a Cerveteri, piuttosto che in Marocco. Ma questo è normale. E vale per tutti gli immigrati. Noi i problemi li abbiamo qui. I bambini li mandiamo nelle scuole di Cerveteri. Noi viviamo come gli italiani. Il mio vicino di casa è italiano, e ha gli stessi problemi che ho io. Non è che lui è Italiano e io sono Marocchina. Nella vita di tutti i giorni siamo tutti e due cittadini italiani.”
Lei siederà d’ora in poi nel Consiglio Comunale di Cerveteri. Quale è il suo rapporto con la Politica?
“Non ho nessun rapporto con la Politica. La Consulta non è un organo politico. Le giuro che io non sapevo neanche di quale area fosse il Sindaco Pascucci. Ho dovuto chiedere a mio figlio: “Ma Pascucci è di destra o di sinistra?”
E’ sbagliata la mia impressione che per gli immigrati il problema principale sia quello dell’integrazione e non quello dei diritti?
Risponde la signora Sahnoune. “Purtroppo anche di diritti. Partiamo dal presupposto che siamo tutti lavoratori e andiamo a lavorare. Paghiamo le tasse, e paghiamo le bollette come un qualsiasi altro lavoratore italiano. Ma non abbiamo di sicuro gli stessi diritti. Ci mancano tante cose che vorremmo fare, e che invece non ci sono permesse.”
Ci può fare un esempio?
“Io sono nata qui in Italia. A 18 anni avevo desiderato tanto entrare nell’esercito italiano. Ma non sono potuta entrare perché non avevo la cittadinanza. Io avevo una grande voglia di entrare. Io mi sento profondamente italiana e amo l’Italia. Questa cosa mi ha fatto soffrire molto.”
Nessuna di voi due ha la cittadinanza italiana?
“No. Ancora no. Mio figlio, tra pochi mesi, avrà 18 anni, e prenderà la cittadinanza italiana. E’ orgogliosissimo di diventare italiano. Per mio figlio guai dire che non è italiano. Per lui il Marocco è solo una vacanza. Ed è così per tutti i ragazzi, a parte per qualche episodio di bullismo. Questa generazione di Italiani sta già crescendo con il Marocchino, con il Romeno, con il diverso. Quelli più grandi di età sono più chiusi, ma per i giovani è diverso. Quando vedi i ragazzi su un campo di calcio, questi non parlano di squadre marocchine o rumene, ma si danno del Laziale e del Romanista, ecc.”
Quali sono i suoi progetti per favorire l’integrazione a Cerveteri?
“Noi vogliamo fare tante iniziative per socializzare. Organizzeremo degli eventi di natura etnica, per farci conoscere meglio. Possiamo fare delle festicciole, coinvolgendo più gente possibile. Noi piano piano dobbiamo fare vedere che siamo brava gente.”
Tutto questo favorirà l’integrazione?
“Si ma naturalmente non basta. Abbiamo ancora molto da lavorare, e ci vorrà ancora molto tempo. Il primo passo l’hanno già fatto gli Italiani. Sono loro che hanno voluto fare la Consulta a Cerveteri. Sono loro che hanno detto che anche lo straniero ha il diritto di manifestare per denunciare i suoi disagi e reclamare i propri diritti. I stranieri pagano le tasse, ed è giusto che abbiano questo. Ma questo è solo il primo passo. Adesso noi dobbiamo fare del tutto per non deludere questa gente che ha creduto in noi. Io questo l’ho detto anche nel Consiglio comunale. Noi dobbiamo essere il buon esempio, e dimostrare che siamo brave persone, degne di essere Italiani. Servirà del tempo, ma lo dimostreremo. Anche in silenzio, ma lo dimostreremo.”
Se potesse chiedere qualcosa al Comune e alla popolazione, che cosa chiederebbe per accelerare questo processo di integrazione?
“Io al Comune posso solo chiedere pazienza. Perché noi stiamo camminando piano piano. Alla popolazione di Cerveteri posso solo chiedere di avere fiducia in noi. I vostri problemi sono anche i nostri problemi. La crisi sta in tutto il mondo, non è lo straniero che ti porta la crisi.”
Il suo è un messaggio pacifico e conciliante
“Non sta bene chiedere le cose con la forza. Quando mio figlio mi chiede le cose con la forza, quando batte i pugni per aver qualcosa, io non gli do quella cosa. Quando la chiede con educazione, forse la cosa arriva.”
Invece cosa chiederebbe a tutti gli immigrati di Cerveteri?
“Io chiedo anche allo straniero una cosa. Ogni immigrato deve essere un degno ambasciatore del suo Paese di provenienza e della sua religione. Deve rappresentare sempre decorosamente le cose belle del suo luogo d’origine. Deve portare sempre il buon esempio. Noi siamo ospiti. Bene o male questa gente ci ha accolti, e dobbiamo dimostrare gratitudine per questo. Dovremmo provare a fare qualcosa per loro. Bastano anche piccole cose: aiutare una signora anziana ad attraversare la strada per esempio. O un sorriso.”