Un mio professore all’università disse che le persone con disagi psicologici e problemi psichiatrici peggiorano durante le feste di Natale e durante l’estate. Purtroppo è vero.
Il Natale viene considerato la festa della famiglia per eccellenza, dove la nascita di un piccolo bambino porta amore e felicità. La pubblicità e i film di Natale, inoltre, ricalcano ed estremizzano questo concetto di famiglia felice rappresentando la festa di Natale come l’incontro della famiglia allargata dove tutto è bello e dove tutti sono felici. Ciò ha prodotto un’immagine idealizzata del Natale. La realtà, però, può essere molto diversa e può portare a delusioni. Molti sono i racconti delle persone che dicono che le riunioni di famiglia, in occasione alle festività, si trasformano in un momento in cui si accendono o si riaccendono le vecchie dinamiche famigliari, fino ad arrivare, in alcuni casi, a veri e propri litigi, gli stessi litigi che si verificano anche negli altri giorni dell’anno.
Le stesse persone raccontano che in quelle occasioni respirano un senso di falsità poiché si sentono quasi “costretti” a sedere vicino e per un tempo indeterminato a persone che vedono poco oppure a persone con cui hanno degli screzi, facendo finta che vada tutto bene. Negli ultimi periodi si parla di “sopravvissuti al Natale” ossia di quelle persone che esprimono il disagio vissuto durante le riunioni di famiglia e che, poi, chiedono aiuto allo psicoterapeuta. Molte sono le motivazioni che portano alla delusione del Natale.
Ne elenco alcune:
1) l’immagine idealizzata del Natale e delle riunioni famigliari natalizie;
2) le cene e i pranzi di natalizi portano ad una sorta di intimità tra persone che durante l’anno non si vedono e che, associata anche ad un maggiore uso di alcol, può creare una mancanza di confini ed un riaccendersi dei vecchi conflitti famigliari.
3) il cambiamento dell’assetto famigliare: ai cenoni o ai pranzi possono essere inserite persone nuove (partner dei figli nonché i figli dei figli) oppure possono mancare alcuni elementi a causa di separazioni o morti oppure per trasferimenti in altre località. Ciò può portare alla modifica dell’immagine della famiglia originaria, al cambiamento di abitudini, alla conoscenza di abitudini nuove portate dai nuovi nuclei famigliari. Alle volte queste novità possono essere accolte alle volte ostacolate.
4) Lo scambio dei regali. Il regalo è un simbolo e porta il messaggio “ti ho pensato”. Il significato, in realtà, del regalo può essere diverso da chi lo fa e da chi lo riceve: per esempio, se il marito regala il fornetto alla moglie, l’intento del regalo potrebbe essere “così rimani più tempo con me” mentre la moglie potrebbe interpretarlo “per te sono solo la casalinga e la cuoca”. Importante ruolo hanno i bambini che spesso chiedono, nella famosa letterina per Babbo Natale, molti regali e alle volte molto costosi; proprio a loro è importante far passare il messaggio che il regalo è un simbolo.
5) la singletudine: i vecchi single possono “soffrire” il Natale perché non riescono a farsi i rifarsi una famiglia (e spesso immaginano la famiglia ideale), i nuovi single, perché l’hanno appena persa.
Cosa fare?
1) PENSARE che l’immagine che abbiamo del Natale è un’immagine idealizzata.
2) PENSARE che il Natale non risolve le dinamiche famigliari (che spesso sono vecchie e stantie).
3) SAPERE che si può scegliere se partecipare o no alle riunioni di famiglia.
4) PREPARARE una via di fuga nel momento in cui si sente che la tensione sta per aumentare.
5) PORSI un limite di tempo.
Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta Psicologa Giuridico-Forense
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