A cura del Dottor Riccardo Coco
Nel precedente articolo ho messo in risalto gli aspetti di personalità disfunzionali del Narcisista: l’arroganza, la prepotenza, la convinzione che tutto gli sia dovuto per “diritto di nascita”; l’aspettarsi trattamenti speciali da parte degli altri a priori, la poca empatia, etc.
Spesso il partner che si lega a lui/lei avvalla questi comportamenti perché, come ho messo in risalto nel precedente articolo, ha una personalità complementare di tipo auto-lesionista con una storia pregressa di abusi e maltrattamenti psicologici ed ha introiettato questo tipo di esperienze relazionali, così che con il narcisista può riproporre lo schema relazionale interno (in maniera patologica ovviamente).
Così descritto il narcisista, nella sua arroganza aggressiva, sembra inscalfibile, onnipotente ed al di sopra di tutto. Eppure egli soffre ed è soggetto a depressione e disturbi d’ansia e sono proprio questi 2 disturbi a portarlo in psicoterapia più che il suo disturbo di personalità, di cui non si rende molto conto (sono gli altri a soffrire per i suoi comportamenti infatti non lui) e per il quale solo raramente chiede aiuto.
In psicoterapia apprenderà, se riuscirà a sostenere la posizione “scomoda” per lui/lei di paziente, che le sue modalità di fare sono:
1) o delle difese ad un senso di vuoto e svalutazione interiore;
2) o un peso da dover mantenere.
Mi spiego meglio: ci sono 2 tipi di narcisisti con 2 tipi di storie molto diverse tra loro. Il bambino cresciuto come fosse “Sua maestà”, adorato incondizionatamente per tutta l’infanzia, ed il bambino svalutato, trascurato, con cui i genitori non empatizzavano nei suoi bisogni infantili di essere riconosciuto come fonte del loro amore, capace di dare loro gioia di vivere.
Entrambe queste storie possono predisporre al disturbo narcisistico di personalità, ma il senso difensivo dei tratti di personalità avrà un diverso significato ed una diversa funzione in base alle 2 diverse esperienze intrafamiliari.
A) Nel caso del bambino “non visto” nei suoi bisogni di essere rispecchiato come valido e capace c’è un senso di sé svalutato e bassissima autostima e perciò il “vestito” onnipotente ed arrogante gli serve per mantenere un senso di autostima (stessa funzione svolge l’attitudine di svalutare gli altri: disprezzando gli altri il proprio Ego automaticamente si eleva poiché ci si può sentire che “si è più di loro”). Egli è come una Ferrari testa rossa con i vetri oscurati e niente tappezzeria dentro: fuori bellissima e tutti guardandola pensano “OOH”, ma dentro vuota. Inoltre egli si sforzerà con tutto se stesso di non aprire mai gli sportelli per far vedere dentro perché si sente proprio così “vuoto, senza interni”. In realtà li ha ed in psicoterapia con fatica imparerà a riconoscerli e a dargli un valore, ma lui sente di non averli e quelli che vede sono difettosi e da non mostrare, perché se ne vergogna. Però fa rombare il motore della Ferrari e passa per la città per dirsi che lui esiste e per ricevere gli “OOH” al suo passaggio, che per lui sono necessari per non deprimersi e sentirsi svuotato e senza valore.
B) Il bambino cresciuto come “Sua maestà” invece deve portare il peso e la fatica di non cadere mai dal piedistallo su cui è stato messo: l’adorazione incondizionata dell’infanzia infatti era accompagnato da profonda delusione e da disprezzo se lui non si mostrava sempre perfetto ed impeccabile.
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