“Muta il clima, scarseggia l’acqua”

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Il viceministro allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti. Roma 19 novembre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

Intervista esclusiva Ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno, Claudio de Vincenti, intervenuto a Cerveteri in occasione della mostra a palazzo Ruspoli 
di Felicia Caggianelli

Da sempre i romani hanno avuto una passione per le acque pubbliche.  I Papi la portavano con sé durante gli spostamenti e questo fece sì che l’acqua di Roma si aggiudicasse l’appellativo di acqua dei Papi. A Cerveteri in occasione della mostra fotografica di Angelo Saraceni, dedicata alle meraviglie della città eterna: ‘Roma e l’acqua’,  abbiamo incontrato il Ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno Claudio de Vincenti testimonial dell’evento. Con De Vincenti oltre a ripercorrere la storia della Capitale attraverso gli scatti fotografici abbiamo toccato una delle tematiche più che mai attuale che sta investendo l’intera Italia ovvero l’emergenza idrica. È stata l’occasione per rivivere attraverso un  lungo percorso  stili e periodi storici diversi, per far rivivere attraverso le più grandi e rinomate fontane della Capitale e dai piccoli e nascosti “gioielli” cittadini, una Roma che oramai non c’è più o che forse nella vita frenetica di oggi sfugge e diventa invisibile. Una Roma che anela all’acqua.

Questa mostra racconta una bella storia, si risale alle origini di Roma, secondo lei è possibile blindare anche così le radici di un popolo?

“Sicuramente sì. La cultura dell’acqua ha sempre caratterizzato Roma. Basti pensare agli acquedotti degli antichi romani che ancora vediamo e che costituiscono una caratteristica straordinaria del paesaggio strettamente legato anche alla genialità di chi li ha realizzati. Sono dei veri capolavori d’ingegneria che riuscivano a portare l’acqua dai monti intorno a Roma e dalla zona dell’Abruzzo fino al centro della Capitale. Non ha caso la rete idrica è stata uno dei punti di sviluppo della città sin dai tempi più antichi. È bello che ci sia rimasta questa cultura dell’acqua anche nella vita quotidiana fino ad oggi basti pensare alle fontanelle romane, i famosi nasoni, il piacere di avere quest’acqua sempre fresca nelle piazze romane anche nei giorni più assolati rincuora. È una caratteristica della città e credo che ci sia un aspetto importante da tener presente. Per un verso portare l’acqua in una grande città come Roma è una operazione di ingegneria e capacità produttiva che richiede che si sappia fare  impresa, e qui c’è una grande società L’Acea che sicuramente è una società che ha coltivato questa capacità di fare industria e tecnologia,  e dall’altra troviamo una impresa che opera dentro una regolamentazione pubblica che mette l’acqua a disposizione di tutti i cittadini”.

Questa mostra fa il suo ingresso in un periodo delicato per l’Italia stretta nella morsa della carenza idrica e con una stagione estiva che certo non sta facendo sconti a nessuno con le alte temperature. Cosa pensa di questa situazione?

“Abbiamo avuto due anni di scarse precipitazioni che hanno determinato questa riduzione della capacità degli invasi e delle riserve di acqua. In particolare l’inverno 2015 e 2016 sono stati inverni con scarse piogge le cui conseguenze oggi iniziano a sentirsi. Naturalmente il tema è più generale e ci sono diversi meccanismi che minano la situazione e varie accortezze che possono renderla meno gravosa. Per esempio non sprecare l’acqua quindi curare bene le reti affinché non ci siano perdite, curare bene gli invasi e le riserve d’acqua quali fonti e soprattutto autodisciplinarci  noi stessi nell’uso corretto di questo bene prezioso. Dall’altro c’è il tema più grande del cambiamento climatico fermo restando che le conseguenze non si misurano  su un lasso di tempo di due anni bensì su un arco di tempo più lungo. Uno degli strumenti messi in atto per questa delicata questione è l’accordo di Parigi che definisce un piano d’azione globale, inteso a rimettere il mondo sulla buona strada per evitare cambiamenti climatici pericolosi limitando il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC.  Nel marzo 2015 è stata la prima tra le maggiori economie a indicare il proprio contributo previsto al nuovo accordo. Inoltre, sta già adottando misure per attuare il suo obiettivo di ridurre le emissioni almeno del 40% entro il 2030. Anche l’Europa è impegnata in prima linea nell’attuazione  del trattato, dispiace che gli Stati Uniti abbiano scelto un’altra impostazione. Peccato perché la precedente amministrazione americana aveva dato un segnale importante di sostegno all’accordo di Parigi. Mi sembra che la grande maggioranza dei paesi del mondo è intenzionata ad andare avanti sull’accordo di Parigi che è fondamentale per contenere e magari rovesciare il cambiamento climatico”.

Lei ha scritto molti libri nei quali ha toccato temi delicati quali la sanità, l’economia Italiana, il welfare. L’Italia riuscirà a decollare economicamente?

“Segnali di ripresa dal 2014 ormai ci sono. Nel 2015 abbiamo di nuovo visto il segno più davanti al PIL così come lo abbiamo visto nel 2016 e anche adesso. Le stime più recenti degli istituti internazionali sono al rialzo; certo si tratta di un rito di cresciuta ancora insufficiente rispetto alle potenzialità del nostro paese. L’Italia è la seconda economia industriale d’Europa ed  ha una capacità d’innovazione straordinaria quindi può fare sicuramente di più. È in corso un irrobustimento dell’economia Italiana perché veniamo da un decennio in cui c’era stato un indebolimento strutturale. Da tre anni stiamo curando un irrobustimento strutturale i primi segnali si vedono; non bastano ma ci sono e si stanno anche consolidando per esempio nella nostra capacità di esportazione e di presenza sui mercati internazionali. Questa è la linea da seguire , stiamo insistendo su questa impostazione che consente all’Italia di ripartire. Le cose non sono mai semplici, bisogna rimboccarsi le maniche e continuare con determinazione e costanza”.

Abbiamo parlato di mercati esteri. Gli Italiani stanno guardando con occhi titubanti uno degli accordi che sta minando  il made in Italy ovvero il Ceta il trattato delle merci con il Canada. Lei da economista cosa ne pensa?

Non credo sia un pericolo. Ricordiamoci che la fortuna dell’Italia negli anni della grande crescita italiana, tra gli anni 50 e 60 del secolo scorso, è stata proprio la capacità di essere un grande paese trasformatore che importa materie prime ed esporta prodotti finiti di qualità. Il Ceta è un accordo nel quale l’Italia può avere molte carte da giocare sia dal lato industriale sia da quello delle esportazioni dell’agroalimentare , quindi io guardo con fiducia a questo accorso e alla capacità del nostro paese di essere alla frontiera della competitività internazionale”.

Tornando al tema idrico c’è da sottolineare che la scarsità delle piogge primaverili negli ultimi tempi sta consegnando buona parte d’Italia a una stagione estiva a rischio restrizioni idriche. Anche il Presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti è sceso in campo dichiarando:  “Ho firmato lo stato di calamità relativamente all’emergenza idrica per chiedere un intervento del governo per riconoscere lo stato di emergenza ed essere vicino a i cittadini, agli allevatori e agli agricoltori. Faremo anche in questo la nostra parte ma è evidente che non è solo la siccità a creare disagio ai cittadini”.  E tra non pochi dissensi a giugno si sono chiusi i rubinetti di alcuni nasoni, le storiche fontanelle di Roma . La siccità, specificano dal ministero dell’Ambiente, riguarda in Italia i bacini idrografici padano e delle Alpi orientali, nonché il lago di Bracciano nel Lazio e la Sardegna. La situazione, spiega una nota, viene monitorata costantemente dagli osservatori distrettuali permanenti. Nell’Italia centrale, si legge inoltre che la situazione più delicata è certamente quella che coinvolge la città di Roma ed i comuni limitrofi, collegata, in particolare, con la condizione del lago di Bracciano, il cui livello, a fine maggio, era di +5 cm sullo zero idrometrico.  Secondo la Coldiretti le anomalie climatiche della prima parte del 2017 hanno già provocato alle coltivazioni e agli allevamenti danni per quasi un miliardo di euro.  Al vaglio dei tecnici di Acea per arginare la carenza idrica soni il passaggio dal flusso continuo a quello regolato e la chiusura dei nasoni. L’acqua da sempre è fonte primaria di vita, ma è anche una risorsa sempre più scarsa. Nel rapporto di Legambiente si legge che ad oggi 1,5 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile e ogni venti secondi nel mondo un bambino continua a morire di sete. Alla luce di questi dati si intravede un futuro che  nella «migliore» delle ipotesi  vede questa situazione rimanere invariata; mentre nella peggiore  l’acqua potrà trasformarsi in guerra per il suo approvvigionamento.  L’acqua non è una merce, ma una risorsa fondamentale per la vita ma c’è chi invece le aziende multinazionali rivendicano presso la Commissione Europea privatizzazioni e finanziamenti a loro favore per la gestione delle risorse idriche. Così l’Europa si propone di diventare il mercato più competitivo del mondo per la «mercificazione» dell’acqua sollecitando anche la liberalizzazione dei servizi idrici nei Paesi del Sud. Anche noi contribuiamo alla mercificazione dell’acqua. La compriamo in bottiglia per usi alimentari, mentre usiamo spesso l’acqua pubblica in modo scorretto e indiscriminato, utilizzandola prevalentemente per i servizi igienici. L’acqua è un bene da proteggere e conservare anche con piccoli gesti quotidiani L’acqua è preziosa e non va sprecata ma soprattutto l’acqua non è una merce. L’acqua è vita, e l’accesso all’acqua riguarda il diritto umano alla vita.