Muretti a secco patrimonio dell’umanità Unesco

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Nel 2018 l’UNESCO, United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura), ha iscritto nella lista degli elementi immateriali dichiarati “Patrimonio della umanità” e quindi da tutelare e valorizzare, “L’arte dei muretti a secco” o arte del “Dry stone walling”.

di Pamela Stracci ©

Naturalmente non parliamo del muretto in sé, come bene materiale, ma di tutte quelle “conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra, ammassando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, terra secca”, spiega l’Unesco nella motivazione del provvedimento. La realizzazione dei muretti a secco la troviamo anche nelle campagne della nostra bella Italia, spesso a delimitare i confini agricoli tra fondi attigui o tra strade ma anche per delineare i limiti di vecchi tracciati ferroviari oppure per sorreggere e rinforzare i terrazzamenti necessari per permettere la coltivazione anche in zone particolarmente scoscese.

Questa tecnica, questa arte, è uno dei primi esempi di manifattura umana dove “Le strutture a secco sono sempre fatte in perfetta armonia con l’ambiente e la tecnica esemplifica una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura. La pratica viene trasmessa principalmente attraverso l’applicazione pratica adattata alle particolari condizioni di ogni luogo” in cui viene utilizzata, spiega ancora l’Unesco. I muri a secco, sottolinea l’organizzazione, “svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l’erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l’agricoltura”.

I paesi europei che hanno presentato la candidatura per questo elemento sono stati oltre l’Italia, la Croazia, la Francia, Cipro, la Grecia, la Slovenia, la Spagna e la Svizzera.