dal nostro inviato Giovanni Zucconi
Oggi a Roma, nella sede della UIL, si è svolto un interessantissimo convegno, organizzato della Segreteria Regionale UILCA di Roma e del Lazio, dal titolo “Moneta e occupazione”. La UILCA è il sindacato dei lavoratori delle imprese operanti nel settore bancario assicurativo ed esattoriale.
Per capire meglio il tema del convegno citiamo anche il sottotitolo: “Perché la leva monetaria e l’attività bancaria e finanziaria non sono (più) in grado di generare sviluppo e redistribuire il reddito?”.
Il tema era solo apparentemente tecnico, perché alla fine si è parlato del lavoro da creare per i giovani, e delle soluzioni ai problemi, presenti e futuri, che il combinato dell’economia globale e dell’attuale rigidità dell’Unione Europea ci sta offrendo ogni anno con maggiore asprezza.
Si è parlato naturalmente di banche e di euro. Di sovranità monetaria e fiscale. Impossibile riassumere tutti gli interessanti interventi dei numerosi ospiti, ma un paio di concetti mi sono sembrati più significativi di altri. Innanzitutto che i nostri problemi non si risolvono uscendo dall’Euro o dall’Unione Europea. Ma ambedue hanno bisogno di una profonda revisione che tenga conto della situazione di fatto che si è venuta a creare negli anni in Europa, dove non tutti i Paesi riescono a sostenere lo stesso passo. Altro tema fondamentale trattato nel convegno, è stato quello di come creare nuovi posti di lavoro. Una possibile risposta a questa necessità, è stata individuata nel programmare, da parte dell’Italia, dei cospicui investimenti tecnologici. In particolare in tecnologie e piattaforme, tutte italiane, per il commercio elettronico e per i pagamento online. L’idea è che non ci dobbiamo rassegnare a utilizzare solo Amazon o PayPal, ma che è necessario investire in infrastrutture e servizi che saranno il futuro certo e invasivo del commercio e degli scambi monetari. Il futuro è lì, hanno concordato i relatori. E quindi anche il lavoro dei nostri giovani è lì o passerà di lì, di qualunque cosa si vorranno occupare. “Non facciamo studiare i nostri giovani per un lavoro che non ci sarà…” è stato l’appello del professor Maurizio Pimpinella.