Il mistero degli animali conservati in bottiglia

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di Giovanni Zucconi

Ci sono sicuramente misteri più grandi e più importanti nella storia delle Scienze. Ma questo è particolarmente simpatico, avendo l’aspetto, tra l’altro, di uno scoiattolo che mangia due noci o di un pettirosso e di un fringuello attaccati ad un ramo. Si tratta della collezione del frate Padre Fourcault, ornitologo della Corte Ducale di Parma dal 1763 al 1775, custodita nel Museo di Storia Naturale di Parma. Avete presente i velieri in bottiglia, che prima di scoprire il trucco ci domandavamo come poteva essere possibile che fossero stati infilati li dentro? Bene, in questo caso si tratta di animali imbalsamati, soprattutto uccelli, chiusi un una bottiglia di vetro la cui apertura è troppo piccola per permettere l’introduzione di quanto vi è contenuto. Si tratta di una delle più antiche collezioni di animali imbalsamati conservate in un museo italiano. Antica e praticamente intatta dopo 240 anni. Padre Fourcault conosceva tecniche molto sofisticate di conservazione. I suoi uccelli sono, dopo più di due secoli, ancora perfetti, come se fossero stati appena introdotti nella bottiglia. Ma non è solo la sua abilità di imbalsamatore che ci lascia interdetti, ma il mistero di come sia riuscito a introdurre, da quel’apertura così stretta, gli animali e gli uccelli che oggi ci appaiono in pose estremamente naturali. Gli animali sono conservati in 14 campane di vetro, che hanno un unico foro superiore della dimensione che va da 15 a 30 mm, chiuso da un tappo di sughero o di vetro. La domanda è: come ha fatto ad introdurli attraverso quel piccolo foro? Il frate non ha lasciato nessuna documentazione scritta, e quindi il suo segreto si è perso per sempre. Ci ha però lasciato scritto che questa tecnica l’ha perfezionata solo dopo moltissimi anni, e solo dopo molte prove eseguite con grande pazienza. Sui vasi non si evidenziano particolari segni di lavorazione, e gli animali sembrano essere stati introdotti quasi per magia. Per anticipare possibili dubbi su come siano stati fatti entrare, nel becco di una ghiandaia, il frate ha posto un cartiglio con la scritta: “Confermo che il padre Fourcault mi ha fatto entrare in questo vaso passando dalla sua apertura 1774”. Un piccolo mistero. Un’altra tecnica andata perduta per sempre.