L’esperto Benedetto Zapicchi ci rivela come alcuni indizi confermerebbero che Buonarroti nel corso dei suoi viaggi tra Palo e Civitavecchia avrebbe preso spunto da Tarquinia per dipingere una scena della Cappella Sistinadi Giovanni Zucconi
Difficile trovare un paese in Italia dove Garibaldi non abbia dormito almeno una notte. Il nostro Paese è pieno di targhe che testimoniano, in modo più o meno verificabile, i meritati riposi dell’Eroe dei due Mondi. Più difficile è trovare testimonianze della presenza di altri personaggi importanti del nostro passato, come per esempio Michelangelo Buonarroti. Oggi vi proporremo un’ipotesi molto suggestiva, anche se, naturalmente, non ha molte prove a supporto. Ma a noi è piaciuta tantissimo, e ve la vogliamo raccontare lo stesso, sfidando le giuste perplessità degli scettici. E’ un’ipotesi che ci è stata formulata da Benedetto Zapicchi, un nostro caro amico che, oltre ad essere nipote, figlio e fratello di storici e importanti assistenti di scavo della Soprintendenza, ha anche partecipato a scavi archeologici in mezzo mondo. Intanto ve la butto là, poi l’approfondiamo. Avete presente la famosa scena sulla volta della Cappella Sistina di Dio che tende il braccio ad Adamo fino a quasi toccare il suo dito? Bene. Michelangelo, nel disegnarla, potrebbe essersi ispirato ad un dipinto di una tomba di Tarquinia. In particolare Michelangelo, nel dipingere la famosa scena, avrebbe avuto come modello il dipinto che lui avrebbe visto nella Tomba dei Demoni Azzurri di Tarquinia.
La trovate troppo fantasiosa come ipotesi? Può darsi. Di prove certe, naturalmente, neanche una. Ma prima di approfondirla meglio, proverò a mettervi qualche dubbio. Innanzitutto vi ricordo che a Civitavecchia c’è il Forte Michelangelo, una fortezza che prende il nome dal progettista del maschio, cioè la torre principale della struttura difensiva. In verità non esiste una prova certa dell’intervento di Michelangelo Buonarroti nel progetto, ma è sicura la sua presenza, in quel periodo, sul nostro litorale, sia a Palo Laziale che a Civitavecchia. E Civitavecchia è a soli 23 Km da Tarquinia. Siamo tra il 1508 e il 1537, anno in cui la fortezza fu terminata. Ricordiamo che la volta della Cappella Sistina fu dipinta tra il 1508 e il 1512. Più o meno, come periodo ci siamo. Ma c’è un altro “indizio” più significavo che possiamo portare a favore della nostra ipotesi. In un archivio di Firenze, si costudisce un famoso disegno di Michelangelo che riproduce la testa di un dio barbuto, ricoperto da una pelle di lupo. Si tratta del dio Aita, che corrisponde a Ade, il dio degli Inferi. Questa raffigurazione, che fu uno studio per un affresco che non venne mai realizzato, sembra essere stata ripresa da un dipinto che possiamo trovare nella tomba dell’Orco II a Tarquinia. Questa interessante ipotesi non l’ha formulata Benedetto Zapicchi, ma Erwin Panofsky, un grande storico dell’arte tedesco che insegnava a Princeton, in una sua pubblicazione del 1964. Quindi esiste qualche indizio che Michelangelo abbia visitato le tombe dipinte di Tarquinia. E ci sono quindi tutti i margini per immaginare un Michelangelo Buonarroti che, in visita a Corneto, entra dentro la Tomba dei Demoni Azzurri, e che rimane a lungo a guardare quella figura che gli ricordava tanto il Dio della Bibbia. Muove un po’ la luce della candela per illuminare meglio il dipinto. Vede adesso la mano del demone protesa in avanti, verso una macchia rossa… Nella penombra fa uno schizzo su un foglio che aveva con se. Prende appunti. Appunti che poi riprende a Roma, il giorno in cui Papa Giulio II lo rimprovera per l’ennesima volta per il suo ritardo nel dipingere la Cappella Sistina. Guarda i disegni fatti all’interno della tomba ancora con il sangue al cervello per la rabbia di essere stato sgridato. Ma improvvisamente si calma. Ha un’intuizione che lo renderà ancora più immortale di quanto non lo sia già. Corre verso un cartone dove, velocemente, traccia uno schizzo. Una delle più famose immagini della Storia dell’Arte aveva appena preso forma. Solo fantasie? Può darsi. Ma ci piace immaginare che un pezzo del mirabile affresco della Cappella Sistina sia nato nella mente di Michelangelo proprio mentre osservava un dipinto di una tomba etrusca di Tarquinia. Ma adesso diamo voce a Benedetto Zapicchi che, davanti ad un caffè, circondati da disegni e fotografie, mi ha spiegato la sua ipotesi.
“Giovanni, conosci la Tomba dei Demoni Azzurri?”
No, Benedetto. So che si trova a Tarquinia, ma non l’ho mai vista.
“Si trova vicino alla Tomba dei Leopardi. Ci entrai per la prima volta tanti anni fa. Dovevano girare un documentario, e noi della Fondazione Lerici fummo richiamati da una campagna di scavi che stavamo svolgendo a Crotone, per poter spiegare e mostrare i nuovi scavi della Necropoli del Calvario.”
Perché me ne stai parlando?
“Perché quando vidi la figura del demone pensai subito a Michelangelo e alla Cappella Sistina. Pensai a quell’immagine di Dio che allunga il braccio fino a quasi toccare con il suo dito quello di Adamo. Guarda questo disegno. Non dà anche a te questa impressione? Guarda la sua mano destra. L’atteggiamento, il gesto, è lo stesso di quello riprodotto nella Cappella Sistina. E’ come se la mano andasse verso Adamo.”
Si. Ma Adamo non c’è
“Ti sbagli. Adamo è presente. Ed è proprio sotto la mano protesa del Demone.”
Ma dove? Spiegati meglio
“Quando entrai per la prima volta nella tomba, era perfettamente visibile una grande macchia rossastra sotto la mano. Adesso credo che sia svanita. Se la vidi io, l’avrà sicuramente vista anche Michelangelo, se davvero è entrato in questa tomba.”
E quella macchia rossa sarebbe Adamo?
“Certo. Adamo fu modellato da Dio nella creta. Quella macchia mi ha ricordato immediatamente la creta rossiccia. Ti ricordo che i colori per gli Etruschi indicavano il sesso: bianco per le donne e rosso per gli uomini. Pensa che nella Tomba dei Tori c’è rappresentato un gay, e questo è stato dipinto mescolando i due colori.”
Fammi capire. Tu dici che Michelangelo entrò nella Tomba dei Demoni Azzurri e rimase impressionato dalla figura del demone, che lui associò a quella del nostro Dio. E che fu soprattutto colpito da questa mano che quasi toccava qualcosa che gli fa ricordare una massa di creta rossiccia. E che nella sua mente questa creta diventa Adamo che è quasi toccato dalla mano di Dio?
“E’ proprio quello che mi sono immaginato vedendo per la prima volta i dipinti della Tomba dei Demoni Azzurri. Ho subito pensato alla Cappella Sistina e a Michelangelo Buonarroti. Io credo che abbia preso ispirazione da questa tomba per dipingere quella famosa immagine della Cappella Sistina.”
Ma tu sei sicuro che Michelangelo abbia visitato le tombe di Tarquinia?
“Si. E’ noto che il Buonarroti abbia visitato le tombe di Tarquinia e di Chiusi.”
Tu hai mai parlato con qualcuno di questa ipotesi?
“No. Ne sto parlando per la prima volta con te. Avevo scritto questi miei pensieri su degli appunti, che poi avevo dimenticato da qualche parte, e che ho ritrovato in questi giorni.”
Quello che vi ho esposto è naturalmente una teoria molto affascinante, ma assolutamente non dimostrabile. E’ una teoria fatta soprattutto di impressioni visive e rimandi concettuali. Ma credo che non sia completamente assurda. Aggiungo un ulteriore tassello a quanto detto fino ad adesso. Se cercate il significato del nome Adamo, che ha origine dalla parola ebraica “adam”, scoprirete che, non vi sto a descrivere tutti i passaggi, il significato del nome potrebbe essere “uomo fatto di terra rossa”. Questo significato non doveva essere sicuramente sconosciuto ad un uomo colto come Michelangelo. Detto questo, il passaggio da un demone che avvicina il suo dito ad una massa di creta rossa, ad un Dio che allunga il suo braccio verso Adamo, dovrebbe risultarvi meno fantasioso. Chiudiamo questo pezzo raccontandovi una curiosa coincidenza. A Benedetto Zapicchi, 7 mesi fa, è nato un nipote in Francia, al quale hanno messo il nome di Adam. Forse i suoi appunti su questa ipotesi non sono ricomparsi per caso…