Noto al grande pubblico come il Larinese di Romanzo Criminale, Massimiliano Franciosa ci racconta la rinascita della cultura e dello spettacolodi Felicia Caggianelli
Ci sono attori che sono fondamentali e preziosi per un film o una serie televisiva, pur non ricoprendo il ruolo di protagonisti principali. Artisti che incarnano alla perfezione la funzione di collante in una sceneggiatura e dei quali i registi non possono fare a meno. Tra questi spicca Massimiliano Franciosa, attore duttile e poliedrico, che da un quarto di secolo ricopre spiccati ruoli in tv ed al cinema. Con importanti partecipazioni alle commedie teatrali. E quando sei chiamato da registi come Pingitore, Ettore Scola, Alberto Sironi e Pietro Garinei significa che la stoffa e la qualità emergono palesemente. Diplomato alla Scuola di Teatro “La Scaletta”, Massimiliano Franciosa ha avuto una carriera velocissima, esordendo nel celebre Gianburrasca” di Pingitore. E poi tanto teatro, cinema e fiction di successo come Incantesimo, Carabinieri, Distretto di polizia, Rex e Romanzo criminale. Lo abbiamo incontrato al teatro Vittoria di Roma dove è il protagonista del giallo “Trappola per topi”, ovvero il capolavoro di Agatha Christie.
Cinema di successo, teatro impegnato, fiction dai grandi ascolti. Dovendo scegliere quale è il vero amore artistico di Massimiliano Franciosa?
“Questa è una domanda che spesso mi sono fatto da solo. Devo dire che andando avanti con il tempo, per non dire con l’età, mi sento sempre più a casa in teatro”.
Lei ha iniziato a recitare da giovane. Era questa la professione che voleva intraprendere o da bambino sognava altro?
“Io ho debuttato a 11 anni in teatro con Garinei e Giovannini, “In Bravo”, con Enrico Montesano, Fino ad allora non avevo mai pensato di fare l’attore, ma frequentando la palestra di danza di Enzo Paolo Turchi e avendo un fratello ballerino professionista e una sorella coreografa, pensavo di intraprendere lo stesso percorso. Ma venendo a contatto con grandi registi e grandi attori lentamente mi sono innamorato di questa professione”.
Ha partecipato, nel ruolo importante del larinese, nella seconda serie televisiva di Romanzo criminale. Per la sua esperienza come si spiega il grande successo di questa fiction che continua a registrare ottimi ascolti nelle repliche dopo sei anni?
“A mio modesto parere, grande merito va al regista Stefano Sollima che è riuscito a raccontare in maniera semplice, raffinata ed accurata una storia come quella trattata nella serie televisiva riuscendo a usare un linguaggio cinematografico, pur strizzando l’occhio a quello televisivo. Poi sono stati scelti attori, fino ad allora sconosciuti, ma giustissimi per il ruolo che gli è stato affidato e bravissimi. Grande merito va anche agli sceneggiatori che non sono mai caduti nel banale ma nel corso della storia sono sempre riusciti a tenere alto l’interesse e la curiosità della vicenda facendo affezionare lo spettatore ai personaggi anche se eroi non proprio buoni. Non dimentichiamoci che prima della serie televisiva è stata realizzata la versione cinematografica di Michele Placido, un grande successo, tratta da un romanzo di altrettanto successo di De Cataldo”.
Quando si pensa a personaggi significativi e di particolare rilievo, soprattutto nelle fiction poliziesche, viene alla mente spesso il nome di Massimiliano Franciosa. Come vive questo ruolo di attore che, da non protagonista, diventa sempre essenziale per la storia?
“Intanto grazie, lo prendo come un complimento. Generalmente quando vengo chiamato per un lavoro non penso ad un protagonista o ad un non protagonista, ma prima di tutto cerco di capire la validità del progetto per cui sono stato chiamato. Quindi tento di capire se sono giusto per quel ruolo in modo da poterlo interpretare onestamente e restituirlo in maniera sincera al pubblico. Quindi, quando mi accorgo che ho fatto un buon lavoro, mi sento apposto con la mia coscienza. Se dovessi dire la verità sono contento dei lavori che mi sono stati affidati, anche se mi piacerebbe interpretare un eroe buonoun personaggio positivo”.
In questo periodo è in scena con un capolavoro di Agatha Christie come Trappola per topi che sta ottenendo ottimi riscontri di pubblico e critica. A suo parere perché in Italia il teatro non riesce a tornare ai fasti di un tempo?
“Per affrontare un tema del genere avremmo bisogno di una giornata intera. Non so se raggiungeremo più i fasti di un tempo, ma certamente andando e frequentando il teatro vedo che è una realtà alquanto viva dal punto di vista culturale, vedo operazioni sempre più valide e interessanti, spettacoli importanti, imprenditori che cercano in qualche modo di investire personalmente nel teatro. Certo, la crisi che stiamo vivendo in questo momento non aiuta i numeri, ma a mio parere proprio nelle difficoltà economiche e sociali la cultura in generale e in particolare il teatro hanno il compito di impegnarsi in maniera aggressiva per risvegliare la coscienza civile. Certamente se ci fosse più attenzione e più impegno, soprattutto economico, da parte delle istituzioni, sicuramente potremmo raggiungere come ha detto lei I fasti di un tempo”.
Progetti futuri?
“Ho appena finito di girare una serie televisiva “Immaturi” per la regia di Rolando Ravello e il film “Beata ignoranza” di Massimilino Bruno. Da novembre sarò in teatro in tournee con “Nove” uno spettacolo scritto da Erba per la regia di Avogadro con Crisafio. Per la prima volta sto affrontando una nuova esperienza politica come Presidente dell’Istituzione per la Cultura al Comune di Genzano di Roma, ma di questo avremo tempo per parlarne”.