MASCHERINA, MAI USCIRE SENZA!

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TRA SOPPRESSIONE DELLA LIBERTÀ E INQUINAMENTO AMBIENTALE.

Da accessorio da portare con sè insieme alla lista della spesa, la mascherina conquista l’esterno divenendo il capo di punta dell’inverno. Mai uscire senza! Almeno nel Lazio dove Zingaretti sulla scia del vicino De Luca obbliga ad indossare la mascherina h24 nei luoghi all’aperto. “Se non per proteggere, a simboleggiare il senso di responsabilità del cittadino”. Così qualcuno percepirà meno ridicolo indossarla quando è solo. E ci sono altissime probabilità anche il resto d’Italia si troverà con il volto coperto.

Va ricordato intanto che essendo un presidio medico chirurgico non la si potrebbe imporre, in quanto violazione dell’art. 32 della Costituzione. Disobbedire al dpcm comporta una multa di oltre 400 euro, questa lo strumento per convincere anche i più irriverenti. Ma la salute non ha prezzo, o almeno non dovrebbe. L’obbligo è per TUTTI tranne peri bambini sotto i 6 anni e mentre si pratica attività motoria. Oltre a fare scorta di scarpe e tute da ginnastica è bene sapere che secondo l’OMS per attività fisica si intende “qualunque movimento determinato dal sistema muscolo-scheletrico che si traduce in un dispendio energetico superiore a quello delle condizioni di riposo”. Dunque sarebbe possibile non indossare il bavaglio all’aperto anche per chi lentamente si trascina per la via.

Una diretta conseguenza del nuovo dpcm è l’aumento di mascherine in circolazione: ma come si differenziano le mascherine? Curiosamente non sono considerate un rifiuto speciale, neanche medico ospedaliero nonostante potrebbero potenzialmente portare con sé un enorme carica virale. Quella che trattengono ogni qualvolta si incontra un altro individuo, che da asintomatico vive la città come noi. Almeno questa dovrebbe essere la sua funzione, se indottassimo quella costosa e quasi introvabile (la Ffp2). Invece se in volto abbiamo il comune modello chirurgico distribuito in ogni dove, allora lo strumento potrebbe contenere le nostre particelle salivari potenzialmente infettanti.

Intanto in strada, lungo i marciapiedi le mascherine hanno raggiunto le cicche di sigarette così come in spiaggia tanto da allertare gli ambientalisti che sottolineavano già nel mese di maggio la dannosa presenza in mare. Da settembre le sostenibili mascherine di stoffa in molti luoghi, per esempio a scuola, sono state allontanate – da utilizzare solo in mancanza delle chirurgiche – in barba alle sarte che in periodo di emergenza hanno cucito giorno e notte ininterrottamente per salvare il Paese. Anche i brand più diffusi non sono stati da meno immettendo sul mercato pezzi unici da collezione.

Se si decide di usare quelle monouso, è bene sapere dove e come si devono buttare per non creare un impatto ambientale terribile e/o un potenziale danno sanitario. Come spiegato dal Ministero della Sanità si gettano nell’indifferenziato in un sacchetto ben chiuso per evitare che gli operatori ecologici entrino in contatto con il rifiuto. E se ti trovi in strada è preferibile riportarsela a casa propria.

Il dispositivo di protezione individuale torna dunque alla ribalta: chirurgica, Ffp2 o di stoffa, quale mascherina usare? La mascherina chirurgica costa 50 centesimi, ed è quella consigliata dalle autorità, guarda caso prodotte da Elkann, l’erede Agnelli, che ne fornisce 27 milioni al giorno di cui 11 solo alle scuole, a spese dei contribuenti; più pesanti, più costose (4 euro) e più protettive sono le mascherine Ffp2 con il 92% di filtraggio. Infine, le mascherine di stoffa, quelle cosiddette di ‘comunità’ o fai da te: sono lavabili e non essendo usa e getta sono sicuramente preferibili per l’ambiente, ma non le preferite dal governo che in nome della pandemia hanno dimenticato 2 anni di dura educazione ambientale resuscitando l’usa e getta: dalle mascherine, alle stoviglie, alle inquinanti bottiglie di plastica. Un brusco ritorno al passato che allontana l’Italia dall’Agenda 2030. Ma questa è un altra storia, abbiamo visto come in nome dell’emergenza si dimentica persino la Costituzione.