MARE SEMPRE PIÙ SPORCO, SPIAGGIA SENZA SERVIZI E BAGNANTI TARTASSATI

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IL FANTASTICO MONDO DELLO SCERIFFO DI NOTTINGHAM.

di Miriam Alborghetti

Così fan tutte. Una dopo l’altra, le località costiere hanno messo una tassa “indiretta” sui bagnanti. Ancora non è stato imposto un balzello per l’ingresso alla spiaggia libera, ma ci manca poco. In sostanza se vuoi farti un bagnetto o una passeggiatina al mare, devi prima pagare il parcheggio: quello stesso parcheggio che fino a ieri era gratuito e di cui i tuoi genitori e i tuoi nonni hanno usufruito liberamente e gratuitamente, d’improvviso, dalla sera alla mattina, diventa una “concessione” a pagamento. Se non ti sta bene, ombrellone in spalla, bambino in braccio, l’altro per mano, asciugamani, acqua, creme solari, secchiello e palette te li leghi al collo e vai a pedagna. E sottolineo a pedagna, perché di un servizio di trasporto pubblico decente non se ne parla. Però se hai 30/40 mila euro per acquistare un’auto elettrica allora non paghi: per i fighetti pseudo green il parcheggio è gratuito.

E perché tutto questo?
Quale sarebbe la ragione che rende tollerabile questa “spremitura” dei bagnanti, questa erosione di diritti?
Semplice: lo fanno tutte le città. E questa giustificazione la senti risuonare di bocca in bocca, non solo da parte degli interessati che intascano fiumi di denaro con questa infame porcata degna del Principe Giovanni e del suo tirapiedi lo sceriffo di Nottingham, ma persino da parte delle stesse vittime che invece di ribellarsi, si lagnano, affermando “Io non sono contrario ai parcheggi a pagamento in sé, li hanno tutti, ma…”. E giù a elemosinare compromessi a ribasso, come se una rapina, solo perché modica (che vuoi che siano pochi spicci!) e commessa da tutti, diventasse automaticamente una cosa giusta o quanto meno tollerabile. Fatto è che alla fine la tassa per andare al mare è arrivata pure a Cerveteri, dove da questa estate tocca pagare il “pizzo” per la sosta dell’auto sul solito sterrato fatiscente non custodito e non ombreggiato, per poter accedere a ciò che resta degli stabilimenti e ad una grande spiaggia libera totalmente priva di servizi essenziali – eccetto una piccola porzione riservata ai diversamente abili -, difficilmente raggiungibile con i mezzi pubblici dalle varie frazioni, bagnata da un mare letteralmente merdoso alla foce del fosso Zambra, come certificato da Goletta Verde Legambiente che l’ha definito “fortemente inquinato” da batteri fecali, in una situazione peggiore di quella dello scorso anno.

Insomma, non è Porto Cervo e neppure Forte dei Marmi, non è una spiaggia per privilegiati ma una spiaggia per il popolo su cui si riversano decine di migliaia di persone, tra residenti e romani e villeggianti pendolari, che in larga parte non hanno i mezzi per sostenere i costi di uno stabilimento o di una vacanza in lidi più altolocati. Una valvola di sfogo che garantisce il diritto di andare al mare a chiunque. Almeno così è stato fino al 15 luglio 2023.

Inevitabilmente è scoppiata la bufera delle proteste, la maggior parte delle quali sono connotate dalla già citata premessa “io non sono contrario ai parcheggi a pagamento in sé, li hanno tutti, purchè…”, che ricorda tanto l’excusatio non petita dei tempi del Grande Circo Covid utilizzata dai presunti critici della gestione pandemica: “io non sono no vax, ma…”. Indubbiamente di “ma” ce ne sono molti. Indubbiamente a Campo di Mare è stata commessa una porcata all’ennesima potenza dal momento che i proventi dei parcheggi non vanno al Comune, bensì sono intascati da privati che si sono aggiudicati l’appalto in cambio di un’arena con duemila posti per almeno 5 spettacoli gratuiti, operativa dal 3 al 20 agosto.

Un dubbio sorge spontaneo: questa trovata “inclusiva” e “resiliente” di far pagare pegno al popolo per una sosta auto su uno sterrato, che siano poveri o ricchi, che siano giovani o anziani, non è che per caso abbia come vero fine quello di mantenere in piedi il carrozzone clientelare del “business” eventi estivi messo su dall’ex sindaco, denominato “sindaco ombra”, Alessio Pascucci?

Indubbiamente a Cerveteri siamo in un teatro dell’assurdo dal momento che la sosta dell’auto sul lungomare è rimasta gratuita fino a quando l’area è stata di proprietà privata. Nel momento in cui questa stessa area è stata acquisita a suolo pubblico, immediatamente è stata affidata ad una associazione privata e preteso l’obolo per parcheggiare. Indubbiamente nei primi due weekend in cui sono state aperte le danze di questa novella forma di predazione legalizzata ai danni della povera gente, sembrano esserci state alcune irregolarità, tra cui la mancanza di segnaletica, di estintori, di installi per i disabili, le tariffe non sono state esposte, i gazebi sono volati via etc, le vie di fuga per l’autoambulanza occupate. Ed è soprattutto su queste presunte irregolarità che si sono innescate le proteste.

Ma irregolarità o meno, il problema cruciale è tutto nella sostanza, ossia nel “parcheggio a pagamento in sé”. Che i 3 euro al giorno vengano intascati dal Comune o da un privato, che siano erogati con regolare scontrino fiscale o meno, cosa cambia per chi non ha quei 3 euro e non ha la possibilità di farsi lunghe scarpinate? Succederà che in tanti dovranno rinunciare ad andare al mare. Se anche fosse tutto rigorosamente a norma, cosa cambierebbe per la mamma coi bambini o per gli anziani? Sempre dovrebbero scegliere tra sborsare quei 3 euro o restare a casa. Una estorsione anche se legale sempre estorsione resta.

Il green pass, che ti costringeva ad un trattamento sanitario per esercitare diritti essenziali, era legge dello Stato: ma sempre una estorsione era. Un’amministrazione di sinistra – la stessa che ha lasciato senza servizio navetta Cerveteri alta – nella totale noncuranza dei problemi delle tantissime famiglie in gravi difficoltà economiche e di un ceto medio sempre più povero, con un cinismo spregiudicato tutto teso alla tutela degli interessi di pochi a spese di tutti ha deciso dunque di tartassare i bagnanti per allestire spettacoli che a rigor di logica dovrebbero essere pagati dagli spettatori, a meno che non si pensi di mettere in scena robetta scadente per la quale nessuno sborserebbe un euro.

Dulcis in fundo, alla polizia municipale spetta il compito di sanzionare chi non paga il biglietto ai gestori privati di un fatiscente parcheggio polveroso per giunta non propriamente in regola con il capitolato del bando (e vedremo se lo diverrà), dove è gioco forza lasciare in sosta l’auto per aver il “privilegio” di farsi il bagno in un mare dove sventola la bandiera nera dell’inquinamento delle acque. D’altra parte nel fantastico mondo dello sceriffo di Nottingham tutto è possibile.