Ma conosciamo davvero la peste?

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Non ricordo se era Amedeo Nazzari “non è stato un centravanti della Sampdoria, ma un attore di cui da Piccolo (questo si’ che era blucerchiato) avevo sentito parlare”.

E’ lui che diceva “peste ti colga!”.

Dottor Professor Aldo Ercoli
Dottor Professor
Aldo Ercoli

Di sicuro Tex Willer fumetto nato nel 1948, che porta “da favola” i suoi 71 anni (sfido chiunque a emularlo), di sicuro lui diceva “peste”, ma anche “frena gente”, e chiamava i nemici “bamboccioni”. Ora non pensiate che abbia letto solo fumetti durante queste feste. Oltre ai pittori (L. David, A. Durer), profezie di Papi (De Wion), non mi sono fatto mancare “l’accoppiata manzoniana” de “I Promessi Sposi” (15esima replica, è più forte di me, una vera droga) e la Storia della Colonna Infame (e la prima volta, è anche più ostica). Tutto questo preambolo per parlarvi della peste? E per fortuna che non la conosciamo! Nella storia è l’epidemia che ha fatto più morti. Una pandemia dilagata verso la metà del XIV sec. (morte nera) che propagò dall’India nel Mediterraneo fino a tutta l’Europa (25 milioni di decessi; in Asia poco meno 23 milioni). Riporto solo quelle italiche del 1348 (ricordate il Decamerone di Boccaccio?) e ovviamente quello di Milano del 1629-30 (descritto dal Manzoni). Cito, sempre per restare da noi l’ultima in ordine di tempo, quella di Napoli nel 1815. Oggi siamo abbastanza al sicuro grazie non solo alle precauzioni igienico-sanitarie ma alla terapia antibiotica (la benedetta streptomicina e nuovi aminoglicosidi).

Anche la vaccinoprofilassi ha fatto la sua parte, con germi vivi e attenuati, capaci di determinare un’immunità solida ma di durata limitata, non superiore a sei-dodici mesi. L’agente eziologico? E’ un batterio Gram negativo, senza spore (Yersinia Pestis o Pasteurella pestis) scoperto ad Hong Kong dal francese Alexandre Yersin nel 1894 (anche se quasi in simultanea col giapponese Kitasato).

Ora va detto che la malattia non è del tutto scomparsa. L’India (11 milioni di morti tra il 1894 ed il 1912) resta ancora il più grande focolaio endemico, seguita dal sud est asiatico. Come si trasmette?

Non con fluidi, esalazioni velenose ma per contatto con materiale infetto, specie abiti e oggetti. E’ la pulce del ratto (nei paesi caldi) e quella del topo (in quelli temperati) che infetta l’uomo inoculando il germe: ciò vale per la peste bubbonica (quella del Manzoni del 1629-30) che inizia all’improvviso, dopo un periodo si incubazione da uno a sei giorni; con febbre alta, mal di testa, vomito.

Dopo solo qualche ora ecco che compare alle ascelle o all’inguine oppure al collo il caratteristico bubbone (ricordate Don Rodrigo?), con un ingrossamento delle linfoghiandole tributarie. Anche per altri (Perpetua, Fra Cristofaro, Griso, Don Rodrigo) non ci fu niente da fare. La forma non bubbonica ma polmonare avviene invece per contatto interumano (da uomo ad uomo), non con abiti e oggetti. Un grande medico milanese, Alessandro Tadini (1580-1661) fu il vero eroe nell’affrontare la peste “manzoniana” con solo provvedimenti igienici (isolamento, incendi di abiti infetti, lazzaretto) avendo quasi tutti contro: le autorità governative filo spagnole (Settala), pseudointellettuale “competente” (Don Ferrante), la maggior parte dei colleghi medici, quasi tutto il “popolino” che lo insultò pesantemente. Altro che appestare l’aria con veleni contagiosi! Gli untori? Colori che sporcavano di sudicerie giallognole le case ed i muri a colpi di spugna? Non è vero, come si pensa comunemente, che non ci siano stati. Certo che poi ci siano andati di mezzo degli innocenti come Guglielmo Piazza (commissario sanitario) e Mura (barbiere) è un altro paio di maniche.

Sospinte dalla furia popolare le autorità torturarono i due (ma anche altri) per farli confessare qualcosa di cui erano ignari e ……fino alla morte. La casa del barbiere, sposato e padre di tre figli, fu rasa al suolo e al suo posto fu eretta una Colonna (veramente infame) poi demolita nel 1778.

Il Tadini vero scienziato semisconosciuto (altro che quelli che si atteggiano!!) aveva compreso e scritto nel suo “Ragguaglio” che erano i monatti che diffondevano la peste perché ci guadagnavano: entravano nelle case dei moribondi, rubavano ai morti, si facevano pagare dai familiari superstiti per trasportare i defunti nei carri……altro che volontari addetti alla salute pubblica!!

Se pagavi ti portavano al lazzaretto, altrimenti potevi pure crepare.

Sapete perché venivano chiamati monatti questi bestemmiatori beoni? Il termine deriva dal tedesco (erano quasi tutti svizzeri) monastich che significa mensile: venivano pagati alla fine del mese. Il Tadini non poteva, pena la vita, accusarli apertamente già aveva tutti contro!! Vi ricordate di quando Renzo, scambiato dalla folla inferocita per un untore, fu salvato proprio da una carovana di monatti pensando che fosse veramente uno di loro? Non gettarono stracci infetti di morti per spaventare i suoi assalitori? Non gridarono meglio tutti morti, cosi’ noi (erano immuni perché avevano superato la malattia) ci arricchiamo? E chi se non loro ungevano porte e muri di schifezze per aumentare il terrore?

Questi però il Manzoni non lo dice.

E il Tadini passò alla storia come un medievale.