Lutto fraterno

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Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta

Il legame tra i fratelli è speciale: i fratelli si amano e si odiano ma sanno che possono contare su di loro al momento del bisogno. Molte le persone raccontano l’esperienza della morte del fratello o della sorella. Spesso questi eventi sono successi quando i fratelli erano giovani. La morte di un figlio, sia improvvisa sia dopo una lunga malattia, è un evento sconvolgente nella vita della famiglia: è innaturale per i genitori veder morire il proprio figlio. Ciò porta ad un dolore indescrivibile che spesso oscura, temporaneamente o per sempre, tutto il resto della vita. In tutto questo dolore esiste la realtà del fratello vivente. Una persona mi ha raccontato che porta il nome del fratello morto qualche anno prima della sua nascita: la sua vita è sempre stata un paragone tra ciò che lui faceva e ciò che il fratello morto “non avrebbe sicuramente mai fatto”. In pratica è vissuta all’ombra del mito del fratello morto sentendosi sempre sbagliato ed inopportuno. Un’altra persona racconta di aver vissuto la malattia, prima, e la morte, poi, del fratello maggiore. Avevano 8 anni di differenza e l’unica cosa che lui ricorda è che quando si voleva difendere da qualche ragazzetto prepotente diceva che chiamava suo fratello. Il resto è buio completo. Lui, quando il fratello è morto, aveva 7-8 anni circa.  Si possono fare moltissime ipotesi (ipotesi non certezze) su ciò che potrebbe essere successo dentro quel ragazzo dalla conoscenza della malattia del fratello alla sua morte. Prima di tutto possiamo ipotizzare che il ragazzo in questione abbia provato un senso di smarrimento e dolore alla notizia della malattia del fratello. Può essere che abbia provato anche un senso di colpa (spesso i bambini dicono che vorrebbero la morte di qualcuno quando sono arrabbiati); può essere che abbia provato rabbia verso il fratello quando era malato perché tutte le attenzioni erano rivolte a lui e non si sentiva calcolato da nessuno oppure si occupavano poco di lui (questa poteva essere una realtà oppure una sua fantasia). La rabbia poteva essere anche derivata dal senso di impotenza oppure dal senso di abbandono provati dal fratello sano sviluppati con pensieri del tipo “adesso chi mi aiuterà con quei prepotenti?”, “perchè non ti impegni e guarisci?”. Chissà, forse alle volte desiderava che il fratello morisse velocemente perché “così ho mamma tutta per me” e immaginiamo il grande conflitto interno e i sensi di colpa provati. Immaginiamo anche le fantasie che si può fare un bambino riguardo alla morte del fratello o alla propria morte (“e se ci fossi io al posto suo?” oppure “vorrei morire/star male io”). Ricordiamoci che un bambino in età di scuola elementare ha un pensiero che si sta sviluppando velocemente ma è ancora concreto poiché si basa su dati di realtà. Immaginiamo cosa può succedere dopo la morte del fratello: tutto ciò che ha immaginato e pensato non si sta realizzando. Il dolore dei genitori è tantissimo, tanto che lui si sente solo e solo con il suo dolore, con la sua rabbia e con i suoi conflitti interni che non riesce a contenere, a decifrare perché chi dovrebbe essere per lui una guida, un contenimento in quel momento, purtroppo, non lo è. Molto spesso la famiglia cresce con il lutto congelato del figlio morto e questo lutto potrebbe diventare il legame tra gli elementi della famiglia. Spesso, anche da adulto, il fratello vivente ha difficoltà ad elaborare il lutto fraterno per una probabile paura inconscia di dimenticarlo oppure di tradire il dolore famigliare.