MedReAct lancia il count down per il futuro del nostro mare. Il Mediterraneo è uno scrigno di biodiversità: ospita 17.000 specie, il 7,5% di quelle presenti a livello globale, ma 58% degli stock ittici è sovrasfruttato. Le misure di tutela non sono più rinviabili.
A un anno dalla Terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani che si riunirà a Nizza nel giugno 2025, MedReAct (Mediterranean Recovery Action) diffonde su alcune emittenti tv e radio, nelle stazioni ferroviarie e nella cartellonistica di alcune città italiane, l’urlo del mare, per risvegliare le coscienze sull’urgenza di misure di tutela non più rinviabili. MedReAct è nata nel 2014 su iniziativa di un gruppo di attivisti per contrastare la perdita di biodiversità del Mar Mediterraneo. Dal suo nome si comprende la missione degli attivisti: difendere il nostro mare dall’impatto della pesca indiscriminata.
Il Mediterraneo ospita 17.000 specie, il 7,5% di quelle presenti a livello globale, eppure è anche uno dei mari più sfruttati al mondo. Negli ultimi 60 anni ha perso oltre il 40% dei grandi predatori e mammiferi marini, il 58% degli stock ittici è sovrasfruttato e molte specie e habitat sono in preoccupante declino. Secondo una recente previsione del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (IPCC), più di 30 specie endemiche rischiano di estinguersi entro la fine del secolo.
La progressiva riduzione della pesca complessiva dal 2012 a oggi, dunque, non è stata sufficiente a risolvere il problema anche perché si ritiene che lo sforzo di pesca consentito sia pari esattamente al doppio del livello considerato sostenibile, affermano gli attivisti. Squali, delfini, mante finiscono spesso vittime accidentali della pesca e le specie sotto la taglia minima di cattura che sono rigettate in mare variano dal 15 al 40%.
Ma c’è di più. I fondali marini popolati da giardini di coralli, colonie di gorgonie, praterie di posidonia e tante altre specie fondamentali per l’equilibrio degli ecosistemi, subiscono l’aggressione continua delle reti a strascico. Le conseguenze – denuncia MedReAct nella sua campagna – sono preoccupanti: una desertificazione del mare, sempre più povero e inospitale e una grave perdita di biodiversità che lo rende maggiormente vulnerabile ai cambiamenti climatici.
Gli ecosistemi marini, e con essi le comunità locali di pescatori, sono minacciati anche dalla diffusione sempre più consistente di specie aliene. Se ne contano quasi 900.
Eppure, nonostante tutto questo, solo lo 0,1% del Mediterraneo è davvero protetto. Mentre invece il nostro Paese, insieme con gli altri del Mediterraneo, spiega MedReAct, dovrà raggiungere una quota protetta pari al 10% entro il 2030, in osservanza della Convenzione sulla Biodiversità.
“La prossima Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani, si svolgerà proprio sulle sponde del Mediterraneo e non potrà ignorare il grido di dolore di questo mare”, ha dichiarato Domitilla Senni, presidente di MedreAct, in precedenza impegnata con Greenpeace e con Ocean2012. “Gli sguardi del mondo saranno puntati sul nostro mare e chiediamo che l’Italia si presenti con impegni coraggiosi, tra questi l’istituzione di una rete di riserve marine a tutela delle specie e habitat più vulnerabili e il divieto alla pesca eccessiva e distruttiva”.
Il video della campagna: https://www.youtube.com/watch?v=qG1ZCB__uHY
Rubrica a cura di Barbara e Cristina Civinini
Colonia felina del castello di Santa Severa https://gliaristogatti.wordpress.com