Di Pietro Zocconali, Presidente Associazione Nazionale Sociologi, giornalistaA proposito dell’ora legale, tema che sta interessando la politica europea e quella delle varie nazioni, propongo un saggio che ho estrapolato dal mio libro del 2014, “Nel presente tra presente e presente” edito da Booksprint, SA.
Tutti sappiamo che sull’emisfero boreale, (quello che va dall’Equatore al Polo Nord) la fascia temporale della bella stagione nella quale si applica l’ora legale estiva va da un giorno scelto dalle varie nazioni in primavera, fino ad un giorno scelto in autunno; e viceversa succede nell’emisfero australe (dall’Equatore al Polo Sud), dove il periodo di applicazione di detta ora legale estiva va da un giorno scelto quando da noi a Nord dell’Equatore è autunno, fino a quando da noi è primavera. Purtroppo per questi aggiustamenti non ci sono date fissate a livello internazionale ed ogni nazione sposta le lancette un’ora avanti e poi di conseguenza un’ora indietro in giorni diversi, o non le sposta affatto (per quelle nazioni che non adottano l’ora legale estiva).
Per fare un esempio: in Italia l’ora legale estiva viene adottata a marzo e termina ad ottobre, in Nuova Zelanda l’ora legale estiva viene adottata da ottobre a marzo. Conseguenza, la differenza di orario tra queste due nazioni agli antipodi, che teoricamente dovrebbe essere di 12 ore, per convenzione, secondo i fusi orari adottati, è di 11 ore; quasi sempre però è di 10 ore oppure di 12!
La conclusione è che il caos regna totale e la cosa migliore, quando ci si sposta da un paese all’altro, nei diversi periodi dell’anno, è informarsi di volta in volta per conoscere l’ora locale (Internet aiuta con dei siti dedicati, atti a risolvere questo problema).
Una volta, ad esempio, ricordo che volando dall’Italia al Regno Unito (United Kingdom), era autunno ma non ricordo il giorno, i due paesi adottavano lo stesso orario e non fu necessario correggere l’ora sul mio orologio. Evidentemente, in quei giorni in Italia era stata già tolta l’ora legale estiva e in UK era ancora in vigore; le due nazioni stavano adottando quel giorno entrambe il fuso orario +1 da Greenwich.
Un ultimo particolare da chiarire: quando nel Regno Unito è in vigore l’ora legale estiva, nell’intera nazione l’ora adottata è +1 rispetto al Tempo Medio di Greenwich (GMT); anche nella stessa Greenwich, la di cui ora locale teorica deve essere sempre la stessa, poiché deve fare da riferimento agli orari di tutte le nazioni del globo.
C’è da dire, comunque che anche se le nazioni che utilizzano l’ora legale estiva raggiungessero un accordo per utilizzarla negli stessi giorni dell’anno, ci sarebbe sempre il problema dell’utilizzo nelle diverse fasce temporali nei due emisferi e di chi l’utilizza e chi no; e poi, a voler essere precisi, ci si troverebbe lo stesso di fronte ad alcuni problemi: vi siete mai trovati in viaggio su un treno la notte del passaggio tra ora legale estiva e ora invernale? Succede che in autunno, quando cessa l’ora legale, il treno parte da una stazione poco prima delle tre di notte, prima che cessi l’ora legale estiva; giunto alla stazione successiva, fai conto alle tre e dieci, dato che sono ormai le due e dieci (essendo tornati all’ora invernale), bisognerà aspettare le tre e dieci per far ripartire il treno. Di buono c’è che se il treno è in ritardo (e non dico che succede spesso perché ho lavorato per tanti anni nel Gruppo FS), il convoglio ha l’agio di ripartire con estrema precisione.
Il disagio massimo avviene, comunque, in primavera, quando le due di notte diventano per convenzione le tre. Con l’avvio dell’orario estivo (un’ora avanti), tutti i treni e non solo quelli ma anche altri mezzi di trasporto (aerei, navi, corriere etc), si ritrovano con un’ora di ritardo da dover recuperare con conseguente disagio per i viaggiatori destinati ad arrivare in ritardo o, peggio ancora, a perdere le coincidenze.
In definitiva a fronte di un risparmio che qualcuno dice sia minimo, queste discrepanze causano ogni anno incomprensioni nei rapporti internazionali. Questi spostamenti di orario causano lo stesso fenomeno che si verifica quando ci si sposta, viaggiando, nei vari fusi orari: il “Jet lag”, definito, appunto, “lo scompenso temporaneo provocato nel viaggiatore di un volo intercontinentale dal cambio del fuso orario; i sintomi possono essere: alterazione del ritmo del sonno, irritabilità, inappetenza, cefalea”.