L’olio che nutre il cervello.
Omega3, il carburante della memoria e del buon umore.
Il cervello è composto per due terzi di acidi grassi, che sono anche i costituenti di base della membrana cellulare, cioè l’involucro attraverso i quali hanno luogo tutte le comunicazioni fra le cellule nervose in tutte le aree del cervello e del corpo. “Ciò che ingeriamo contribuisce direttamente a formare le membrane cellulari e ne forma la trama. – afferma la naturopata Monica Bertoletti (www.food4care.it), alias Monique Bert, nel gruppo Medicina Evolutiva, Naturopatia e Dentosofia e coautrice Tiroide Approccio Evolutivo, gruppo fb creato dal dr Andrea Luchi – Gli effetti sul comportamento di ciò che ingeriamo non son certo di poco conto. In un libro di David Servan Schreiber, Guarire, c’è un capitolo dedicato alla depressione e a come gli omega 3 possano coadiuvarne la guarigione di forme anche gravi”.
DHA: NUTRIENTE ESSENZIALE
“L’alcool è una delle pochissime sostanze capaci di abbassare in modo significativo i livelli di DHA nel cervello, è noto l’effetto depressivo post sbornia. Il DHA è un omega tre.
Una dose minima di 120 mg di DHA al giorno sono necessari per fare funzionare bene il cervello e ridurre lo stress. Più grassi sono i pesci, specie quelli nordici e più carichi sono di DHA.
Il DHA serve anche alla crescita del cervello del feto e attraverso la placenta il bambino prende dalla madre tutto quello che gli serve, spesso lasciandola priva. Solo il 2% della madri assume una dose sufficiente di DHA. La somministrazione di DHA è efficace nella depressione post-parto, una donna su dieci soffre di baby-blues, un disturbo disorientante che leva la gioia della nascita di un bambino.
Il DHA, come dice la prof. Greenwood esperta di fama internazionale in neuronutrizione, assicura fluidità e conducibilità alle vie nervose ma interviene anche a livello del nucleo con effetti epigenetici. Si ipotizza oggi che il DHA attivi geni deputati alla produzione di serotonina”.
PESCE GRASSO
CONTRO ANSIA E DEPRESSIONE
“Secondo Greenwood, la carenza maggiore nell’alimentazione odierna riguarda gli omega tre e consiglia pesce grasso due volte a settimana. Il salmone selvaggio non mangia altri pesci ed è una buona fonte di omega 3 non inquinati da metalli tossici. Servan Schreiber spiega come eliminando gli omega 3 dall’alimentazione in poche settimane cambi l’atteggiamento radicalmente: ansia, mancanza di apprendimento, panico nelle situazioni di stress, ma il dato più allarmante è la riduzione dell’esperienza del piacere. Aumentare significativamente il consumo (o l’integrazione) di omega 3 (gli eschimesi ne assumono 16 grammi die), aumenta la produzione dei neurotrasmettitori dell’energia e del buonumore nel cervello emotivo, soprattutto dopamina.
II sintomi della depressione possono essere trattati con l’ausilio di acido eicosapentaenoico (EPA). Pochi grammi al giorno possono rigenerare le membrane dei neuroni ed eliminare i segni di perdita di componenti, con risultati davvero spettacolari anche in casi con sintomi gravi”.
RAPPORTO OMEGA 3 E 6 ED EVOLUZIONE
“Per comprendere l’effetto degli omega 3 – spiega la naturopata – occorre risalire alle origini dell’umanità. Quando l’homo sapiens prese coscienza di sé, l’umanità viveva intorno ai grandi laghi dell’Africa orientale: aveva accesso a un ecosistema molto ricco di pesci e crostacei, probabile fattore scatenante del prodigioso sviluppo del cervello. Il rapporto fra omega 3 e 6 era ottimale e questo ha consentito al cervello di accedere a capacità nuove, che hanno permesso la fabbricazione di utensili, l’uso del linguaggio e l’esistenza della coscienza.
Oggi con lo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento intensivo, con animali nutriti di mangimi e non ad erbe selvatiche e la presenza di olii ricchi di omega 6 in tutti gli alimenti industriali, il rapporto fra omega 3 e 6 scade a 1:20, ben lontano da un ideale 1:2 o 1:4, l’optimum sembrerebbe 1:1.
Le popolazioni asiatiche, che consumano molto pesce, hanno un tasso di depressione 12 volte inferiore a quello europeo. Da cinquant’anni la depressione in occidente si sta espandendo a macchia d’olio, credo che le cause siano varie, inclusa la modalità relazionale totalmente priva di consapevolezza con cui molte persone avanzano nella vita, ma l’aumento degli omega 6, fortemente infiammatori e concausa di molte patologie, a scapito degli omega 3, la ritengo realistica”.
LE FONTI MIGLIORI DI OMEGA 3
“Le principali fonti di omega 3 sono le alghe e il plancton, arrivano a noi attraverso i pesci e crostacei. Le fonti migliori sono i pesci delle acque fredde, più ricchi di grassi. I pesci allevati sono meno ricchi di omega 3. Le fonti più sicure e meno suscettibili di contaminazione da veleni sono i piccoli pesci: sgombri (i più ricchi in assoluto di omega 3), le acciughe (intere, non a filetti), le sardine e le aringhe. Altri pesci ricchi sono il salmone, il tonno, il merluzzo, la trota, ma occorre esser certi che contengano poco mercurio per dimensioni e zona di provenienza.
La forma più semplice e sicura – conclude Monica Bertoletti – per esser certi di assumere una quantità sufficiente, ma non in eccesso, di acidi grassi omega 3 della più grande purezza e della migliore qualità, resta, a mio parere, l’assunzione di integratori alimentari di alta qualità, dietro supervisione di un esperto, perché anche in eccesso possono fare dei gran danni”.