Lo stress e la quotidianità

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Lo stress e la quotidianità

A cure della Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta

Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta

Lo stress è una condizione naturale della vita dell’individuo: uno stimolo provoca delle richieste e delle risposte di cambiamento e di adattamento. Lo stress, in questo caso, non è patologico perché è situazionale e temporaneo. Lo stress, però, può diventare cronico e produrre danni quando lo stimolo stressogeno è continuo e l’individuo non produce risposte adattative ed evolutive. Si è evidenziato che qualsiasi evento della vita, sia con valenza positiva sia con valenza negativa, può essere considerato stressante.

Pensiamo, per esempio, all’inizio della convivenza: una scelta di due persone che si amano ma che comporta un adattamento reciproco allo stile di vita dell’altro; in questo caso lo stress è acuto quando si trova una soluzione oppure diventa cronico in sua assenza. La risposta allo stimolo stressante è una risposta psicofisica. Infatti, alla gestione e alla soluzione dell’evento stressante intervengono due gruppi di variabili, quelle personali/psicologiche e quelle neuroendocrine.

A – variabili personali sono: 1) l’età: lo stesso evento stressante vissuto da un bambino o da un adulto ha un impatto emotivo, cognitivo e di ricerca di risposte risolutive completamente diverse; 2) il filtro cognitivo: se una persona si considera capace di risolvere le problematiche della vita allora gli imprevisti verranno considerati e vissuti in modo diverso da una persona che si considera “sfortunata” o “incapace”; 3) il filtro emotivo: se la persona è in un equilibrio sufficientemente adeguato allora considererà gli imprevisti in modo diverso da chi tende a vedere la vita in modo negativo; 4) le capacità di coping, ossia le capacità di attuare strategie adeguate per risolvere le problematiche della vita.

B – meccanismi neuroendocrini sono una catena di secrezioni ormonali che partono dal Sistema Nervoso Centrale e periferico, con l’attivazione del ponte Ipotalamo-Ipofisi-Surrene, per arrivare a risposte comportamentali di attacco o fuga. Immaginiamo di incontrare un cane rabbioso durante una passeggiata rilassante; ecco cosa succede: 1) fase di allarme: il SNC avverte il pericolo e cerca di trovare tutte le risorse organiche per affrontarlo attraverso l’attivazione ipotalamica che determina un aumento della secrezione dell’adrenalina, della noradrenalina e del cortisolo che determinano l’aumento del battito cardiaco, della frequenza respiratoria, una tensione muscolare, restringimento delle pupille, la produzione di un tipo di endorfine che aumentano la soglia del dolore;  2) fase di resistenza o adattamento attraverso cui l’individuo cerca di resistere finché lo stimolo stressante finisce; ciò avviene con la sovrapproduzione di cortisolo che determina, tra l’altro, la soppressione delle difese immunitarie. 3) fase di esaurimento: lo stimolo stressante non c’è più e l’organismo recupera le energie; qui si verifica il calo repentino di cortisolo, adrenalina e noradrenalina. Dopo il recupero l’organismo ritroverà l’equilibrio originario. Nello stress cronico le due grandi variabili (neuroendocrina e psicologica) si rinforzano creando un circolo vizioso provocando, in un circolo vizioso, continue ansia, irritabilità, disturbi del sonno, disturbi alimentari, difficoltà nelle relazioni interpersonali, psicosomatosi per arrivare, alle volte, anche a malattie molto gravi come il cancro.

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