Lo schiaffo a Conte? “Un buffetto per umiliare lui e mostrare che non esistono intoccabili”. Intervista con Giulio Milani

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“Ho deciso di rompere il diaframma che separa il corpo del sovrano dal suddito e toccarlo… È finita la stagione dell’”uno vale uno” e si comincia con quella che “ognuno di noi può fare la differenza”.

INTERVISTA CON GIULIO MILANI, L’EDITORE CHE HA DIMOSTRATO CHE NON SOLO MASSA ESISTE, MA INSORGE *

di Sonia Cassiani

Ho incontrato Giulio Milani, l’editore “indie” che ha dimostrato che la città apuana non è solo un cartello stradale prima di arrivare in Versilia o una stazione ferroviaria con più controllori che passeggeri. Dopo lo schiaffo a Conte sappiamo che oltre alla Carrara delle cave e del talentuoso Gabbani esiste la Massa di Giulio Milani.

Raccontami come nasce lo schiaffo a Conte.

“Quando ho saputo che Conte sarebbe venuto a Massa, non avendo in quel frangente io iniziative elettorali ho deciso di andare a vederlo e nell’appalesarmisi lì davanti, impunito e senza scorta, come se potesse essere dimenticato quello che è successo negli ultimi tre anni, ho deciso di rompere il diaframma che separa il corpo del sovrano dal suddito e toccarlo– La mia è stata un’azione di forza controllata, un buffetto, infatti lui non ha avuto praticamente reazione, è stata una manata in faccia con il minimo della forza possibile, per impartirgli una lezione morale. Il mio è stato un atto di disobbedienza civile che è non violento, perché esiste solo un’umiliazione di natura morale per impartirgli una lezione. Conte si era permesso di chiuderci in casa tramite atti amministrativi di rango inferiore ai diritti costituzionali, ed ha travolto il mio lavoro, la mia famiglia, facendoci passare due anni d’inferno e si presenta qui sorridente a fare la passerella per aiutare i soliti noti nella nostra città, che avrebbe bisogno invece di una rivoluzione, non semplicemente di un cambio di passo tra partiti che se la intendono, le famose “larghe intese”. Così è maturato il mio gesto.”

Tu citi spesso la dinamica girardiana del “capro espiatorio”, è quello che sta accadendo politicamente con te?

“Certamente, il mio è un gesto di dannazione che mi porta alla consacrazione. La vicenda patibolare che stanno costruendo su di me è l’edificazione di un personaggio pubblico di grande forza, sovraesposto come pazzo. Scrivono “leggetevi i deliri di Milani”. Poi li pubblicano, come ha fatto Mentana su “Open” ed uno si accorge che non solo non sono deliri, ma sono scritti bene con citazioni indirette che arrivano ai colti e questo contribuisce a creare un personaggio pubblico che ha molte più possibilità di quante non ne avesse prima del gesto.”

Cosa ne pensi di questo continuo uso da parte dei media del termine “no vax” con connotazione denigratoria?

“Mi sembra che la denigrazione, come è avvenuto anche per “complottista” abbia perso la forza che aveva in precedenza. Sono stati i malori, i taroccamenti dell’AIFA, le notizie oramai visibili a tutti che filtrano nonostante la censura. Già col greenpass molti si resero conto dell’inutilità di questo e dei vaccini, perché i vaccinati si ammalavano. Tutta questa serie di accadimenti ha rovinato la narrazione anti no vax. Paradossalmente anche qui il capro espiatorio girardiano ha ottenuto vendetta. Non dimentichiamo che è grazie a milioni di voti no vax che Meloni ha vinto e governa. Quello che veniva cacciato e bandito diventa l’eroe della situazione.”

In Italia il nemico chi è? Meloni o Schlein?

“Sono tutti complici, oramai lo abbiamo visto bene. La Meloni ha sfruttato la lontananza dal governo Draghi, si è intascata il dissenso. Questi due anni sono stati il fallimento politico del PD/5Stelle, che erano convinti che attraverso la gestione da sbirraglia autoritaria avrebbero ottenuto le magnifiche sorti progressive del paese, che invece li ha puniti. Solo che di fatto la Meloni segue l’agenda Draghi/PNRR, spostandosi dalla via della seta contiana alla via della fame statunitense. Sono governi di larghe intese, il loro problema non è questo o quello, ma il vincolo esterno, NATO e USA, 120 basi che condizionano la nostra politica dal 1945 in avanti. Ci sono stati momenti storici in cui ci andava bene l’alleanza con gli USA. Ma dopo tanti anni io credo che in primis ci meriteremmo un po’ più di fiducia come nazione ed in secundis gli USA stanno perdendo il monopolio, la leadership internazionale ed a noi non conviene più stare con gli USA ma guardare a questi paesi che si stanno affacciando con grandi mezzi, tecnologia, economia e risorse nella scena mondiale.”

Tu credi che ci attenda un mondo multipolare?

“Per questo è scoppiata una guerra. Siamo in un momento rivoluzionario, questo significa che le cose andranno girardianamente molto bene e molto male insieme. Quando si guarda al passato si capisce che la compresenza di pandemia e guerra è indice di cambiamento rivoluzionario. Stanno cambiando moltissime cose sia a livello “micro” che “macro”. Il mio gesto è stato uno “svegliarino” apuano come quello che portò all’unità d’Italia e che partì dalla nostra provincia. Il mio è un gesto che serve per scuotere le coscienze delle persone, per far capire che non ci sono intoccabili o impuniti e che è possibile cambiare le cose se lo vogliamo. È finita la stagione dell’”uno vale uno” e si comincia con quella che “ognuno di noi può fare la differenza””

A proposito di rivoluzione. Che cos’è il tuo movimento “Rivoluzione Allegra?”

“È la versione aggiornata dell’anarchismo che abbiamo conosciuto in passato, che ha cambiato vocabolario, non si rivolge più alla classe operaia che è stata delocalizzata, nei paesi in cui il costo del lavoro, lo sfruttamento umano ha un costo inferiore. Ad essa si è sostituita una classe precaria formata dai disoccupati, da chi cerca un lavoro, dagli stagionali, dal ceto medio impoverito, quello che guadagna meno di 19.000 euro all’anno.  Noi ci rivolgiamo a queste persone, coloro che stanno soffrendo di più questa transizione ecologica verso un mondo pulito dalle scorie sociali che aspirerebbero alla redistribuzione della ricchezza ed a condizioni di vita migliori per tutti. Dal punto di vista tecnologico, come dice Alessandro Barbero, saremmo in grado già oggi di lavorare 2 ore al giorno e guadagnare la stessa cifra. Se questo non è possibile è perché c’è una casta sociale, che sta al vertice della piramide, che ha deciso di conservare i propri privilegi anche all’interno di una dinamica recessiva. Una dinamica in cui seguendo la via della fame degli Stati Uniti noi paghiamo le risorse molto di più e guadagniamo molto meno, restando fuori da mercati importanti come quello russo, quello cinese, quello indiano, etc…tutti mercati banditi dagli Stati Uniti perché li mettono in sofferenza, li mettono all’angolo: è il fenomeno della dedollarizzazione, in cui si è inserita anche l’Arabia Saudita perché quando gli USA hanno abbandonato l’Afghanistan, Saudi Arabia si è resa conto che costoro non erano più i guardiani del mondo, ma lo erano russi e cinesi, per cui si passava dal petroldollaro al petroyuan.”

Cosa ne pensi delle cryptovalute?

“Penso tutto il male possibile perché vogliono arrivare alla valuta digitale, stanno arrivando anche nella comunità europea, per avere un controllo totale della nostra ID, dei conti correnti, etc, etc, vogliono creare questa società molto sorvegliata, dove la tecnologia, anziché aiutarci a lavorare meno e meglio, diventa il sistema totalitario più pervasivo mai conosciuto nella storia dell’umanità. In passato ci sono state tante dittature, ma come abbiamo visto nei primi mesi della “pandemia” nessuna può arrivare ai livelli della “società tecnologica””

Gli anarcocapitalisti, i rothbardiani, credono molto nel potere difensivo e decentralizzato del bitcoin, tu no?

“Loro sono una deriva capitalistica del movimento anarchico con cui non abbiamo niente a che fare. Il mio progetto politico è il municipalismo libertario o confederalismo democratico del Rojava ( regione a nord della Siria).”

E cosa mi dici dei cosiddetti “anarchici”?

“Sono persone che hanno accettato tutta la narrazione, sui vaccini, sulla Scienza come dogma monolitico. Persone con un vocabolario vecchio, fatto di slogan ottocenteschi, che incitano alla violenza ma di fatto sanno solo andarsi a ‘mbriacare la sera nei pub. Alla fine sono dei fascisti a loro insaputa.”

Come definisci invece il tuo movimento letterario, quello degli “imperdonabili”?

“Quello fa parte della costruzione di una controcultura dissidente che ho iniziato con l’adesione al movimento TQ di Minimum Fax, operazione di marketing che però racchiudeva un discorso contro l’ideologia di mercato nell’editoria. Se noi leggiamo “editoria senza editori” di Andrè Schiffrin del 1999 vi è descritto perfettamente cosa è successo nel mondo editoriale negli ultimi venti anni del ‘900 e da lì in avanti la situazione è solo degenerata e noi nel 2019 abbiamo fatto una proposta di andare contro questo salottino autoriferito dei soliti noti, per provare a dare uno scossone alla pianta e vedere se veniva giù qualche frutto. Purtroppo abbiamo cominciato nell’ottobre del 2019 e siamo stati travolti. A gennaio 2020 abbiamo fatto il primo convegno ed a febbraio era già finito tutto perché sono arrivati i DPCM di Conte, tra le colpe che gli ascrivo c’è anche dunque la devastazione del movimento culturale degli imperdonabili.”

Domanda retorica. Perché gli intellettuali, i filosofi gli scrittori, a parte Agamben e pochissimi altri, si sono appiattiti sulla Narrazione pandemica?

“Perché il 99% degli scrittori sono degli incapaci che hanno imparato dei codici che chatbot gpt può fare sicuramente meglio. Usano il codice minimalista, che è sempre lo stesso da cinquant’anni e lo usano dappertutto, hanno imparato a scrivere i loro raccontini tutti uguali, sembra di leggere lo stesso autore, le tematiche sono sempre le stesse, quelle del politicamente corretto, etc, etc, non hanno il coraggio di sporcarsi le mani, di andare ad indagare in territori inesplorati, dove si può anche rischiare qualcosa; quindi, fanno una narrativa industriale di mero intrattenimento. Sono persone delle quali al massimo si può dire che sono brave, bravine o bravissime, ma completamente sprovviste di un contenuto perché sono privilegiati che non hanno una loro vita, non hanno interessi. Sono “macchine celibi e desideranti” (citazione da Carrouges, Deleuze e Guattari, sincretismo tra l’improduttività della macchina celibe del primo e la motrice incessante del desiderio che si autoalimenta dei secondi) che si sono messe lì a provare a lasciare un segno con le loro storiellette. Siamo in una situazione letteraria talmente collassata che ho smesso anche di attaccarli. L’editoria è diventata un delirio, sono come capponi a Natale che verranno spazzati via. Con la Chatbot gpt avremo già probabilmente ora a che fare con un altro tipo di scrittura. Ho chiesto alla chatbot di scrivermi un racconto e questo era meglio dei racconti che ricevo. Non accade perché la macchina è intelligente, ma perché gli altri sono scemi. La macchina ti sostituisce perché tu non hai quel gradiente di capacità, unicità, talento e fantasia e tu stesso già scrivi in maniera automatica. Ho sempre detto a coloro che si proponevano “questa è scrittura automatica”. Poi arriva la macchina ed il lavoro lo fa meglio…”

Parlami del tuo amico Saviano…

“Di Saviano ho apprezzato “Gomorra”, che andava a cambiare alcuni codici di scrittura, la sua è una scrittura sporca che andava ad incapsulare dentro una serie di storie interessanti. Era un bel lavoro, la sua operazione mi era piaciuta, poi però lui decise di diventare l’amministratore delegato di se stesso ed a parte “Gomorra” tutto il resto è trascurabile.”

E della querelle fine vita tra Michela Murgia e Meloni premier che mi dici?

“Michela Murgia di qualunque cosa parli dà l’impressione di essere un’amica che incontri al bar. Non ha un substrato culturale sviluppato, di lei ho apprezzato “Accabadora” perché lì c’è una storia popolare, che ha scritto discretamente bene, con una scrittura funzionale alla storia. Per il resto non è un’intellettuale, ma una da cui aspettarsi discorsi da bar. Ecco, prima mi hai nominato Agamben, uno che pur essendo solo, senza referenti intellettuali al suo livello, ha messo in campo con “Homo Sacer”, la summa, il capitale di Marx dell’anarchia, cosa di cui nessuno mai parla, perché quasi nessuno si è preso la briga di leggere questo tomo di mille pagine che è il dissezionamento del paradigma contemporaneo del potere politico nei dettagli, un’operazione intellettuale fantastica che purtroppo ancora non è stata compresa. Agamben andrebbe divulgato, perché così, nella sua interezza è difficile riesca a raggiungere il popolo.”

Due parole su quello che io considero il cabarettista della filosofia, Fusaro

“Fusaro è un personaggetto, che però ha trovato, e questo è ammirevole, una sua cifra stilistico espressiva, come se fossimo nel film di Woody Allen, “Sleeper” del 1973; è come se Fusaro si fosse risvegliato ora dai primi del ‘900 parlando con un registro libresco, ha creato uno stile vintage (pensiamo a chi dice al giorno d’oggi “ Nuova York”) tutto suo che funziona, ma è funambolismo linguistico ed arte pirotecnica della parola, fatta anche bene, ma resta cosmesi, non è un pensatore, non ha un’elaborazione teorica che vada oltre il rossobrunismo.”

Beh, potremmo dire che è il massimo teorico e spalla di esponenti politici del dissenso rossobrunista, o no? Come ti rapporti a costoro?

“Io non voglio avere nulla a che fare con i rossobruni, quand’anche dicano cose giuste, perché essi interpretano il loro ruolo in modo reazionario. Quando io contesto il femminismo non metto in discussione le conquiste, ma sono per fare un’analisi dialettica, tesi-antitesi-sintesi, in cui certi concetti vengono trasformati in qualcosa di nuovo; ci sono elementi della società che sono già stati decodificati dal sistema e non possono essere ripristinati. Fusaro ed i rossobruni invece vogliono conservare, quando tornare indietro non si può.”

È vera questa notizia, che tu avevi scelto la carriera religiosa e poi ti è “arrivato” dopo la vocazione un figlio o più figli?

“Noooooooooo, io avevo scritto di aver preso i voti letterari e loro faziosamente hanno interpretato voti religiosi.”

Quale altra bugia è stata scritta su di te in questi giorni?

“Che io ho finto di porgere la mano a Conte per poi fregarlo e schiaffeggiarlo a tradimento. Dai video si vede che la dinamica è totalmente cristallina, ho voluto solo umiliare lui e mostrare agli italiani che volendo non esistono intoccabili o che anche costoro si possono “toccare”.

*Pubblicato su FIORENZA OGGI