Litorale di Ladispoli e Cerveteri sotto attacco?

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foto generica di repertorio

Elicotteri da guerra che risucchiano persone a Torre Flavia, proposte di aprire nuove discariche tra Cerveteri e Fiumicino, siamo finiti nel mirino delle istituzioni Qualche settimana fa L’Ortica scrisse un articolo che purtroppo in molti non compresero. All’epoca erano solo fosche sensazioni, frutto dell’esperienza di tanti anni sul territorio. A distanza di tempo, tanti tasselli stanno componendo un mosaico inquietante per il nostro litorale, avvinto in una silente ma micidiale morsa di accadimenti che stanno scuotendo l’opinione pubblica e preoccupando tutti coloro che hanno buona memoria e ricordano le “aggressioni” del passato al comprensorio a nord della capitale. Le cronache di queste prime settimane di autunno sono state la fotografia nitida del poco peso che il litorale ha nei confronti delle istituzioni, e non sono quelle politiche. Ma, proviamo ad assemblare questi tasselli per esternare le nostre inquietudini da osservatori della realtà. Primo fatto, grave essendo in ballo la sicurezza della gente e la tutela dell’ambiente, sono state le misteriose esercitazioni militari avvenute tra Ladispoli e Campo di Mare. Per alcuni giorni è sembrato di assistere alle riprese di un film di guerra. Elicotteri militari che volavano a bassa quota, navi da guerra a poche miglia dalla costa, un andirivieni nei cieli di veicoli provenienti da chissà dove. L’aggettivo misteriose per queste esercitazioni, forse della Nato, è calzante perché nessuno sembra ne sapesse nulla. Di sicuro non era stato informato il comune di Ladispoli come ha dichiarato il sindaco Grando, nessuna conferma è arrivata da Cerveteri, una situazione veramente imbarazzante visto che gli elicotteri da guerra sono venuti a volteggiare sopra la testa dei cittadini. Ed è accaduto un incidente gravissimo, è noto ormai a tutti il ferimento di un appassionato di kite surf a torre Flavia, risucchiato ad un centinaio di metri di altezza dal vortice d’aria di un elicottero e precipitato violentemente al suolo con conseguenze devastanti. Fortuna ha voluto che non corra pericolo di vita, ma le sue condizioni sono serie. Ancora più grave dell’accaduto, per paradosso, è stato il silenzio di coloro che avrebbero dovuto almeno giustificare l’incidente. E chiedere scusa. Da nessun ente militare o statale sono arrivate due parole che spiegassero alla gente perché Ladispoli e Campo di Mare per giorni sono apparse zone di guerra. Sulla stampa, tra sussurri, ipotesi ed indiscrezioni, si è perfino parlato di un palleggio di responsabilità tra istituzioni. La morale è palese, se gli organi dello Stato nemmeno si degnano di avvisare la gente del litorale quando mettono in atto esercitazioni che potenzialmente possono essere pericolose, significa veramente che in questo comprensorio contiamo davvero poco. E, tanto per non farci mancare nulla, non dimentichiamo che centinaia di volatili sono fuggiti dalla zona protetta di Torre Flavia dopo essere stati terrorizzati dal passaggio a bassa quota degli elicotteri militari.

Secondo fatto grave, essendo in ballo il futuro del territorio e la salute delle persone negli anni a venire, è accaduto nelle stanze del potere a Roma. Ricorderete, amici lettori, la scellerata proposta che periodicamente si affaccia riguardante la possibilità di aprire tra Cerveteri e Fiumicino una discarica che possa accogliere i rifiuti della capitale. Dove ormai le strade sembrano pattumiere a cielo aperto e topi e cinghiali ballano sulla spazzatura. La faccenda parte da lontano, esattamente dal Piano regionale per i rifiuti del 2012 che prevedeva di individuare le nuove discariche in aree degradate dalla presenza di cave. La cartografia fu spedita in Regione Lazio dai funzionari dell’ex Provincia di Roma, ora nota come Città metropolitana, in modo quanto meno anomalo. Mancava infatti la procedura che accompagnasse la conclusione del procedimento, carenza fatta notare di recente dal Ministero dell’Ambiente che ha ufficializzato la richiesta di approvazione dell’atto da parte del Consiglio metropolitano, ricordiamo presieduto dal sindaco Virginia Raggi. E qui la vicenda si ingarbuglia e dimostra come il nostro litorale per i poteri romani conti meno di zero. E’ palese come per Ministero, Regione e Città metropolitana il problema non sia quello di seppellire sotto la spazzatura di Roma il nostro territorio, bensì a chi lasciare il cerino in mano della decisione che rischierebbe di provocare una sollevazione popolare, capeggiata dalle amministrazioni comunali del litorale che già annunciano battaglia. Il sindaco Raggi del Movimento 5 stelle non si vuole prendere la responsabilità politica di votare al Consiglio metropolitano l’attivazione di una discarica tra Cerveteri e Fiumicino e rimanda da tempo la questione. La Regione Lazio, guidata dal Centro sinistra, ovviamente non leva le castagne dal fuoco ai penta stellati e non aspetta altro che indicarli come responsabili della faccenda, al ministero dell’ambiente si sono messi alla finestra vedendo che ex Provincia e Regione Lazio si sono incartati politicamente da soli. In questo gioco delle parti, chi rischia grosso è il nostro territorio dove l’assalto all’ambiente è in atto da decenni e dove si è pagato un prezzo altissimo a discariche, inceneritori, centrali a carbone ed altre forme di potenziale inquinamento ambientale.  Per farvi capire il teatrino, ricordiamo che, per legge, la Città metropolitana segnala le aree idonee ad aprire nuove discariche alla Regione Lazio che poi autorizza gli impianti, seguendo questa indicazione. A sua volta il ministero dell’Ambiente prende atto della scelta, chiamandosi fuori. E’ in atto una gara a chi si nasconde meglio, ma tutti gli attori in scena hanno dimostrato di infischiarsene del bene del nostro litorale dove non abbiamo veramente bisogno di un nuova Malagrotta. Sono anni che da Roma tentano di venire a scaricare immondizie tra Cerveteri, Ladispoli e Fiumicino con la scusa di moderni impianti, considerandoci soltanto la pattumiera della capitale. E potremmo aggiungere tanti piccoli particolari che testimoniano il disinteresse della politica romana verso il litorale, come non ricordare ad esempio la frana sulla via Settevene Palo dello scorso mese, dove non è accaduta una tragedia solo per un puro caso? Erano 4 anni che i cittadini e le amministrazioni locali segnalavano alla Città metropolitana la gravità della situazione sull’importante arteria che collega il litorale al lago. E’ servita la frana di una montagna per far intervenire l’ex Provincia, proprietaria della strada. E che dire dell’altra via di competenza provinciale come la Sasso – Manziana che si sta dissestando mentre dalla Città metropolitana non arrivano segnali? E come non aggiungere l’ex Istituto Alberghiero di via Ancona a Ladispoli, spesso trasformato in rifugio per drogati e sbandati, di cui il sindaco Raggi si dimentica da anni? Badate bene, amici lettori, qui la politica c’entra poco, visto che anche la Regione Lazio a guida Zingaretti, non si è mai stracciata le vesti o alzato le barricate per difendere il nostro territorio. Credeteci, amici lettori, potremmo andare avanti all’infinito. La morale di questo articolo è una sola: serve la mobilitazione, civile e democratica, dei cittadini del litorale per sventare questo silenzioso attacco che arriva da Roma. Serve che le amministrazioni locali, che finora hanno saggiamente seguito la strada del dialogo, svestano i panni del politically correct e minaccino di portare la popolazione in piazza per difendere due diritti fondamentali. Quello alla salute della gente che non può essere messa a rischio da discariche, inquinamento e lassismo nella manutenzione delle opere pubbliche di competenza regionale e provinciale. E soprattutto quello del rispetto verso un bacino di 100 mila persone tra Cerveteri, Ladispoli e Fiumicino. Se si alzano gli elicotteri da guerra sulle nostre teste, beh almeno abbiamo il diritto di saperlo in anticipo. E, gentilmente, spiegate alla gente anche le ragioni di queste esercitazioni cosi serrate. Altrimenti, diventa legittimo formulare tante ipotesi. Anche le più preoccupanti.