L’ISTITUTO CORRADO MELONE VISITA LA SEDE FAO DI ROMA

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La FAO raccontata dai ragazzi delle classi 3^H e 3^I del tempo prolungato di Ladispoli.

In redazione è arrivato il racconto della visita alla sede della FAO degli studenti dell’Istituto Corrado Melone di Ladispoli e, con estremo piacere condividiamo l’ottimo lavoro svolto dai ragazzi delle classi 3^H e 3^I. Una versione ridotta, non per noia.

“Dopo un viaggio in treno e metropolitana, il 15 novembre 2019, noi alunni delle classi 3H e 3I tempo prolungato dell’I.C. “Corrado Melone” di Ladispoli siamo giunti alla nostra meta, ai piedi dell’Aventino, la sede della FAO, acronimo di Food and Agriculture Organization, la più grande agenzia dell’ONU.

Appena visto da fuori, il palazzo ci è sembrato molto austero e freddo, invece quando abbiamo varcato l’entrata principale, dopo i dovuti controlli, ci siamo ricreduti: ambienti molto ampi, colorati e vivaci. Il primo elemento che è saltato all’occhio, all’esterno, è stata la maestosa bandiera dell’ONU che sventolava alta. Sotto l’attenta osservazione dei professori – Specchi, Nobile, Pilotti, Del Re, Esercizio –  siamo entrati nell’enorme edificio costruito nel 1938 durante la dittatura fascista e poi trasformato in sede ufficiale della FAO nel 1951, dove abbiamo ritrovato più volte lo stemma della FAO: una spiga di grano circondata da una ghirlanda di ulivo e accompagnata dalla scritta in latino Fiat panis, ossia Che ci sia cibo (per tutti). Siamo stati subito accolti da un simpatico signore che ci avrebbe fatto da guida. Il suo nome è Giancarlo, ex impiegato ora in pensione, dai modi cordiali e appassionata del suo lavoro. Tutti noi abbiamo preso degli appunti e abbiamo ascoltato attentamente.

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Roma. Sede FAO, gli studenti della Corrado Melone

La prima cosa che ci ha fatto vedere sono stati 6 pannelli di marmo su cui era inciso il preambolo della Costituzione della FAO, che spiega, in sei lingue,  il ruolo dell’organizzazione nel mondo: Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. La sua missione è sconfiggere la fame, l’insicurezza alimentare e la malnutrizione, affinché in tutto il mondo ogni essere umano disponga di alimenti sicuri e di sostanze nutritive sufficienti per condurre una vita attiva e in buona salute. Eliminare la povertà, specialmente quella rurale, e portare avanti un progresso economico e sociale per tutti; attraverso l’aumento della produzione alimentare, la promozione dello sviluppo agricolo e di stili di vita sostenibili. Promuovere infine, l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali, a beneficio delle generazioni presenti e future.

La guida ci ha spiegato che la FAO non è nata in Italia bensì in Canada, il 16 ottobre 1945 con sede, provvisoria, a Washington. Quattro anni dopo, ci furono delle votazioni in Conferenza generale per stabilire la definitiva, si offrirono Svizzera, Stati Uniti, Italia e la sede centrale dell’ONU stessa. L’Italia vinse per due voti sugli Stati Uniti e nel 1951 ci fu il trasferimento dagli USA a Roma con due navi messe a disposizione dallo Stato italiano.

Nella biblioteca della FAO sono presenti più di un milione e mezzo di libri che trattano tematiche e argomenti tecnici molto specifici.  Continuando nel percorso abbiamo visto una scultura chiamata “L’arbre de vie” ossia l’albero della vita, realizzato nel 2010 dall’artista Carmelo Sciortino. Rappresenta la miniatura di un cipresso ed è rivestito da oltre 15000 tessere di mosaico in terracotta, eseguite a mano e di forma piramidale. Siamo poi entrati in un enorme atrio centrale sul cui pavimento era raffigurata una sorta di ruota colorata divisa in diciassette spicchi (Working for zero hunger): ciascuno di questi rappresenta uno dei 17 obiettivi che la FAO vuole raggiungere entro il 2030 (Agenda 2030 per eliminare completamente la fame nel mondo e per rendere il nostro pianeta più omogeneo dal punto di vista delle risorse alimentari (oggi ci sono infatti circa 840 milioni di persone malnutrite e un miliardo di persone in sovrappeso nel mondo). L’agenzia è però, intanto, riuscita a raggiungere altri traguardi tra cui l’eliminazione della peste bovina e dell’oncocerchiasi, malattia oggi curabile causata da una mosca che deposita le proprie larve sui bulbi oculari portando alla cecità gli esseri umani. In questo ambiente spesso si allestiscono delle mostre riguardanti temi e scopi della FAO: al momento c’era l’esposizione di un progetto giapponese sulle nuove tecnologie rispettose della natura e un altro legato alle Isole Svalbard. In questo enorme spazio era presente anche la statua “La morte e il pianto” in ricordo di Alan Kurdi, il piccolo profugo siriano di tre anni annegato davanti alla spiaggia di Bodrum in Turchia. L’opera, dello scultore Luigi Prevedel, fu donata da Papa Francesco per la giornata mondiale dell’alimentazione nell’ottobre del 2017.

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Roma. Studenti nella sede della FAO

Nell’edificio sono presenti 25 sale conferenze. Noi, per prima, abbiamo visto quella donata dagli Emirati Arabi Uniti, la penultima nata, che è una sala media. Qui sono presenti sei cabine di interpretazione simultanea nelle sei lingue ufficiali, ed un grande schermo per collegarsi in videoconferenza con cinque/sei Paesi contemporaneamente. La sala ha elementi stilistici ed architettonici che richiamano lo Stato donatore: sagome di palme, pali verdi che rappresentano queste piante ed una scanalatura che si riempie d’acqua e viene illuminata, che vuole simboleggiare un’oasi nel deserto. Particolare il fatto che ogni Stato che ha donato la sua sala di rappresentanza l’ha progettata e arredata a proprio gusto.

Abbiamo poi visto anche la Sala Rossa e la Sala Verde, entrambe contenenti 800 posti. Nella Sala Rossa era in atto una conferenza. Di solito è qui che si riunisce il Consiglio: 49 Stati lo compongono a rotazione, ogni tre anni. La Sala Verde è stata ristrutturata nel 1999 ed ha un aspetto molto dinamico. Ognuna di queste due sale è arredata con accessori, mobili e poltrone del rispettivo colore. Infine siamo entrati nella Sala Plenaria (molto grande, ha 1180 posti), donata dallo Stato italiano insieme a quelle Verde e Rossa. In quest’ultima, ad ogni fine mandato, si elegge il Direttore generale. Questa sala, inaugurata nel 1951, è molto ampia; la parte che ci ha colpito di più è stata il soffitto dove è un’opera d’arte in ceramica, il cui disegno, bianco con contorni dorati su uno sfondo blu, ricorda delle astronavi in un cielo stellato. Ai lati c’erano due grandi schermi e lungo uno dei lati lunghi c’erano tutte le 194 bandiere degli Stati che fanno parte della FAO. Questa stanza, la più importante, è destinata ad ospitare le conferenze di maggiore spicco, ad esempio qui è avvenuto nel 1996 il discorso di Fidel Castro, dittatore comunista cubano, il quale accusava i Paesi ricchi con un’economia capitalista di non conoscere la fame e di non fare nulla per estirparla.

La guida ci ha spiegato che cosa fa e che cosa ha fatto la FAO nel passato. Ad esempio ha imposto di indicare sulle etichette dei prodotti del supermercato tutti gli ingredienti e la loro provenienza. La FAO raccoglie, inoltre, dei dati e li studia, risolvendo vari problemi nel mondo e attua progetti mettendo a disposizione esperti, tecnologia e strumenti. È anche in prima linea contro l’inquinamento. Infine Giancarlo ci ha spiegato per portare gli alimenti dove serve, c’è un’altra agenzia “sorella” della FAO che si chiama WORLD FOOD PROGRAMME che se ne occupa.  Siamo poi saliti all’ultimo piano, un enorme terrazza da dove  ammirare il fantastico panorama di Roma. Era bellissimo! Il nostro sguardo spaziava tra il Colosseo, il Circo Massimo, il Celio, le terme di Caracalla e il Palatino. Questa è stata una buona occasione per riposarsi un po’ prima di ritornare a scuola, causa mal tempo.

Questa visita ci è piaciuta molto perché siamo stati nel luogo di una delle più importanti agenzie dell’ONU che, tra l’altro, si trova vicino a noi, proprio nel nostro Paese e l’emozione che abbiamo provato è stata simile a quella avuta quando siamo stati al Senato della Repubblica e alla Camera dei Deputati. Ringraziamo dunque i professori per averci offerto la possibilità di partecipare a questa uscita, in quanto abbiamo avuto la sensazione di essere, in qualche modo, in tutti i Paesi del globo contemporaneamente. Inoltre per alcuni questa è stata un’opportunità per immaginare un possibile futuro professionale. Questa visita ci ha fatto prendere maggiore coscienza della fame nel mondo. Non avremmo mai pensato che dietro le tre semplici lettere della parola FAO che avevamo studiato in geografia potesse nascondersi questo bellissimo mondo! Abbiamo capito che anche se non abbiamo tutto quello che hanno gli altri, non bisogna mai lamentarsi perché ci sono ragazzi che non hanno neppure da mangiare o da bere, altro che playstation, o un PC performante!

Classi 3^H e 3^I del tempo prolungato