l’istituto comprensivo “Corrado Melone” a Santa Marinella

0
573

Il 2 ottobre 2023, presso la parrocchia San Giuseppe di Santa Marinella, si è celebrato un evento eccezionale: “Morire di speranza”, un percorso di preghiera dedicato a chi, carico di sogni, ha lasciato la propria casa alla ricerca di un mondo più giusto, dove poter permettere ai propri figli di diventare grandi.

Sogni che troppo spesso si sono trasformati in tragedie immani ed in loro ricordo è stata gettata nel nostro bellissimo mare una corona di fiori in ricordo di donne, uomini e bambini morti nel tentativo di raggiungere una vita migliore. Quel nostro mare che un tempo era il mezzo di comunicazione e scambio fra popoli ed oggi è diventato un grande cimitero pieno di speranze affogate.

L’evento, mirabilmente guidato da don Salvatore, alla presenza del nostro Vescovo Mons. Ruzza, ha donato a tutti i presenti un momento di grande commozione. Bambini, ragazzi e adulti, raccolti in preghiera, hanno potuto godere del tepore che solo l’emozione, quella profonda che tocca il cuore, sa offrire. Naturalmente anche l’istituto comprensivo “Corrado Melone” ha voluto fortemente partecipare e una nutrita rappresentanza di alunni, insegnanti e genitori, accompagnati dal dirigente scolastico, ha preso posto nella stupenda cornice offerta dalla chiesa di San Giuseppe e tutti, a cuore aperto, hanno assistito con commozione alla celebrazione del ricordo che ha coinvolto cattolici, ortodossi, musulmani, atei … insomma tutti coloro per i quali la vita umana è importante, tutti letteralmente travolti dai brividi quando sono stati intonati struggenti canti in tante lingue. Ovviamente anche gli splendidi bambini della “Melone” hanno fornito il loro contributo.

Ciascuno dei partecipanti ha potuto liberare quella parte fragile ed umana che spesso teniamo privata, quella che ci fa avvertire l’altro come parte di noi, quella che, mutuando i versi di Venditti, diremmo: “ci fa sentire uniti, anche se non ci conosciamo”.

Il susseguirsi di momenti assolutamente toccanti ha acceso mille lucine di commozione negli occhi di grandi e piccoli ed ha colmato i nostri cuori di buoni sentimenti ed ottimi propositi.

Anna Maria De Blasio

Al momento di Preghiera, per i migranti morti in mare negli ultimi decenni, c’era una piccola rappresentanza della mia Scuola e poche altre persone di ogni provenienza e colore. Non ho visto molti altri ragazzi, come non ho visto tanta gente del posto o di altrove. Eppure mi sarebbe piaciuto osservare, accalcarsi all’ingresso della Chiesa o nello spazio antistante, tante persone che invece non c’erano. Ed allora mi sono chiesta: “Va tutto bene?”. Io, noi, siamo qui, sensibili verso le tragedie che in ogni tempo spingono esseri umani a sfidare pericoli, deserti, torture e discriminazioni nella speranza di avere un pezzetto di vita, degna, su questo pianeta. Si, noi ci siamo, noi riflettiamo, ci commuoviamo persino. Ma tutti coloro che non ci sono, perché non ci sono?

Certo, per noi singoli è dura sentirsi carichi di responsabilità, ma cosa manca nella nostra società, senza dubbio privilegiata, perché tanti si sentano estranei alle vicende di loro simili? Cosa io, tu, noi, non facciamo perché il mondo diventi un posto accogliente per tutti? Questo mi chiedevo mentre le cifre delle migliaia di annegati nel Mediterraneo risuonavano nella Chiesa di un paesino bellissimo, abitato da cittadini che ieri, sicuramente, avevano impegni molto più importanti di un momento di ricordo per questi morti senza nome, senza volto, senza una storia, ma che erano persone con un nome, un volto e una storia!

Rapian gli amici una favilla al sole…” disse qualcuno. Ma non per tutti. Cosa cercavano, infatti, gli occhi dei bambini mentre l’acqua nei polmoni li stava uccidendo in una agonia infinita e crudele? Non cercavano il sole, ma una mano tesa che li strappasse al buio della morte. Dov’erano le nostre mani? Sì, anche le nostre. Non solo quelle di tutti coloro che in quella chiesa mancavano, coloro che pensano che non sia affar loro la sofferenza di altri. Anche le nostre mani, di coloro i quali erano lì, a ricordare, a pregare, ad offrire fiori e pensieri … dove erano le nostre mani? La nostra anima non è salva solo perché eravamo lì. Se si muore ogni giorno di disperazione, a pochi metri dalle nostre coste, forse una serata in un paesino bellissimo dell’Italia “bene” è davvero troppo poco. Il nostro compito è ben altro. Muoverci sì, ma soprattutto smuovere, smuovere le menti, le coscienze, i cuori. Dobbiamo almeno provarci perché a santa Marienlla noi c’eravamo, ma non basta.

Liliana Addario