NEL MIRINO DELLA GUARDIA COSTIERA CITTADINI, IMPRENDITORI E ANCHE LA SCUOLA CORRADO MELONE.
L’indagine della Capitaneria di porto ora è davvero ad una svolta e a rischiare guai sono in tanti perché potrebbero esserci responsabili dopo la scoperta di liquami nel fosso Vaccina, dietro al palazzetto comunale.
A Ladispoli insomma la Guardia costiera, sotto la Direzione Marittima di Civitavecchia, è intenzionata ad andare a fondo a questa storia. Intanto sono già scattate le prime sanzioni che riguardano i proprietari di alcune abitazioni nella zona di via Yvon de Begnac, il nuovo complesso residenziale di via Sironi e forse un po’ a sorpresa anche l’istituto comprensivo Corrado Melone di piazza Falcone. Il forte sospetto dei marinai di Ladispoli-Marina San Nicola è che nel sottosuolo le reti fognarie non fossero a norma. Motivo per cui si sarebbe creato questo scenario di inquinamento provocato nelle scorse settimane dalla fuoriuscita di sostanze proibite direttamente all’interno del fiume che poi finisce la sua corsa a mare tra via Regina Elena e via Marco Polo. E per fortuna che siamo molto lontani ancora dalla stagione estiva, le conseguenze sarebbero potute essere diverse.
Non ci sono ancora volti in questa storia. Nel senso che non si sa ancora di chi sia la responsabilità di questo scempio. Però la capitaneria continua a muoversi a 360 gradi e la verità sembra assai vicina. I militari, guidati dal comandante Cristian Vitale, si erano portati sul posto dopo essere stati allertati da alcuni residenti richiamati dai miasmi insopportabili provenire dalle sponde del fiume Vaccina. La prima fase è stata quella di accertare la presenza di liquami, grazie anche all’ausilio dei tecnici dell’Arpa Lazio e poi anche di Acea e la bonifica del luogo con l’arrivo di alcune autobotti che hanno ripristinato la normalità in tempi record. Comune che si è messo subito a disposizione delle forze preposte. Ed ecco il secondo passaggio, ovvero quello delle attività investigative che hanno portato la capitaneria a scoperchiare una situazione di illegalità tramite diversi videoispeizioni avviate nella zona. Di chi siano ora le responsabilità si capirà già nelle prossime ore. Intanto sono scattati verbali da 800 a 3mila euro per diversi cittadini. Le multe però sarebbero anche più severe per quanto riguarda sia la palazzina di via Sironi, quindi con privati e imprenditori coinvolti nell’inchiesta, che la scuola Melone. Multe in alcuni casi fino a 60mila euro. Sarà eventualmente il tribunale di Civitavecchia a stabilirlo.
Le prime reazioni. «Ho ricevuto un verbale salatissimo – conferma Riccardo Agresti, dirigente scolastico della Corrado Melone di Ladispoli – per danno ambientale. Naturalmente ho avvisato subito i miei uffici scolastici regionali di riferimento entrando in contatto con l’avvocatura dello Stato. Non sapevamo nulla di questa situazione, e forse non avremmo mai potuto saperlo in quanto noi siamo affittuari perché la struttura è comunale. Siamo d’accordo con le azioni intraprese dalla Capitaneria di porto perché sono a tutela dell’ambiente e in difesa dei cittadini. I nostri ragazzi ogni giorno sono impegnati nelle lezioni a sostegno dell’ambiente, perciò ritengo sia giusto fare chiarezza. Vedremo quello che accadrà, non credo sarà la scuola a pagare alla fine di questa storia ma non sono un legale e ci penseranno dei professionisti a risolvere il dilemma».
La domanda sorge spontanea: da quando la Melone non ha in regola le sue strutture per scaricare i liquami? Questo è un altro punto saliente dell’indagine che dovrà essere presto chiarito. Non sono da escludere a questo punto anche procedimenti penali a carico (al momento) di ignoti. C’è da ricordare che recentemente la guardia costiera ha fatto “visita” agli uffici comunali di Ladispoli per avere una mappatura dettagliata dell’area dei nuovi appartamenti di recente costruzione ma soprattutto per capire se gli allacci fognari siano a norma oppure no. Ed è entrata in possesso di vari documenti sulle recenti costruzioni.
A Cerveteri in questi anni la capitaneria era intervenuta in numerose aree del territorio sempre per criticità legate ai sistemi fognari e al conseguente sversamento di liquami nelle condotte dell’acque chiare o addirittura direttamente nei fossi come in quello del Manganello e del Marmo. In quel caso venne interessata la Procura della Repubblica di Civitavecchia che andò con la mano pesante e la storia, a quanto pare, è destinata a ripetersi.