L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE CONSUMA ENERGIA COME UNA NAZIONE INTERA

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L’IMPATTO AMBIENTALE DI AI SECONDO LA RICERCA: CRESCITA ESPONENZIALE DI C02 E DI CONSUMI ENERGETICI.

di Maurizio Martucci

Grazie anche ad Alphabet della holding Google e Microsoft fondata da Bill Gates, con il lancio di ChatGPT di OpenA dal “2022 e del 2023 l’intelligenza artificiale (AI) ha assistito a un periodo di rapida espansione e di ampia applicazione su larga scala“, a livello mondiale i numeri dicono”100 milioni di utenti in 2 mesi“. Certamente un record!

Ma con quali ripercussioni nei consumi da un punto di vista energetico?

Tradotto in numeri, 6,5 kW per server, il consumo giornaliero di elettricità ammonterebbe a 80 GWh, il consumo annuo a 29,2 TWh, cioè esattamente quanto consuma un’intera nazione come l’Irlanda. Lo riporta una ricerca dal titolo “La crescente impronta energetica dell’intelligenza artificiale” appena pubblicata su Joule, rivista scientifica mensile sottoposta a peer review pubblicata da Cell Press, editore scientifico di oltre 50 riviste scientifiche con sede a Cambridge. L’autore dello studio è Alex de Vries (dottorando presso la VU Amsterdam School of Business and Economics e fondatore di Digiconomist, società di ricerca sulle tendenze digitali) che, al termine dello studio dichiara di non avere conflitti d’interessi. In un altro studio del 2019, i ricercatori dell’Università di Amherst Massachusetts avevano dimostrato che l’intelligenza artificiale inquina molto di più di un’automobile (“la sola fase di apprendimento degli algoritmi di un qualsiasi sistema di AI brucia oltre 284 tonnellate di anidride carbonica ed è una cifra destinata ad aumentare in maniera esponenziale“), si, proprio le automobili messe al bando dall’Europa nel 2035 per le produzioni benzina e diesel, per cui nelle Smart City si stanno costruendo ZTL allargate e Città dei 15 Minuti in favore di CO2 e risparmio energetico. Mentre sempre l’Europa spinge invece per la transizione digitale.

Queste però le più recenti conclusioni scritte su Joule: “Sebbene il futuro esatto del consumo di elettricità legato all’intelligenza artificiale rimanga difficile da prevedere, gli scenari discussi in questo commento sottolineano l’importanza di mitigare le aspettative sia eccessivamente ottimistiche che eccessivamente pessimistiche. L’integrazione dell’intelligenza artificiale in applicazioni come Ricerca Google può aumentare significativamente il consumo di elettricità di queste applicazioni. Tuttavia, è probabile che vari fattori legati alle risorse freneranno la crescita del consumo globale di elettricità legato all’intelligenza artificiale nel breve termine. Allo stesso tempo, è probabilmente troppo ottimistico aspettarsi che i miglioramenti nell’efficienza dell’hardware e del software compenseranno completamente eventuali cambiamenti a lungo termine nel consumo di elettricità legato all’intelligenza artificiale. Questi progressi possono innescare un effetto di rimbalzo in base al quale una maggiore efficienza porta ad un aumento della domanda di intelligenza artificiale, aumentando anziché ridurre l’utilizzo totale delle risorse. L’entusiasmo per l’intelligenza artificiale del 2022 e del 2023 potrebbe essere parte di tale effetto di ripresa, e questo entusiasmo ha messo la catena di fornitura dei server AI sulla buona strada per fornire un contributo più significativo al consumo di elettricità dei data center a livello mondiale nei prossimi anni. Inoltre, il miglioramento dell’efficienza potrebbe anche potenzialmente sbloccare un inventario significativo di GPU più vecchie e inutilizzate, come quelle precedentemente utilizzate nel mining della criptovaluta Ethereum, da riutilizzare per l’intelligenza artificiale. Pertanto, sarebbe consigliabile che gli sviluppatori non solo si concentrassero sull’ottimizzazione dell’intelligenza artificiale, ma considerassero anche in modo critico la necessità di utilizzare l’intelligenza artificiale in primo luogo, poiché è improbabile che tutte le applicazioni trarranno vantaggio dall’intelligenza artificiale o che i benefici supereranno sempre i costi.

Le informazioni sull’utilizzo delle risorse per i casi in cui viene applicata l’IA sono limitate.” Dalla transizione digitale, infine, sappiamo poi che:

• in Italia ASSTEL (il ramo di Confindiustria delle Telecomunicazioni) in un rapporto fornito dal Politecnico di Milano, AGCM certifica come per il 5G “si avrebbe un impatto ambientale significativo (…) con una produzione maggiore di C02 pari a circa 166.000 tonnellate all’anno e circa 601 GWh/anno di maggiori consumi energetici”, rifugiandosi nel falso mito di una proporzione inversa secondo cui aumentare l’elettrosmog abbasserebbe sia l’emissione di CO2 che i consumi energetici, temi a cuore all’Agenda 2030 dell’ONU;

• in Cina, dove il 5G è il più avanzato al mondo e i limiti non sono certo quelli prudenziali italiani, per via delle 410.000 Stazioni Radio Base dell’Internet delle cose si rischia il blackout, tanto che una filiale di China Unicom spegne le antenne ZTE 5G almeno di notte, tra le 21:00 e le 9:00 “per ridurre i costi dell’elettricità nella città di Luoyang“.

• Uno studio di Huawei afferma poi che il 5G utilizza fino a tre volte e mezzo più energia rispetto all’infrastruttura 4G. “Il consumo di energia è destinato ad aumentare notevolmente se il 5G viene implementato nello stesso modo in cui lo erano 3G e 4G“, ha replicato Erik Ekudden, CTO di Ericsson. Mentre Vertiv, società dell’Ohio quotata in borsa e specializzata nella consulenza di infrastruttura tecnologica, aveva previsto come nel 2022 essendo nel mondo ben 28,5 miliardi di dispositivi connessi, “gli operatori delle telecomunicazioni dovranno diventare più aggressivi nell’implementazione di tecnologie di risparmio energetico per mitigare l’impatto sui costi operativi derivante dal maggior consumo di energia della tecnologia 5G. Il passaggio al 5G probabilmente aumenterà il consumo totale di energia della rete del 150-170% entro il 2026, con i maggiori aumenti nelle aree di data center macro, nodo e di rete.“

• Infine, nel 2020 nel Senato del Parlamento Francese la Commissione per la Pianificazione e lo Sviluppo Regionale Sostenibile ha certificato come “il digitale è stato responsabile del 3,8% delle emissioni globali di gas serra nel 2018 e del 4,2% del consumo di energia primaria; 44% di questo impatto carbonio sarebbe dovuto alla fabbricazione dei devices e il 56% al loro utilizzo“. Motivo per cui all‘Alto Consiglio per il Clima viene chiesto “che sul 5G si faccia finalmente uno studio completo dei suoi impatti“.