A cura del Dottor Professor Aldo Ercoli
Negli ultimi quindici anni le urolitiasi (calcolosi renale) sono passate dal 12% al 22%. L’incidenza più alta resta sempre quella tra i 30 ed i 50 anni, anche se tende ad abbassarsi e non avere più quella netta prevalenza nel sesso maschile come in passato.
A prescindere dai fattori legati alla natura chimica del calcolo (sui quali certamente ritorneremo) vanno sottolineati, riguardo all’epidemiologia, i fattori generali: idratazione, alimentazione, familiarità, malformazioni delle vie urinarie, iperparatiroidismo primitivo.
Vi sono poi le misure generali comuni a tutte le urolitiasi. Basta bere molta acqua? Va sottolineato che se si vuole eliminare spontaneamente un calcolo è necessario con l’ecografia conoscere le sue dimensioni (il diametro deve essere inferiore ai 6 mm) la sede (i calcoli siti nella pelvi ed uretrali sono eliminati più facilmente) e la salinità (i calcoli a base di sali di calcio sono poco solubili).
E’ vero che la terapia idroponica con acqua a basso contenuto di calcio o con acque minerali leggere è importante: perché la quantità ingerita deve essere sufficiente a mantenere un Peso Specifico (P.S.) urinario intorno ai 1015. Ma basta? Occorre anche ridurre la dispersione idrica (sudore), ossia ridurre l’esposizione al sole e la permanenza in ambienti (quali ad esempio le saune, la palestra etc..) che comportano un’eccessiva sudorazione.
Oggi pochi medici suggeriscono ai pazienti di favorire l’eliminazione spontanea con alcune attività fisiche: il salto con la corda, l’equitazione, la discesa di corsa dalle scale, scosse ripetute al tronco… eppure sono tutte misure utili (sempre nel caso che si tratti di calcoli del diametro inferiore ai 6 mm).
E’ importante poi conoscere la natura chimica del calcolo (es. del sedimento urinario) perché quelli più frequenti sono i calcoli fosfatici (fosfato di calcio e/o fosfo-ammonio-magnesio, detti anche fosfati tripli; sono bianchi, molli, lisci e si formano in urine alcaline con PH > 6.5), i calcoli uratici (di acido urico, rossastri, variegati, presenti nelle urine acide PH < 5.5) e quelli di ossalato (ossalato di calcio, di colore nero-brunastro, duri, dall’aspetto di mora, presenti in urine alcaline).
Più rari i calcoli di cistina (giallastri, insorgenti in urine acide) e quelli di xantina (bruni, lisci, friabili, anch’essi si formano in urine acide con Ph < 5.5). Da quanto detto risulta evidente quanto sia importante valutare sia il P.S (peso specifico) che il Ph urinario. La calcolosi con urine alcaline porta molto spesso a flogosi (infezioni) da Proteus, Klebsiella, Pseudomonas.
Ciò avviene spesso in giovani donne che dovrebbero assieme alla terapia antibiotica mirata (antibiogramma), assumere molto limone (abbassa il Ph) ed evitare caffè, alcol, noci, noccioline, legumi ed uova. Viceversa nelle nefrolitiasi con Ph acido (<5.5) occorre alcalinizzare le urine con il bicarbonato di sodio (c’era una volta la Citrosodina) ed evitare i diuretici. Quali consigli dietetici nei vari tipi di calcoli?
In quelli fosfatici, per acidificare le urine al fine di alcalinizzare il Ph urinario, vanno consigliate (se non vi sono altre controindicazioni) le carni rosse, i pesci, il pollo, l’agnello, le frattaglie. Da incoraggiare è anche l’uso dei cereali (contengono acido fitico che si lega con il calcio urinario) ed i frutti di bosco, specie i mirtilli che riducono il calcio nelle urine.
Da usare con moderazione i cibi neutro-alcalini ricchi di calcio e vit D (latte, latticini, legumi secchi). Discorso opposto per quanto riguarda i calcoli a base di acido urico (uratici).
Poiché l’acido urico è 10 volte più solubile con un Ph alcalino urinario > 6.5 sono sconsigliate tutte le carni rosse, i formaggi piccanti e freschi, le interiora, le sardine, le uova di pesce. Da utilizzare con moderazione le carni bianche (pollo, tacchino), i molluschi ed i crostacei, il latte acido (meglio quello scremato o lo yogurt).
I cibi consigliati sono la pasta, i cereali integrali, le uova, il riso e le patate. Non vi sono controindicazioni per il thé ed il caffè. Per quanto riguarda i calcoli di ossalato sono sconsigliati gli agrumi, i cavoli, il rabarbaro, gli asparagi, gli spinaci, il prezzemolo, le fave, i fagiolini, il thé, il caffè, il cioccolato, i ravanelli ed i fichi secchi. Consigliate invece carni, pesci, uova, pane, fagioli, carciofi, nespole e ananas.
Un’ultima nota la vorrei dedicare all’ipercalcemia dovuta all’iperparatiroidismo primario, patologia troppo spesso trascurata che talora porta ad insufficienza renale cronica. Non sono affatto rari i casi in cui l’unico sintomo clinico è la calcolosi renale recidivante.
Oltre a ridurre con la dieta il latte, i latticini, i formaggi, le nocciole ed i fichi secchi occorre eseguire indagini cliniche appropriate ed affidarsi ad un endocrinologo.