La libertà, insieme alla vita, come ha annunziato Locke, è un valore indisponibile dell’uomo e della società
di Antonio Calicchio
“Non vi è parola che abbia ricevuto maggior numero di significati diversi, e che abbia colpito la mente in tante maniere come quella di libertà. Gli uni l’hanno intesa come la felicità di deporre colui a cui avevano conferito un potere tiranno; gli altri, come la facoltà di eleggere quelli a cui dovevano obbedire; altri ancora, come il diritto di essere armati e di poter esercitare la violenza; altri infine come il privilegio di non essere governati che da un uomo della propria nazione, o delle proprie leggi … E’ vero che nelle democrazie sembra che il popolo faccia ciò che vuole; ma la libertà … non consiste affatto nel fare ciò che si vuole. In uno Stato, vale a dire in una società dove c’è il diritto, la libertà può consistere soltanto nel poter fare ciò che si deve volere, e nel non essere costretti a fare ciò che non si deve volere. Bisogna fissarsi bene nella mente che cosa è l’indipendenza, e che cosa è la libertà. La libertà è il diritto di fare tutto quello che le leggi permettono; e se un cittadino potesse fare quello che esse proibiscono, non vi sarebbe più libertà, perché tutti gli altri avrebbero del pari questo potere”. (Montesquieu, Lo spirito delle leggi)
Propongo, quale fonte di riflessione, in occasione della ricorrenza del 25 aprile, taluni passi, sulla libertà, tratti dall’opera Lo spirito delle leggi (De l’esprit des loix, titolo originale), pubblicata, in prima edizione, nel 1748, del giurista e filosofo francese il barone di Montesquieu. Detti passi concernono la trad. it. di Boffito Serra, ed. Rizzoli, 1989, vol. II, libro XI, capitoli II e III.
Giova sottolineare preliminarmente, al riguardo, che secondo l’illuminismo, il principio fondativo di ciascun essere umano è la ragione. Perciò, l’illuminismo, se, da un lato, mira ad affrancare gli uomini da vincoli e pregiudizi propri della tradizione, dall’altro, propugna l’uguaglianza giuridica tra loro, in quanto esseri razionali, nonché la tolleranza nei confronti degli errori e debolezze. Però, vi è chi, come Montesquieu (1689-1755), difende l’apparato politico tradizionale e individua nella filosofia illuministica il rischio di una involuzione assolutistica. Egli, nell’apprezzare la critica illuministica all’assolutismo politico e religioso, intuisce che le nazioni non debbano abbandonare lo “spirito delle leggi”, su cui ciascuna poggia, né debbano negare l’esplicazione della libertà.
Tuttavia, nella nostra era, in generale, e nella giornata del 25 aprile, in particolare, si odepronunziare la parola libertà da più parti, con esasperata ripetitività e sovente in maniera inopportuna. La politica, i mass media, i social network, gli intellettuali si adoperano, con sofisticata retorica, a celebrare siffatto nobile e supremo ideale, appropriarsene edevidenziarne ogni risvolto. Eppure, esso, nell’epoca drammatica e travagliata che attraversiamo, resta un mito, una utopia.
Manca la libertà in più di 2/3 del pianeta e manca pure la democrazia, che costituisce il suo naturale presupposto, lo spazio unitario in cui una comunità di persone autenticamente libere può evolversi. La questione non è concettualmente e storicamente irrilevante, dal momento che attiene ad ogni livello, centrale e locale. Perfino, nei piccoli centri, libertà e democrazia, lungi dall’essere cultura e pratiche istituzionali, altro non sono se non vacue e indarne parole, di cui la politica si ammanta, soprattutto in concomitanza di competizioni elettorali.
Libertà non vuol dire esercitare, ogni 5 anni, il proprio costituzionale diritto di voto, tanto più in contesti non di rado costellati di clientelismo, vassallaggio e affarismo. Libertà non soltanto è partecipazione cosciente e continua all’amministrazione della cosa pubblica, possibilità di revoca di un mandato, ove la fiducia che ne era alla origine non abbia più modo di esistere, potere effettivo di ciascuno di interessarsi ed incidere realmente sulle problematiche che lo investono e postulano un rinnovamento nella qualità della sua vita, ma è primamente diritto inviolabile di esprimere, in ogni modalità e qualsivoglia tema, il proprio pensiero. Per questo, i cittadini non debbono avere timore di parlare, bensì con rispetto e dignità, ma anche con risolutezza e determinazione.
In questa luce si innesta proprio la giornata del 25 aprile, la quale, rievocando la fine di regimi illiberali e totalitari, deve indurre a superare inderogabilmente ogni sistema di rapporti fra potere e cittadini che sia atipico, in cui predomina la logica dell’autoritarismo angusto e senza respiro, con ricadute di frequente paradossali e inaccettabili, per pervenire ad un giudizio oggettivo del concreto bene collettivo, in vista di annodare ad esso la condotta civile e democratica di ciascuno.
La libertà, insieme alla vita, come ha proclamato Locke, rappresenta assiologicamente un principio fondamentale e intangibile, che irradia il soggetto e la collettività: senza la libertà, una persona non può nemmeno qualificarsi tale, giacché un individuo condizionato e coartato scivola ineluttabilmente ad uno stadio subumano.
Dal punto di vista storico, il secolo scorso è stato caratterizzato dalla esistenza dello Stato totalitario, incarnato dal fascismo, in Italia, dal nazismo, in Germania, e dallo stalinismo, in Russia, le cui precipue caratteristiche si sintetizzano nella concentrazione dei poteri in un “Capo”, nella presenza di una ideologia esclusiva e nel dominio totale, appunto, di ogni ambito della società, mentre le sue principali cause efficienti riposano nella crisi economica, nel malcontento popolare, nello stato di insicurezza sociale e nella inconsistenza degli organi governativi. Ma a questo periodo ha fatto seguito, lungo il corso della seconda metà del ‘900, il fiorire e prevalere dello Stato democratico, incastonato eradicato sugli irrinunziabili valori della Costituzione, del pluralismo e della libertà.
Pertanto, se un potere o una istituzione pubblica tentasse iniquamente di ledere o sopprimere il bene inalienabile della libertà, allora deve essere senza dubbio stigmatizzato, contrastato e fermato.
Buon 25 aprile.