Lettera aperta all’assessore Croci da un residente di Cerenova

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Spettabile Assessore Croci, sono un residente di Cerenova. Tempo fa ho letto su L’Ortica un’intervista a lei, se non erro, avendo la delega al turismo, nella quale si parlava della necessità di un rilancio turistico di Cerveteri e del suo territorio, inserendoli addirittura nei circuiti internazionali. Veniva giustamente fatta presente la mancanza di strutture ricettive, tranne qualche B&B, il voler rilanciare il moribondo paese di Cerveteri e il suo litorale, cioè la Marina. Bene. Benissimo. Ma qualora ci fossero adeguate strutture ricettive, chi pensate potrebbe venire e addirittura tornare alla Marina, visto lo stato pietoso in cui versa? Dalle foto che ho allegato risulta evidente il totale degrado in cui versano sia Cerenova che Campo di mare (non fotografato). Degrado paradossalmente concentrato nella zona dei negozi su Via Sergio Angelucci, dove si concentra ovviamente la maggiore affluenza di persone e ipotetici turisti, oltre a bar, gelaterie, pizzerie e altre attività. Erbacce che crescono indisturbate da anni, marciapiedi e passaggi che portano ai negozi distrutti dalle radici dei pini di cui nessuno si cura, diventati ormai pericolose trappole per tutti, anziani e non; vecchi lampioni stradali arrugginiti, rotti e pericolanti. Erbacce ovunque. Si sono spesi soldi per una inutilissima e demagogica pista ciclabile che nessuno frequenta, come era ampiamente prevedibile. Non si potevano destinare quei fondi a ridurre almeno un po’ l’avvilente aspetto di Cerenova? Per non parlare poi della vergognosa situazione del lungomare e degli spazi dei parcheggi. Quando piove si formano più pozzanghere che laghi in Finlandia, la sabbia ha creato vere dune nelle quali c’è sempre qualcuno che rimane intrappolato con l’auto e che, se venissero spianate, incrementerebbero notevolmente i posti disponibili. Manca anche un minimo servizio igienico e di ristoro pubblico. Rilancio turistico? Mah…

La saluto e ringrazio per l’attenzione prestatami, se è arrivato a leggere fin qui.

                                                                                                          Ferruccio Iori