Lettera aperta al Sindaco di Santa Marinella

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unione nazionale inquilini

Il segretario Unione Nazionale inquilini, Massimo Pasquini, scrive al Sindaco Tidei in merito alla tentata occupazione dell’ex residence Eucalipto.

Egregio Sindaco,
ho seguito con attenzione quanto accaduto lo scorso 7 novembre, con l’occupazione temporanea di uno spazio esterno ad un immobile ex residence, che ha prodotto una serie di prese di posizione da parte sua e di esponenti della sua Giunta.
Io credo che si debbano abbandonare le prove muscolari e una narrazione da Lei fatta di occupanti come degli irresponsabili, manovrati e strumentalizzati.
In realtà quella occupazione ha aperto un cono di luce su una situazione incancrenita e su un problema che da qualunque parte si veda comunque esiste e va affrontato, magari prendendosi ognuno le proprie responsabilità e non andando in giro a fare passarelle su televisioni e giornali locali nel corso delle quali allontanare da se stesso qualsiasi responsabilità e anzi portando avanti una campagna, a volte anche denigratoria, tutta impostata su una legalità violata.
Una legalità violata sulla quale dovremmo metterci d’accordo e non essendo giudici né io, né tantomeno lei, dovremmo lasciare che della questione relativa agli eventuali reati se ne occupi la magistratura e in quella sede saranno verificati i fatti.  A me in questo contesto interessa affinare la questione della legalità perché a mio dire non si esplica solo negli articoli del codice civile e penale ma assume connotazioni più ampie e dato che parlo ad un Sindaco e non ad un giudice le pongo un’altra visuale che vengo ad esporle. Mi creda non è lana caprina e non è questione slegata dalla questione sociale sollevata dalla occupazione del 7 novembre u.s e della sua derubricazione a questione di ordine pubblico, come da Lei fatto.
Perché il punto fondamentale non è se quella azione era legale o meno, probabilmente illegale ma se la legalità può essere usata come unica chiave di lettura ai fini dell’ approccio al disagio sociale e al diritto alla casa.
Le illustro quanto segue:
A livello nazionale i bisogni abitativi, oggetto delle politiche abitative, non risultano dotati di un’espressa tutela costituzionale al pari di altri diritti come quello alla salute (art. 32) o il diritto al lavoro (art.35), sebbene la giurisprudenza costituzionale ne abbia riconosciuto la valenza di diritto sociale attinente alla dignità e alla vita di ogni persona (cfr. ex plurimis sentenze n. 106/2018, n. 28/2003 e n. 520/2000).
Analogamente agli altri diritti sociali anche il diritto all’abitazione risulta, tuttavia, “condizionato” finanziariamente e non ha ottenuto, come accaduto invece per il diritto alla salute, una parametrazione in termini di livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale.
A livello europeo il diritto all’abitazione ha una connotazione decisamente più forte, rientrando a pieno titolo nella sfera dei diritti fondamentali, strumentali al perseguimento di un livello di vita dignitoso, oltre che alla lotta alle diseguaglianze, alle discriminazioni ed alle esclusioni. Tale diritto si colora di particolari sfumature lì dove coniugato con la tutela di soggetti bisognosi di una particolare protezione, in quanto anziani, famiglie a basso reddito, con persone disabili, minori, rifugiati o richiedenti asilo. In questa direzione diversi sono stati gli approdi giurisprudenziali della Corte di Strasburgo, nonostante il diritto all’abitazione non sia espressamente menzionato nella Convenzione dei diritti dell’uomo (Cedu). Ciò è stato possibile attraverso l’estensione dell’ambito applicativo dell’art. 8 che tutela la vita privata e familiare.
Quanto sopra rappresenta un punto fermo assai importante, soprattutto se lo si considera alla luce dell’apertura del diritto interno alla Carta Cedu, operata in particolare dalle cd. pronunce gemelle (n. 348 e 349/2007) della Corte Costituzionale, che hanno reputato tali disposizioni utilizzabili come norme interposte, che consentono al giudice comune di rimettere la questione davanti alla Consulta per contrasto con l’art. 117 della Cost1., ogni qual volta la norma interna risulti non in linea con le disposizioni contenute nella suddetta Carta e tale antinomia non sia risolvibile in chiave ermeneutica.
Diversamente dalla Carta Cedu, la Carta sociale europea (Cse), nel testo novellato nel 1996, prevede espressamente all’art. 31 la tutela del diritto all’abitazione e impone agli Stati firmatari una serie di adempimenti complessivamente finalizzati ad assicurare l’accesso ad un’abitazione di livello sufficiente a consentire un tenore di vita dignitoso per tutti e, nello stesso tempo, a ridurre al minimo lo status di senza tetto. Trattasi, a tutti gli effetti, di un impegno che deve essere onorato da parte degli Stati firmatari e l’avvenuto rispetto deve essere verificato da parte del Comitato europeo dei diritti sociali. Quest’ultimo svolge, a tal fine, attività di monitoraggio sulla normativa vigente in materia nei diversi Paesi, oltre che sullo stato di attuazione delle politiche pubbliche di settore ed emana pronunciamenti, sotto forma di raccomandazioni, allo scopo di assicurare, in particolare, l’applicazione di criteri non discriminatori per l’accesso all’abitazione.
Il diritto all’abitazione è previsto espressamente non solo dalla Cse ma anche nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue (Cdfue), all’art. 343, che disciplina l’assistenza sociale ed, in particolare, l’assistenza all’abitazione, da intendersi quale insieme di interventi finalizzati a consentire la vita delle persone in un ambiente dignitoso, anche per coloro i quali non dispongano di mezzi sufficienti per accedere al mercato immobiliare.
Il combinato disposto degli articoli 31 della Cse e 34 della CdfUe conduce ad una lettura del diritto all’abitazione in chiave più pregnante e chiama i giudici nazionali all’applicazione delle disposizioni europee, proprio in considerazione dei limiti della tutela prestata dall’ordinamento interno, che, nell’interpretazione costituzionalmente orientata, condiziona la “giustiziabilità” di tale diritto alle risorse presenti in bilancio, essendo lo stesso qualificabile, come detto sopra, in termini di diritto sociale finanziariamente condizionato.
Anche la Corte di Giustizia si è espressa in questo senso, ritenendo che il diritto all’abitazione sia un diritto fondamentale da ricomprendere nell’ambito delle politiche di inclusione sociale, oggetto di competenza concorrente Ue – Stati membri, i quali ultimi dovrebbero fornire indicazioni anche sulla concreta garanzia del diritto all’assistenza abitativa.
Come vede se parliamo di legalità dovremmo allargare il contesto e un Sindaco dovrebbe approcciare alle questioni sociali non fermandosi al lucchetto da aprire di un immobile sfitto da anni e lasciato degradare, questo sì vero insulto alla programmazione urbanistica, territoriale e al decoro.
Se a seguito dell’occupazione si fosse anche solo accelerato la nascita di una Città della salute, visto che Lei ne parlava ad esempio già in una intervista il 22 marzo 2019, sarebbe stato già un risultato, poi vedremo se i fatti daranno sostanza alle sue recenti dichiarazioni.
Come ho già scritto formalmente le persone che hanno occupato sabato 7 novembre hanno fatto un atto illecito ma nella sostanza senza quell’atto oggi non si sarebbe aperta pubblicamente una questione che va affrontata purtroppo anche a Santa Marinella.
Lei dovrebbe capire questi gesti, magari criticarli ma capirli, del resto lei viene da una storia politica del Pci che ha visto anche lotte con atti illegali ma propedeutiche al miglioramento delle condizioni di vita, ad esempio l’occupazione della Fiat e il mai troppo compianto Enrico Berlinguer che andava alla Fiat a sostenere gli operai occupanti. Berlinguer non era andato a dileggiarli e a scacciarli da quella forma di lotta. Fatte le dovute differenze mi sembra un paragone chiaro. Questo mi aspetto da un Sindaco la capacità di trovare soluzioni e di entrare in connessione con i suoi cittadini a partire da quelli più deboli.
Ma io intendo offrirle un’altra visuale almeno equipollente ma che compete a lei come Amministratore e come politico.
Perché a Santa Marinella vi è una forte precarietà abitativa segnalata anche ma non solo dalle oltre 80 famiglie in graduatoria, e quelle oltre 80 famiglie in una città di circa 19.000 famiglie se rapportate alla popolazione, ad esempio, di Roma Capitale sarebbero oltre 10.000 e a Roma le famiglie in graduatoria sono circa 13.000. Questo per rappresentarle che la situazione è davvero grave e lei da Sindaco non può esimersi dalle responsabilità o addossarle esclusivamente ad altri tipo Ater e Regione, che pure hanno le loro responsabilità.
Vede Sindaco l’articolo 42 della Costituzione sancisce il diritto alla proprietà privata ma dice anche che questa “è garantita dalla legge che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e renderla accessibile a tutti”.  Quello che è mancato in tutte le sue interviste che ha rilasciato è stato il forte richiamo a quei proprietari privati e pubblici che nel suo territorio della funzione sociale di quegli immobili. Lei invece ha parlato a senso unico senza mai avere il coraggio o la voglia di intaccare quella rendita immobiliare e coloro che detengono per anni immobili chiusi magari in attesa di venderli a soggetti pubblici che garantiranno loro una redditività altrimenti inarrivabile. Dove e quando lei ha richiamato alla funzione sociale della proprietà privata immobiliare?
Infine. Lei in base alla legge 833/78 è anche responsabile della salute dei cittadini, anche di quei cittadini che vivono in condizioni di grave disagio abitativo e sociale. Spetta a lei dare risposte in tempi brevi. Lei ha proposto di realizzare, anzi ha sollecitato Ater e Regione a realizzare 4 palazzine di case popolari nei terreni ex Arsial. Lei ha proposto cementificazione come dire buona ovvero fare case popolari, ma aldilà del fatto che non ha garantito che oltre quelle palazzine Ater non se ne aggiungeranno altre da parti di privati, lei sa benissimo che anche se iniziassero oggi i lavori di realizzazione si concluderebbe non prima di due anni e molti dei cittadini che lei stesso considera meritevoli, tenuto conto dell’emergenza sanitaria da Covid non possono attendere e mettere a repentaglio la propria salute.
A Santa Marinella insistono molti immobili interi inutilizzati riportarli o riconvertirli all’uso abitativo avrebbe tempi più brevi, si potrebbero effettuare recuperi con cooperative di autorecupero ai sensi della legge regionale del Lazio n.55 del 1998. Si potrebbe dare lavoro senza consumo di suolo.
Si può fare anche a Santa Marinella in un comune in dissesto. Questo purché si esca dalla fase delle polemiche anche pesanti e velenose da parte di tutti e si operi in un confronto aperto e partecipativo magari istituendo un tavolo al quale partecipino: il Sindaco, gli Assessori competenti, L’Ater. Credo che non avremmo problemi a partecipare al tavolo anche noi e il Comitato di Santa Marinella.
Sindaco sotterriamo l’ascia di guerra. Passiamo al dialogo le offro questo approccio ma chiarendo anche che qualora lei continuasse nella sua narrazione non potremmo che difenderci e sappia che non abbiamo alcun problema a sostenere una vertenza.
Meglio sotterrare l’ascia di guerra per il bene della Comunità di Santa Marinella.
Distinti saluti.
Massimo Pasquini
Segretario Nazionale
Unione Inquilini