L’esito del consiglio comunale aperto sul porto è stato molto deludente

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PORTO BENE COMUNE

Ad ascoltare le conclusioni del presidente dell’Adsp Musolino sembrerebbe che la notizia o meglio l’allarme rosso sulla crisi climatica, per attuare la transizione ecologica e mettere in campo in ogni settore le misure necessarie a fermare il disastro ambientale, non sia arrivata all’Autorità portuale.

Né tanto meno è arrivato l’eco del disagio dei lavoratori.
Nelle conclusioni ha eluso moltissime delle questioni che sono state sollevate nel corso degli interventi.

Infatti ha ignorato il progetto presentato al Mite di off shore eolico galleggiante da realizzarsi a 15 miglia al largo della costa, in grado di sviluppare 270 MW di potenza, energia rinnovabile alternativa ad ogni possibilità di sostituire il carbone con il gas. Il progetto ottiene il plauso da parte di sindacati, operatori economici, associazioni di categoria, comitati che si attivano per la sua realizzazione. L’assessora all’ambiente Lombardi sostiene convintamente e concretamente il progetto che rientra nell’aggiornamento del piano energetico regionale per quintuplicare entro il 2030 l’eolico installato nella regione.

E ancora Musolino ha ignorato completamente l’elettrificazione delle banchine, peraltro suo precipuo obbligo di legge, per la cui realizzazione il porto di Civitavecchia ha ottenuto nel PNRR 80 milioni di euro, erogabili entro il 2026. Il relativo piano, che dovrebbe finalmente mettere fine al micidiale inquinamento dei fumi delle navi, rimane ancora un mistero tenuto segreto nelle stanze dell’Autorità: alla faccia della trasparenza e della “sinergia” con la città.

Infine ha ignorato la richiesta di un confronto tra tutti i soggetti interessati a partecipare alla riconversione energetica del porto, per l’elaborazione di un percorso operativo comune finalizzato all’utilizzo razionale e più efficiente delle fonti rinnovabili e delle tecnologie verdi. Confronto che si rende necessario, come nel caso dei terreni interessati dal cambio di destinazione da uso agricolo che l’Adsp intenderebbe utilizzare per impianti fotovoltaici senza fornire informazioni ed elementi di valutazione in merito.

Sorprende la miopia con cui viene affrontata la questione ambientale e la riconversione energetica del porto.

Come non vedere che Civitavecchia può diventare un sistema modello di portualità, secondo gli standard più avanzati richiesti dal Green Deal europeo?

Come non vedere, come invece colto da tempo dalle forze vive della città e dagli stessi lavoratori ed operatori che oggi subiscono le conseguenze dell’uscita dal carbone e la crisi pandemica, che solo percorrendo queste nuove strade si possono creare nuove e importanti opportunità di occupazione?

Il porto non è, e non deve essere, una cittadella chiusa che non comunica con il resto della città, la barriera della divisione che tanto nuoce al territorio va abbattuta.

Noi che il porto lo consideriamo un nostro bene comune e che abbiamo subito sulla nostra pelle gli effetti della miopia con cui è stato gestito finora, non abbiamo intenzione di permetterlo.

Citta Futura e Comitato S.O.L.E.