Lega Spi/Cgil: l’unione fa la forza

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CON IL PROLUNGARSI DELL’ISOLAMENTO SI AGGRAVANO LE CONDIZIONI DELLE FASCE PIU’ FRAGILI DELLA POPOLAZIONE: INTERVENIAMO CON UN PIANO STRAORDINARIO PRIMA CHE LA SITUAZIONE PRECIPITI

Benissimo stanno facendo le nostre amministrazioni comunali, il mondo dell’associazionismo che cercano di fronteggiare l’emergenza corona virus sul versante sociale (consegna farmaci e spesa, colletta alimentare per famiglie bisognose etc), ma sta subentrando un fattore di aggravamento: il tempo dell’isolamento che è ormai chiaro a tutti si sta maledettamente allungando. Ci siamo attrezzati sui 100 mt, ma qui ci aspetta una maratona di vari Km (mesi). Siamo pronti? Noi siamo preoccupatissimi perché le difese individuali seppur fragili che finora hanno retto possono irrimediabilmente crollare. Cosa fare? Elenchiamo 5 punti importanti su cui lavorare

1.Le energie in campo: nelle nostre comunità ci sono 4/5 gestori di servizi sociali (cooperative) che operano da anni con i comuni di Cerveteri e Ladispoli, cui chiedere, (con i loro tecnici assistenti sociali, educatori, psicologi, pedagogisti, operatori) di studiare forme di assistenza agili ed innovative che si rivolgano agli utenti già in carico ma anche quelli potenziali che sono la maggioranza. Riflettiamo sul fatto che normalmente vengono raggiunti dai servizi meno del 10% degli utenti potenziali. Cosa significa? Che ci sono centinaia di persone (anziani, disabili, persone con fragilità mentali, famiglie con minori con patologie di varia natura) che in tempi normali si arrangiano con le risorse personali e delle proprie famiglie, risorse che oggi con l’isolamento sono sensibilmente ridotte.

2. Allargare il campo degli specialisti che possono dare una mano: oltre agli operatori dei gestori dei servizi ci sono tutti quegli professionisti che o lavorano a Roma o Civitavecchia o lavorano negli studi privati in loco. Vanno assolutamente coinvolti, chiedendo loro una mano in questi momenti di crisi.

3. collegare tutte queste risorse fra loro, coordinarle in un progetto di collaborazione con la regia delle istituzioni pubbliche (il distretto sociale è il luogo già deputato giuridicamente a compiti di coordinamento).

4. mettere appunto il progetto di intervento. Elenco qui alcuni delle azioni che possono essere messe in campo: utilizzare al meglio gli strumenti di “comunicazioni digitale e non” che abbiamo a disposizione (numero verde, video conferenze, consulenza telefonica giornaliera, laboratori di attività virtuali per ragazzi e disabili…….), aumentare assolutamente l’assistenza per i casi più gravi, dando fondo alle risorse economiche istituzionali, utilizzando e ampliando mezzi messi a disposizione dalla Regione, creare “task force” snelle, trovare modi per raggiungere utenti potenziali

5. coinvolgere l’intera cittadinanza (soprattutto il mondo dell’associazionismo di vario genere) in questo progetto: viviamo in due comunità di dimensioni relativamente piccole, dobbiamo assolutamente motivare chi non è coinvolto in prima persona, ma ha visto e vede le difficoltà dei vicini di casa, degli altri familiari a mettersi in gioco, segnalando eventuali problematiche.

Queste sono solo alcune idee, ma sono convinta che se ci si mette tutti insieme il progetto si arricchisce anche di altre iniziative. Quello che è certo è che per aiutare chi sta in difficoltà sui tempi lunghi serve un ampio fronte di energie, risorse, servizi, innovazioni (abbiamo già in Italia sperimentazioni su reti innovative che coinvolgono pubblico e privato e a Ladispoli si era messa appunto “La cittadella della solidarietà” ….) mettiamoci a lavorare insieme e quello che riusciremmo a sperimentare potrà servirci anche per il futuro.

23.03.2020 Spi/Cgil