“L’importanza della lealtà si impara a conoscerla da piccoli”.
Oggi ha ancora senso parlare di lealtà?
La lealtà è sempre stata una qualità molto importante dell’essere umano, fin dall’antichità. A dimostrarcelo i tantissimi esempi di onestà e correttezza presenti nella storia, ma anche nei libri e nel cinema: a tal proposito mi viene in mente il finale de “La Grande Guerra“ di Mario Monicelli, in cui uno dei due protagonisti preferisce venire giustiziato e diventare un eroe quando sente il nemico prendere in giro il compagno e gli italiani in generale: “E allora senti un po’, visto che parli così… Mi te disi propi un bel nient! Hai capito? Facia de merda!”. Ancora oggi continua a essere un valore molto importante nella nostra esistenza e iniziamo a capirlo già da piccoli, quando proviamo le prime delusioni e subiamo i primi tradimenti nelle amicizie.
Qual è il nemico più grande dell’onestà?
Credo che a renderci sleali e disonesti sia soprattutto il denaro, oggi più che mai: la nostra società, infatti, è fortemente influenzata dai soldi. Sono infinite le promesse non mantenute e le situazioni capovolte a causa di interessi economici. Ma non dimentichiamoci che, comunque, ogni giorno ci sono anche bellissime storie di lealtà, ad esempio non è raro leggere di persone che restituiscono portafogli ai legittimi proprietari senza volere nulla in cambio. La lealtà, infatti, può essere rivolta verso gli amici e le persone care, ma anche verso sconosciuti e perfino verso una nazione.
Gli italiani sanno ancora essere leali verso la loro nazione?
La lealtà verso la propria nazione è un sentimento che spesso viene sbandierato a comando, ad esempio per fini politici, oppure che emerge in determinati momenti: il più classico quando gioca la nazionale di calcio. Ma in altre occasioni è un sentimento puro e sincero (il Risorgimento o i numerosi episodi da libro “Cuore” di De Amicis narrati dalla storia). In numerosi episodi di cronaca emerge la lealtà soprattutto verso la propria città, che, dal punto di vista negativo, può tradursi anche in fenomeni di campanilismo esagerato.
In ogni caso: viva la lealtà, sentimento sempre più raro. Per dirla con l’accademico Charles Fiessinger (‘800 francese): “Non rimpiangere mai una condotta leale che t’ha condannato ad essere ingannato”.
di Pietro Zocconali
Presidente Associazione Nazionale Sociologi