LE TERAPIE DOMICILIARI CONTRO IL COVID SONO STATA MESSE ALL’ANGOLO

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terapia domiciliare

“COME SIAMO LONTANI DALLA MEDICINA DI PASTEUR E SABIN!”

miocarditi virali
Dottor Professor
Aldo Ercoli

Credo che avesse ragione il professor Meluzzi, un neurologo, quando ad inizio pandemia Cov-19 manifestò perplessità sul vaccino da somministrare. Il nuovo coronavirus è un virus Rna, muta con facilità e frequenza, come quello dell’Aids, dell’Ebola. Per contrastare l’infezione deve essere ripetuto e modificato, adattato ai cambiamenti, come quello dell’influenza, altro virus Rna. In effetti Meluzzi si rifaceva al pensiero di Albert Sabin, il medico che ha messo a punto la vaccinazione orale antipolio e non brevettandola.

I virus si dividono a seconda dell’acido nucleico che contengono un virus Dna (come il vaiolo o la poliomielite) e virus Rna come quelli sopracitati. Sabin era contrario alla vaccinazione antinfluenzale per questo motivo.

L’esperienza sul campo, le vere empiriche evidenze scientifiche mi portano a pensare che dobbiamo altresì distinguere l’immunità postvaccinale permanente (quella contro i virus Dna) e quella epidemica transitoria, stagionale (quella contro i virus Rna). Altra distinzione riguarda se trattasi di epidemia oppure di pandemia permanente, stanziale (è il caso del Covid-19). I vaccini, sia a vettore virale (Astrazeneca, Sputnic, Sinovax etc) e quelli a mRna (ossia messaggeri Rna) sono utili se somministrati preventivamente ma non danno una immunità permanente, bensì temporanea perché poi devono essere ripetuti e cambiati secondo delle varianti del virus. Sono pertanto efficaci, per i pazienti più fragili come quello dell’influenza annuale. Basta osservare quei paesi in cui la somministrazione virale è stata poco messa in pratica (14%) vedi Russia che ha ora un alto numero di decessi e ricoveri in terapia intensiva e ancora di più in Australia (con bassisime vaccinazioni al 5%) ove la situazione è ancora più grave. Pertanto è giusto vaccinarsi ma senza farsi troppe illusioni riguardo al futuro.

La vaccinazione britannica con Astrazeneca (oggi Vaxzevria) e quella israeliana con Pfizer/Biontech portate a termine, almeno con una sola dose praticamente a tappeto, fino a raggiungere l’immunità di gregge, dopo sei mesi hanno visto risalire bruscamente il numero dei contagi per la nuova variante Delta (indiana). Tutto ciò però non ha fatto aumentare né i ricoveri in terapia intensiva né tantomeno quello dei decessi. E’ un segnale evidente che i vaccinati, pur reinfettandosi, hanno reagito meglio dal punto di vista immunitario. L’alternativa alle vaccinazioni ripetute durante la pandemia stanziale è stata la terapia farmacologica.

Nei pazienti sintomatici quella domiciliare, praticata da diversi medici di base, ha salvato tante vite umane. E’ stata però messa all’angolo, non considerata utile … forse credo perché costasse troppo poco. A pensar male … Ora gli “scienziati” hanno annunciato, bontà loro, che in autunno avremo ben cinque diverse nuove terapie domiciliari. La domanda sorge spontanea. Che prezzo avranno? Il sospetto che dietro la medicalizzazione terapeutica virale ci siano dei vantaggi economici non credo sia infondato. Chi comanda la ricerca scientifica oggi? Quali scopi ha? Il sottoscritto, come tanti altri medici di famiglia, è stato trattato da “peones”, da “praticone” senza basi scientifiche, senza nè arte nè parte. Come siamo lontani dalla medicina di Pasteur e Sabin!