Le legionelle sono dei batteri Gram negativi aerobici che provocano, specie negli alberghi e negli ospedali, delle polmoniti talora anche mortali.
Le epidemie spesso sono dovute ad ambienti acquatici in cui le legionelle possono moltiplicarsi. Anche impianti d’aria condizionata possono essere contaminati. Delle 42 specie riconosciute di Legionella, circa la metà è in grado di causare patologie nell’uomo. La L. pneumofila è la più frequente (80 – 90%) delle infezioni umane. In alcune circostanze, quali temperature dell’acqua tra i 32 C° ed i 45 C°, acque stagnanti, presenza di bio- incrostazioni nelle tubature, la concentrazione di questi microrganismi può essere aumentata. Come avviene il contagio? La Legionella può trasmettersi all’uomo per via areosolica, tramite apparecchiature per terapia respiratoria, docce e rubinetti, vasche da idromassaggio, condensatori di vapore, saune e bagni caldi, fontane decorative. La trasmissione diretta interumana non si ritiene possibile. Quali sono le manifestazioni cliniche? Non è facile diagnosticarla perché è difficilmente distinguibile da una broncopolmonite batterica. La febbre molto alta (spesso fino a 41 °C) ed i disturbi gastrointestinali (specie diarrea), talora anche confusione mentale, e dispnea (affanno), sono i sintomi più comuni. Può insospettire la tosse secca, non produttiva in un soggetto con temperatura elevata e sintomi gastroenterici. Non è detto poi che colpisce esclusivamente pazienti anziani, con malattie polmonari croniche. “Nei giovani, come per altro in un soggetto adulto in buona salute, una polmonite in rapida progressione deve sempre far nascere il sospetto di una malattia dei legionari”(Thomas S. Marrie. Conn’s Current Fherapy. 2003). L’ascoltazione e la percussione del torace sono importanti per diagnosticarci una polmonite con evidenza di epatizzazione in fase di progressione. Si apprezzano rantoli e ottusità per cursoria.
In un terzo dei casi è anche presente un versamento pleurico. La radiografia del torace, all’esordio, evidenzia anomalie radiologiche del polmone ben evidenti. Poi compare la polmonite. Come fare diagnosi? Non è facile per il medico di base. Casi sporadici probabilmente non vengono diagnosticati. Solo un alto indice di sospetto clinico è il criterio principale. La diagnosi certa ce la danno i test di laboratorio con la cultura dell’escreato utilizzando terreni multipli selettivi con coloranti oppure l’aspirato trans tracheale. Ci vuole dunque l’ospedale anche perché occorre un certo grado di competenza oltre ad uno speciale mezzo di coltura. Lo sviluppo del microorganismo si ha in 3-5 giorni e circa la metà dei pazienti non emette l’espettorato perché la tosse è secca, stizzosa. Il test antigenico urinario è utile nei pazienti affetti da Legionella pneumofila siero gruppo 1 anche nella fase precoce della malattia potendo l’antigene poi persistere nelle urine per diverse settimane. Personalmente, nei casi fortemente sospetti, associo sempre un macrolide (in particolare l’azitromicina) con un chinolonico per almeno dieci giorni. Le cefalosporine più potenti per via iniettiva sono, come gli aminoglucosidi del tutto inefficaci. Nei pazienti con quadro radiologico e condizioni cliniche preoccupanti è meglio ricoverare il paziente.
La Legionella oltre alla febbre dei legionari (cosi chiamata perché fu individuato la prima volta in un raduno alberghiero da parte di diversi legionari) può anche presentarsi sotto un’altra forma clinica: La febbre di Pontiac. Per fortuna quest’ultima è molto meno grave non è affatto grave.
Trattasi di una malattia che si autolimita da sola e colpisce soggetti che condividono l’esposizione a una comune sorgente d’acqua. La terapia è solo di supporto, non necessità di antibiotici. Un’ultima nota riguardo i pazienti allergici ai macrolidi o ai chinolonici. Si possono utilizzare con efficacia le tetracicline (specie doxiciclina o minociclina sia per os che endovena ogni 12 ore) oppure la rifampicina.
Il ricovero ospedaliero è la procedura migliore.