Non c’è un nemico da combattere, non c’è nulla da vincere, non c’è nessuna guerra in atto, c’è solamente la consapevolezza della gravità della situazione e della nostra responsabilità.
di Bruno Franconi
Forse non c’era bisogno di un’altra lettura sul virus, però mi preme mettere in luce un aspetto che sembra non essere considerato. Si sente di tutto, alcune frasi anche fuori ogni limite, ma che d’altronde inquadrano perfettamente la nostra esistenza, il nostro pensare e conseguentemente il nostro modo di agire.
Parliamo un attimo dei virus. Oramai lo abbiamo capito tutti che il loro numero è elevatissimo e anche che sono più antichi di noi, infatti hanno popolato la terra ancor prima di noi esseri umani che oltretutto pensiamo di esserne i padroni. E poi lo sappiamo: noi condividiamo molto con i virus e i batteri, tanto che la nostra flora intestinale lo dimostra.
Ma torniamo al punto. Mi riferisco al lessico usato in questo periodo dalle fonti di informazioni, radio e televisione, dai vari presentatori, dai giornalisti, dai rappresentanti del governo ma anche da molti altri, da persone comuni che in questo momento (e forse solamente in questo momento) ritrovano una motivazione (apparente) di solidarietà, di unità, di identificazione con gli altri e con la nazione, altrimenti perse. Sentiamo sempre con maggior frequenza frasi del tipo: “ Il virus va sconfitto”, “ La guerra contro il virus”, “ Vinceremo la battaglia…” oppure “ Siamo in guerra !” ecc. Come ci piace esprimerci in questo modo!
Sono frasi e parole che raccontano molto di come siamo, di come continuamente siamo nella violenza, nell’aggressività e nell’uso del potere per sopraffare gli altri, per dominare la natura e sfruttare il pianeta.
La terra è vissuta in equilibrio per tantissimi millenni, certamente favorita dal nostro numero limitato, ma ora che lo sviluppo tecnologico unito alla scienza ha permesso una crescita esponenziale come non mai accaduto nei tempi, si è anche presentata una certa crisi di sovrappopolamento che può essere legata all’insorgere di malattie o anche di epidemie . Apparentemente dunque,sembrerebbe essere il numero degli abitanti a dare origine alla crisi di abitabilità del pianeta, ma così non è.
E’ unicamente una questione di consapevolezza di chi siamo e di ciò che facciamo. Di cibo e anche di territorio ce ne è per tutti, se non continuiamo a sfruttare malamente le risorse della terra, ma questo lo sappiamo, quello che non capiamo è che se restiamo radicati nel potere non faremo altro che arrivare all’autodistruzione. In pratica , se continuiamo a vivere come ora non abbiamo speranza, serve un cambiamento radicale dentro di noi per non restare cristallizzati nel gioco degli estremi
Dunque necessita posizionarci al centro per ben valutare, giudicare e vedere chiaramente i problemi che si presentano nei vari aspetti (non è un caso che il giudice in tribunale si ponga al centro)
Stare al centro è essere in equilibrio, come afferma lo Yoga, o “ la coerenza” come lo ridefinisce Ervin Laszlo nel suo – Risacralizzare il cosmo –affermando come “ la coerenza sia quel fattore che dà energia al processo evolutivo e, se mancante lo indebolisce e, in campo salutistico favorisce l’insorgere della malattia”.
Sempre lo Yoga ci dice che l’equilibrio verso il fuori presuppone un certo equilibrio interiore, il movimento parte dal centro e si espande verso l’esterno (nel sociale), e assolutamente il processo non funziona in senso inverso. (Casualmente l’equilibrio è appunto il tema dello Yoga di questa estate a TTC)
Il cambiamento deve avvenire in noi.
Cominciamo con il distaccarci da quei concetti, da quelle frasi che dicevamo prima, cerchiamo di non farle nostre e vedere le cose nella loro realtà.
Non c’è un nemico da combattere, non c’è nulla da vincere, non c’è nessuna guerra in atto, c’è solamente la consapevolezza della gravità della situazione e della nostra responsabilità.
C’è l’accettazione di ciò che accade per cercare di uscire dalla crisi epidemiologica (e anche economica) .
Tutti gli operatori sanitari, medici e altri, non “sono al fronte”, i medici non combattono: sono impegnati per aiutare a guarire, per curare le persone malate, per trovare medicine adatte per superare la crisi.
E a loro, medici e personale sanitario tutto, va un pensiero di gratitudine e di stima per il lavoro epico che portano avanti con immenso sacrificio.
Porre estrema attenzione al virus, tra l’altro, significa non portare valore all’essere umano in quanto tale, significa spostare l’attenzione verso un fattore che è solamente un vettore del disagio che l’essere umano sta vivendo, non più legato ai ritmi naturali che per millenni hanno governato l’uomo. La pagina Facebook del Gruppo Escursionistico Cerveteri