Seconda parte
Nella 1° parte descrivevo quel gruppo eterogeneo di disturbi da dipendenza patologica in cui la dipendenza è squisitamente psicologica e non riguarda anche quella fisica da assunzione di una qualche sostanza chimica con effetti psicotropi. Tuttavia queste dipendenze – definite con il termine di “nuove dipendenze” nella letteratura scientifica – hanno caratteristiche simili alla dipendenza da sostanze per quanto riguarda le dinamiche psicopatologiche che le sottendono e le mantengono.
Tra questo spettro di disturbi i più frequenti sono: la dipendenza da internet e da cellulare, il gioco d’azzardo patologico, la dipendenza dal sesso, dal cibo, dal lavoro, dallo sport e lo shopping compulsivo. Tuttavia “tutto” può diventare una dipendenza “tossica”, poiché non è l’oggetto dell’ossessione in sé ad essere “pericoloso” e patologico, quanto la funzione che esso riveste nel delicato equilibrio mentale dell’individuo che ne fa la propria ossessione e via di fuga dalla realtà.
La caratteristica comune alla base di tutte queste dipendenze è infatti la centralità del pensiero sull’oggetto della dipendenza che diventa un’ossessione e determina comportamenti compulsivi di ricerca con crisi di astinenza e tolleranza tipici delle tossicodipendenze.
Il significato psicologico di tali pensieri, ossessivamente centrati sull’oggetto di dipendenza “scelto”, è un significato protettivo: la mente, impegnata a pensare continuamente all’oggetto del desiderio è difensivamente distolta dal prendere atto dei problemi di vita attuali e può fuggire da pensieri, emozioni, ricordi o conflitti interni (attuali o passati) fonte di intollerabili angosce. Tuttavia, la soluzione trovata dalla psiche per proteggere l’individuo dal dolore psichico diventa poi il problema principale.
La “resistenza” a “disintossicarsi” da queste dipendenze è tanto potente quanto quella che si riscontra nelle dipendenze da sostanze psicotrope poiché la “funzione di copertura” del disturbo salterebbe se esso di colpo sparisse, lasciando la persona “sommersa” dalla sua depressione o da una quota di ingestibile angoscia da cui, appunto, faticosamente sta cercando di fuggire.
In aggiunta c’è da dire che nelle dipendenze sono coinvolti i circuiti neurali dopaminergici che regolano la sensazione del piacere e sono un rinforzo a che il comportamento di dipendenza si ripeta.
Cosa sappiamo circa la cura?
Intanto sappiamo che se ne può uscire, ma – come sempre direi quando si tratta di problematiche psicologiche – la collaborazione del soggetto che soffre è la condizio sine qua non per poterci riuscire e non è affatto scontata. Qualunque disturbo psicologico infatti si manifesta in una data personalità e questa può essere l’ostacolo maggiore per risolvere il disturbo diagnosticato.
La personalità stessa aggiungerei può essere un “Disturbo” e alcuni tipi di personalità, come quella sociopatica, dipendente, borderline e narcisistica pongono ostacoli maggiori nella risoluzione del sintomo e vanno affrontate parallelamente alla dipendenza specifica. La strategia di cura deve essere individualizzata ed è bene in molti casi che preveda un’equipe multiprofessionale: lo psichiatra seguirà la farmacoterapia e gli psicoterapeuti le terapie individuale, di gruppo, familiare/o di coppia che si rivela spesso necessario abbinare tra loro. Esistono anche “gruppi di auto-aiuto” che si sono rivelati molto efficaci.
Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta Psicoterapie individuali, di coppia e familiari
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