Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Fino a poco tempo fa si pensava che le malattie psicosomatiche fossero quelle malattie di cui non si trovava un’origine fisica. Attualmente si parla, invece, della psicosomatica in tutte le malattie. “La psicosomatica è la disciplina che studia i legami tra lo psichico e il somatico, cioè tra i fattori psicologici e quelli fisici nell’origine e/o nel mantenimento delle malattie.
La malattia è, infatti, il risultato di meccanismi interagenti a livello cellulare, personale, interpersonale ed ambientale”. In questa definizione emerge la nuova concezione di salute (e quindi di malattia) che da anni l’OMS ha coniato, ossia “la salute è uno stato di completo benessere fisico mentale e sociale e non consiste soltanto in assenza di malattia”.
Ciò vuol dire che lo stato di malattia o malessere può intaccare anche una sola di queste sfere. Nello specifico, parlando delle malattie psicosomatiche, lo stato di mal-essere può manifestarsi con malattie fisiche ma che basano la loro origine su disagi psicologici.
Mi spiego meglio: un uomo che seguo riferisce di un insieme di disagi fisici (reflusso, leggeri tremori alle mani, difficoltà nel ritmo sonno-veglia, ecc.); dopo qualche incontro emerge un grande dolore relativamente ad un cambiamento lavorativo ed, inoltre, un grande disistima. Un ragazzo, invece, riferisce di avere difficoltà di alimentarsi in modo “normale” per paura di strozzarsi.
Anche in lui emergono disagi psicologici. Ma la psicosomatica non è solo questo. Mi è capitato di seguire persone affette da gravi malattie (cancro, malattie genetiche) ma che ognuna riporta un rapporto diverso con la propria malattia: alcune persone mantengono una vita sociale, lavorativa, personale sufficientemente normale anche se la gravità della malattia è alta. Altre persone, invece, nonostante la malattia sia lieve, hanno una vita sociale e personale molto limitata e riportano un grave abbassamento del tono dell’umore.
Ma, pensiamo anche alle semplici influenze invernali: ammalarsi in inverno è praticamente ovvio (anche se poco piacevole). C’è chi si ammala una o due volte in un inverno, c’è chi invece non si ammala mai, c’è chi invece è spesso ammalato.
Quali possono essere, sommariamente, le caratteristiche di queste tre categorie di persone? Chi si ammala una o due volte ogni inverno si dà il permesso psicologico di riposarsi e di avere delle difficoltà. Chi non si ammala mai…è invincibile e non si dà il permesso di essere debole.
Al contrario, chi si ammala sempre, potrebbe avere la necessità di essere accudito, di aver bisogno degli altri ma ha difficoltà a chiedere.
Qui non si sta parlando di finzione ma di fattori psicologici che guidano le relazioni interpersonali attraverso l’espressione della malattia. Molto spesso queste persone vanno spesso dal medico e, solo alla fine, si rivolgono allo psicoterapeuta.
Gli obiettivi iniziali della psicoterapia sono: accogliere la persona in toto, valutare la storia della persona, le sue difese e l’autostima, rafforzare i meccanismi di adattamento per, poi, costruire un percorso personale che abbia come risultato il benessere.
P.S.: il benessere è sempre individuale. Ciò che per una persona è benessere non necessariamente lo è per un’altra persona