QUESTE ADORABILI SCONOSCIUTE
Oggi vorrei parlare delle emozioni. L’emozione viene definita come una “reazione affettiva intensa con insorgenza acuta e di breve durata determinata da uno stimolo ambientale. La sua comparsa provoca una modificazione a livello somatico, vegetativo e psichico” (“Dizionario della Psicologia”, U. Galimberti, 1999). Inoltre, le emozioni si suddividono in due gruppi: le emozioni primarie o “basic emotion” (paura, rabbia, tristezza, gioia e disgusto) e le emozioni secondarie (vergogna, colpa, orgoglio, imbarazzo, rammarico, ecc.) che sono le varie combinazioni delle emozioni primarie (“Le emozioni primarie”, D. Galati, a cura di, 1993). Quindi, 1- le emozioni sono provocate da uno stimolo esterno, 2- hanno una connotazione affettiva e fisiologica e 3- provocano cambiamenti nella persona che le prova. Molti studi hanno evidenziato che le emozioni primarie sono presenti in tutte le età (da 0 a 100 anni) e in tutte le culture, sono innate e non dettate dalla razionalità o dall’apprendimento… non solo, si riscontrano anche negli animali (gatto, cane, scimmia, ecc…).
Per esempio, in alcuni esperimenti è stato fatto assaggiare un alimento amaro (frullato di cicoria o radicchio) a bambini di circa due anni e si sono registrate sempre espressioni di disgusto; gli stessi bambini hanno assaggiato un alimento dolce e l’espressione del disgusto è sparita.
E la gioia dei bambini quando vedono entrare il loro papà o la loro mamma in casa dopo una giornata? Questa è un’emozione spontanea ed innata: nessuno ha insegnato loro a reagire così. Inoltre, immaginiamo di trovarci in una situazione di pericolo, siamo da soli davanti ad un cane aggressivo…cosa proviamo? Paura, che si esprime con tensione muscolare (che ci prepara alla fuga), respirazione breve e veloce, sudorazione delle mani, ricerca di una soluzione migliore, ecc… tutto in pochissimi secondi.
Le emozioni primarie sono vecchie come l’uomo. Le provava l’uomo delle caverne quando la paura e il disgusto erano fondamentali per la sua sopravvivenza. Parliamo, però, dell’uomo moderno. In gran parte del mondo non ci sono più i pericoli a cui erano esposti i nostri avi oppure abbiamo i mezzi adeguati per affrontarli. Ora, però, negli studi dello Psicoterapeuta e del Medico arrivano persone che sentono troppo le emozioni (con diagnosi di Ansia Generalizzata, Disturbi di Attacchi di Panico, forte sensibilità, ecc…) oppure persone che dicono di non provare emozioni (soprattutto riguardo la rabbia) oppure che le vivono in modo inadeguato (per esempio esprimono la rabbia con comportamenti eccessivamente aggressivi rispetto a ciò che l’ha provocata). Il lavoro psicoterapico è quello di far riconoscere l’emozione e di farla diventare parte della persona, una risorsa e non un ostacolo. Infine, il lavoro psicoterapico avrà come obiettivo il ri-equilibrio delle emozioni (sia primarie che secondarie) in modo tale che nessuna prevalga in modo preponderante e continuo sull’altra. Infatti, è legittimo e funzionale provare, ad esempio, paura per un evento pericoloso.
Ma se col tempo quella paura viene provata sempre e con la stessa intensità senza il pericolo oggettivo, allora l’emozione ostacola la quotidianità e diventa disfunzionale. In conclusione, le emozioni fanno parte di noi e sono strettamente connesse con la nostra fisiologia; per questo motivo è impossibile negarle perché è come se negassimo il battito del cuore