GLI OSTACOLI PSICOLOGICI CHE IMPEDISCONO ALLE DIETE DI FUNZIONARE.
Recentemente è uscito, su una rivista di settore, un interessante articolo della Dott.ssa C.Markey, una psicologa docente di psicologia alla Rutgers University di Camden che da diversi decenni studia gli ostacoli psicologici che impediscono alle diete di funzionare.
Cito testualmente le sue parole: “Alcuni studi hanno dimostrato con certezza che le diete restrittive tendono a far aumentare di peso anziché ridurlo. Un interessante articolo del 2013, pubblicato su “Frontiers in Psychology” afferma che, secondo 15 studi su 20, negli adolescenti e negli adulti le diete portano ad aumentare di peso.
Uno dei problemi principali, in un regime di restrizione alimentare, è che quando si cade in tentazione dopo essersi imposti per giorni rigide privazioni si è più inclini all’abbuffata. Un fenomeno che gli psicologi chiamano effetto “E che diavolo…”.
Come dimostra una ricerca del 2010 condotta da alcuni psicologi dell’Università di Toronto, l’effetto si produce ogni volta che si crede di avere ormai sforato la dieta. Come dire, “già che ci sto, che ho trasgredito e perso l’autocontrollo, trasgrediamo bene, tanto calorie più calorie meno”… L’altro effetto individuato dagli psicologi viene chiamato “Effetto rimbalzo”, in pratica funziona così: quando ci asteniamo dai nostri cibi preferiti in modo molto rigido, requisito molto frequente delle diete (specie quelle “fai da te”), sviluppiamo un profondo desiderio nei confronti di questi alimenti. Sopprimendo un pensiero ne incrementiamo automaticamente l’indesiderata comparsa.
Noto in letteratura è l’esperimento del Dott. David Wegner, uno psicologo sociale, il quale chiese ai partecipanti all’esperimento di evitare ogni pensiero legato ad un orso bianco. Indovinate un po’ quale creatura si presentava inesorabilmente alla mente dei soggetti coinvolti nell’esperimento? A tal proposito, scriveva scherzosamente il giornalista F. Piccolo anni fa sul “corriere della sera”, raccontando della sua esperienza della dieta: “Sognavo anche Scarlett Johansson, ma ho scoperto che il corpo e la mente umana possono fare a meno di Scarlett, ma non degli Oro Saiwa!!”.
Una ricerca del 2015 mostra con forte evidenza che di questi cibi proibiti quando si trasgredisce e li si mangia, li si mangia in quantità maggiori di quanto non faremmo se non fossimo a dieta (che poi sarebbe l’effetto “ E che cavolo” di cui sopra). Mi torna alla mente, a tal proposito, una frase che ho sentito dire tante volte: “Ho ripreso tutti i chili di prima … con gli interessi”. Insomma, il consiglio della psicologa è infine il seguente: “Non mettetevi a stecchetto, non imponetevi rinunce.
Queste strategie sono un’arma a doppio taglio perché comportano un intenso desiderio per gli alimenti banditi, scorpacciate di cibo spazzatura (il famoso confort food) al primo momento di debolezza, il pensiero costantemente rivolto al cibo. Per evitare insidie l’unica strada percorribile è la moderazione. Applicare ai nostri schemi alimentari qualche leggera modifica che saremo in grado di incrementare nel tempo è il modo migliore per ottenere una stabile riduzione di peso”.
Il che nel tempo del “tutto e subito” è assai difficile da realizzare, eppure sembrerebbe, scientificamente parlando, la strada migliore da percorrere. Bene, nella seconda parte vedremo altre cause psicologiche, relazionali stavolta, sul perché le diete possono non funzionare.
Dottor Riccardo Coco
Psicologo-Psicoterapeuta Psicoterapie individuali, di coppia e familiari
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