Oggi, fra social network, WhatsApp, email e la velocità della informazione nell’era della globalizzazione di massa, si è perso il fascino delle cartoline scritte a mano, di questo ricordo impresso sulla carta da tenere in un cassetto, in un album, da collezionare come tributo celebrativo di uno “sto pensando a te”.
di Pamela Stracci ©
Fino a non molto tempo fa chi andava in villeggiatura non aveva davvero fatto un viaggio se non mandava ad amici e parenti una cartolina di saluti. Si sceglieva una bella immagine, poche righe per raccontare una vacanza, un luogo, un’avventura e poi l’affrancatura con un francobollo postale, magari ricercato, per affidare questo bel ricordo alla cassetta postale.
La prima cartolina postale del mondo fu la Correspondenz-Karte, inventata da Emanuel Herrmann, professore di economia, per le poste dell’Impero Austro-Ungarico il 1º ottobre 1869: questa carta per corrispondenza era un buon compromesso economico per sostituire le più onerose lettere ordinarie.
Il funzionario britannico Rowland Hill, nel 1837 presentò uno studio per la riforma postale, intitolata Post Office Reform e da lì si sviluppò anche negli altri paesi la tradizione del francobollo non solo come mezzo di pagamento della spedizione ma anche, e soprattutto, come oggetto da collezionare e ammirare. Nel nostro Paese i primi francobolli che possono essere considerati italiani furono emessi il 1° gennaio 1851 dal Regno di Sardegna. La storia dei francobolli è un’avventura avvincente sintetizzata ne “La storia dei francobolli” delle Poste Italiane: “Con molta fantasia, la nascita del francobollo è raccontata con la storia di due fidanzati che comunicavano tra di loro attraverso segni convenzionali posti all’esterno delle lettere, senza quindi pagare nessuna tassa”.
Dalle illustrazioni d’antan a vere e proprie fotografie, l’utilizzo delle cartoline postali è caduto in disuso nei paesi modernizzati con l’avvento dei cellulari e dei social, salvo rare eccezioni per i più nostalgici e poco tecnologici. Anche il francobollo rischia di entrare nel tunnel del dimenticatoio con l’affrancatura meccanica impressa direttamente sulle buste delle lettere. Un vero peccato per questa storia d’amore postale che sembrava non dovesse finire mai.