Di Antonio Calicchio.
Si è concluso, il 27 agosto scorso, il ciclo di tre eventi imperniati sui contenuti espressi nell’Enciclica di Papa Francesco Laudato si’, a Camerota, nel Parco Nazionale del Cilento, eventi ideati ed organizzati dalla Diocesi di Teggiano-Policastro, dalla Parocchia S. Daniele Profeta e S. Nicola di Bari, di Camerota, nella figura del parroco don Andrea Sorrentino, sotto il patrocinio del Comune e della Pro Loco.
Nel suggestivo scenario del Santuario di S. Antonio, tempio della fede e della devozione, elevato sul Monte omonimo, si sono svolti i tre incontri, previsti dal programma relativo alle iniziative realizzate in occasione dell’Anno Vincenziano, Anno indetto in concomitanza col sesto centenario della morte di S. Vincenzo Ferreri, patrono del Comune di Camerota.
L’argomento centrale è stato strutturato sull’ ambiente, sempre al lume di detta Enciclica che è la seconda redatta – con la sua introduzione e i sei capitoli che la compongono – da Papa Francesco, nel suo terzo anno di pontificato, il cui tema sostanziale è appunto proprio il rispetto dell’ambiente. Per questa ragione, si chiama Laudato si’, frase ripetuta da S. Francesco, nel Cantico delle Creature.
In coincidenza con la presentazione dell’Enciclica, il Pontefice ha istituito la giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. Egli ha scritto che ha scelto i nomi Francesco Papa in quanto, per lui, S. Francesco è stato “una sorta di dichiarazione di intenti ed una fonte di ispirazione”: <<Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità>>. Il Papa conclude l’Enciclica con due preghiere, “… una che possiamo condividere tutti quanti crediamo in un Dio creatore onnipotente ed un’altra affinché noi cristiani sappiamo assumere gli impegni verso il creato che il Vangelo di Gesù ci propone”.
Gli interventi sono stati svolti da Antonio Calicchio – cassazionista magistrato tributario, docente alla Sapienza, scrittore – e Concepita Sica – docente all’Istituto di Scienze Religiose e teologa – che hanno avuto agio di evidenziare come la Terra che ci ospita, la quale, vista dallo spazio, si mostra come un globo stupendo, quasi, una azzurra oasi di pace, sia, purtroppo, una terra d’angoscia. Gli uomini hanno paura. La Terra è, da un lato, un dono divino, dall’altro, una responsabilità per l’uomo. E’ non solo uno dei fattori produttivi, ma anche, e soprattutto, una delle risorse suscettibili di dare sicurezza e spinta alla evoluzione dell’uomo. Costui ha il dovere antropologico e culturale di intervenire nell’ambiente naturale per tutelarlo e per proteggerlo, senza comprometterne la caratteristica di mezzo di promozione umana e sociale, di valore eticamente e giuridicamente primario, di bene assoluto ed inviolabile.
Per questo essenziale motivo, si impone una gestione razionale dell’ambiente. Ove ciò non avvenga, si condurrebbero allora in trionfo l’egoismo incontrollato e l’interesse senza freno. Purtroppo, è quanto accade oggi con preoccupante frequenza. L’uso delle risorse senza tener conto del contesto ambientale e umano porta a sfigurare le bellezze paesaggistiche, a rompere gli equilibri vitali, a provocare il degrado, a pregiudicare il funzionamento della realtà naturale, a minacciare la salute e la sopravvivenza degli esseri viventi. Sicché, la terra smarrisce il suo volto di giardino.
L’uomo deve sviluppare il rispetto per la natura, principalmente perché la tratta spesso in modo egoistico, distruggendone le ricchezze, danneggiando l’ambiente naturale che è un diritto fondamentale della persona umana ed un interesse fondamentale della collettività. Appare, quindi, opportuno e necessario che l’uomo torni a guardare la natura come specchio della vita umana. Forse, è, questo, uno dei segreti dei nostri antenati, dei nostri artisti, dei nostri Santi che sapevano guardare con ammirazione. Sapevano ammirare ciò che è la natura, ciò che è costitutivo anche della natura dell’uomo, la sua personalità. La natura rivela ai nostri occhi la trasparenza del mondo. La natura è un libro che l’uomo deve leggere, non deturpare, altrimenti potrebbe ribellarsi.
Nelle sue pagine è insito un messaggio che attende essere decodificato: messaggio che vuole attingere il cuore e l’intelletto di ciascuno per aprirli alla speranza e non per incarcerarli nel terrore. Nel corso delle tre serate si è tentato, inoltre, di delineare una definizione di ambiente, con le conseguenti difficoltà terminologiche, ponendo in luce il suo rapporto con l’etica e il diritto.
L’estrema ampiezza e genericità del sostantivo ambiente è stata constatata da due storici, Robert Delort e Francois Walter, i quali riferiscono che, già nel 1982, una inchiesta francese, condotta dal gruppo di studio del ministero dell’ambiente, aveva raccolto oltre 750 termini diversi che lo definivano. Secondo loro, ambiente è termine che rimanda al rapporto con la natura: esso funge da cornice alle nostre vite e racchiude in sé vari aspetti, ossia scientifici, religiosi, emotivi, etici, economici, politici, sociali.
Anche il diritto ha risentito di una ricorrente accezione atecnica con cui veniva utilizzato il termine ambiente. D’altro canto, dal punto di vista ontologico, non è agevole operare una reductio ad unum, esaustiva di tutte le realtà fenomenologiche poiché, a prescindere dalla enunciazione di principi generali, contenuti negli atti ufficiali degli organismi internazionali e nelle costituzioni, l’effettività degli strumenti di tutela impone, comunque, una specificazione dei settori di intervento e, specularmente, una necessità definitoria per ciascuno di questi.
Sotto il profilo del diritto comunitario, è da sottolineare che è invalsa la tecnica di procedere alla definizione di concetti generali di paesaggio, di inquinamento, di territorio, di rifiuti, così da delimitare sistematicamente il campo di applicazione dei precetti normativi. Ma occorre precisare che nemmeno il Trattato istitutivo della Comunità europea definisce il concetto di ambiente in modo uniforme. Comunque, la ratio dei principi comunitari in materia è ispirata ad una nozione totalizzante di ambiente che comprende la tutela della qualità dell’aria, dei fiumi, dei laghi, delle acque, la qualità del cibo e dell’acqua potabile, la protezione dall’inquinamento acustico e dalla contaminazione del suolo, la lotta all’erosione del suolo e la desertificazione, la conservazione dell’habitat, della flora e della fauna, del paesaggio e degli altri elementi del patrimonio naturale, le amenità e la qualità delle aree residenziali.
Sotto il profilo del diritto italiano, va puntualizzato che soltanto con la riforma, dettata dalla legge costituzionale, del 2001, è stato inserito, nella costituzione, il termine ambiente. Ed infatti, precedentemente, la costituzione non prevedeva, quale valore di rango primario, la salvaguardia dell’ambiente, ma l’art. 9 contemplava solamente la tutela del “paesaggio e del patrimonio storico ed artistico della Nazione”.
Tuttavia, la necessità e l’urgenza, nonché la nuova proporzione globale dei problemi ecologici hanno impegnato dottrina e giurisprudenza a tentare di configurare una definizione unitaria giacché, in primis, va detto che se è vero che, oggi, i problemi ecologici raggiungono proporzioni nuove, non è però vero che essi costituiscono senz’altro una novità. In secondo luogo, ciò che è nuovo, ad es. la gran messe di scoperte tecnico-scientifiche, raccoglie in sé entrambi: non solo nuovi pericoli, ma anche nuove opportunità.
E alla luce di tale sforzo è stato elaborato il concetto di “paesaggio integrato” che è espressione di una dinamica di forze naturali, ma soprattutto di forze umane e, quindi, di forze sociali, istituzionali, politiche, condizionate dall’ambiente geografico e dal clima, ma che non accettano supinamente le costrizioni ed operano contro di esse o sono, perfino, particolarmente stimolate da esse.
Il paesaggio è fatto fisico, materiale, ma, al contempo, un farsi, un processo creativo continuo, incapace di essere configurato come realtà o dato immutabile; è il modus essendi del territorio nella sua percezione visiva. Insomma, il paesaggio viene a coincidere con la forma e l’immagine dell’ambiente, come ambiente visibile, ma inscindibile dal non visibile, come un conseguente riferimento di senso o di valori di quel complesso di cose.
Sotto il profilo giurisprudenziale, giova rimarcare che nell’ordinamento italiano la definizione del concetto di ambiente ha ricevuto un importante apporto sistematico dalla costante attività ermeneutica della Corte Costituzionale. La quale, dapprima, a seguito di una pronuncia del 1971, ha tracciato una nozione concettuale unitaria di ambiente; successivamente, ha qualificato quest’ultimo come valore costituzionalmente protetto, vale a dire come diritto fondamentale della persona umana ed interesse fondamentale della collettività. Si tende, cioè ad una concezione unitaria del bene ambiente comprensiva di tutte le risorse naturali e culturali.
A conclusione, poi, dell’evento è stato affermato che l’ambiente si compone di tre elementi principali: un elemento fisico o materiale, cioè il suolo, l’aria, l’acqua; un elemento estetico, dato dalle bellezze paesaggistiche e culturali; ed un elemento esistenziale o etico, costituito dalla salute umana, rispetto alle aggressioni esterne derivanti da fattori naturali o dagli effetti dell’azione dell’uomo sull’ambiente stesso.