L’assemblea del Pd di Ladispoli come “In nome del Papa Re”

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La montagna ha partorito il topolino?

Tanto rumore per nulla? Deciso di non decidere? Scegliete voi, amici lettori, la definizione che più vi piace. Tanto il risultato non cambia. Grande è la delusione di chi sperava che dall’assemblea del Partito democratico di ieri uscisse una linea ufficiale in vista delle elezioni amministrative di primavera. I più ottimisti auspicavano che si facessero i nomi dei candidati a sindaco da proporre agli alleati del Centro sinistra. Tutte speranze andate disilluse, solo belle parole, bei discorsi, qualche autocelebrazione, ma nulla di concreto. Dall’assemblea del Pd è emersa palese la difficoltà in cui vive la maggioranza che governa Ladispoli, non ci sono stati passi avanti dei pretendenti, un tatticismo che appare pericoloso a poche settimane dal voto amministrativo. Come la stampa locale, per una volta in modo compatto, sta sottolineando da tempo, il Pd di Ladispoli offre l’impressione di chi non ha compreso le reali esigenze della popolazione e soprattutto non ha afferrato ancora in momento storico attuale. La gente non vuole sentir parlare dei partiti, ha le tasche piene della politica, vuole solo ascoltare progetti e programmi per il rilancio e la vivibilità di una città che presenta evidenti problemi di crescita. La scarsa adesione della gente all’appuntamento politico dovrebbe far riflettere i dirigenti del Partito democratico locale, a cui la stampa ha suggerito di valutare attentamente gli esiti del referendum che hanno visto a Ladispoli il NO ottenere un 10% in più rispetto alla media nazionale. E quel dato suona tanto come un monito all’attuale amministrazione comunale che, o scende tra la gente e la smette di recitare la cantilena “bambole non c’è una lira”, oppure vestirà i panni dell’orchestrina che suonava lo stesso brano musicale mentre il Titanic centrava l’iceberg.

Un fatto appare chiaro: i dirigenti del Pd hanno confermato di non essere in grado attualmente di trovare una soluzione interna, non sappiamo cosa andranno a raccontare agli alleati di coalizione negli incontri programmati per i prossimi giorni. Le strade da intraprendere possono essere tante, da venti anni il Pd esprime il candidato a sindaco, forse qualcuno dovrebbe capire che i tempi cambiano e che occorre aprire le finestre e guardare la realtà che lo circonda. Non il mondo che vorrebbe. C’è un film meraviglioso di Luigi Magni, “In nome del Papa Re”, in cui spicca la frase di Nino Manfredi, nei panni di monsignor Colombo ai giudici del tribunale ecclesiastico che non si rendevano conto che lo Stato Pontificio stava per cadere sotto i colpi di Garibaldi.

“Giovanotti, a Roma c’è la guerra, è inutile che se lo nasconnemo”…