Arte e inclusione: “Cosa vuol dire per te essere “normale”? Ed essere“diverso?”
La Street Art è sbarcata nuovamente all’Istituto comprensivo “Corrado Melone” di Ladispoli: gli studenti della classe 3D della secondaria di primo grado hanno incontrato la famosa artista Manuela Merlo, in arte UMAN, da tempo impegnata con l’associazione culturale “Pittori Anomini del Trullo” in progetti sociali, famosa per aver realizzato diverse opere di Street art in vari quartieri di Roma (Trullo, Garbatella, Università “La Sapienza” – Facoltà di Lettere e Filosofia) e in provincia (Canale Monterano e Sant’Angelo “il Paese delle fiabe”).
Sotto la sua supervisione e con il suo aiuto hanno iniziato a dipingere una delle pareti esterne dell’edificio scolastico per realizzare un murale. Il lavoro è il risultato di quanto elaborato dal progetto di arte e inclusione dal titolo “Abbattiamo i MURI: Dipingiamo un MURALE!”.
In aula gli alunni, opportunamente guidati e coinvolti, dopo aver appreso dell’origine e dello sviluppo della Street art, nonché delle differenze tra quest’ultima e la Urban Art, hanno letto ed ascoltato la canzone di Niccolò Fabi “Io sono l’altro”, che nel 2020 ha vinto il Premio Amnesty International Italia nella sezione big, sezione creata nel 2003 sempre da Amnesty International Italia e dall’associazione culturale “Voci per la Libertà” per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente da un personaggio di spicco della musica italiana.
Il brano musicale sottolinea come l’altro sia effettivamente imprescindibile nella nostra vita e che siamo solo particelle di un tutto insondabile. Di conseguenza, l’empatia appare non solo un dovere etico, ma l’unica modalità per sopravvivere, l’unica materia che non dovremmo mai dimenticarci di insegnare nelle scuole. Conoscere e praticare i punti di vista degli altri è una grammatica esistenziale, come riuscire ad indossare i loro vestiti, perché sono stati o saranno i nostri in un altro tempo della vita.
Eppure non è così facile guardare il mondo, inforcando gli occhiali dell’empatia, perché il più delle volte i muri del pregiudizio ci dividono ed ostacolano la nostra piena accettazione dell’altro. La società manda messaggi fuorvianti: ci dice che possiamo essere tutto ciò che desideriamo, ma in realtà il messaggio che passa è sempre lo stesso, ovvero che saremo vincenti ed avremo successo solo se saremo come tutti gli altri, omologandoci a ciò che per la società è ritenuto “normale”.
Accade così che l’essere e il sentirsi diversi possa essere complicato da affrontare, soprattutto quando da adolescenti tutto quello che si vuole è essere accettati dal proprio gruppo dei pari e, contemporaneamente, la propria esistenza nel modo reale viene ritenuta meno gratificante di un universo virtuale di “like” sui social.
Partendo da una riflessione sui concetti di “DIVERSITÀ/NORMALITÀ” e cercando di rispondere alla domanda: “Cosa vuol dire per te essere “normale”? Ed essere“diverso?”, gli alunni si sono poi fatti una foto di profilo del proprio viso, l’hanno stampata e ne hanno ricalcato il contorno, riportandolo a matita su un foglio bianco da disegno A4. L’hanno poi colorato con il colore che più li rappresentava. Una volta finito, hanno scelto una frase, che ritenevano più significativa dal testo della canzone di Niccolò Fabi. I bozzetti così realizzati sono stati visionati da Manuela Merlo, che ha poi sviluppato il progetto finale: due mani che si stringono, in monocromo bianco/nero con le diverse sfumature per far emergere i volumi, e la frase “Io sono l’altro” equamente distribuita su entrambe le braccia. Al di sotto, i diversi profili dei ragazzi nei vari colori sgargianti.
Oggi, 29 marzo, la prima parte del mural è stata gia completata: gli studenti, all’inizio timidi e titubanti, hanno preso sempre più confidenza con pennelli e vernici, e senza paura di sporcarsi un po’, avranno la possibilità, non solo metaforica, ma reale di “lasciare un segno” oltrechè nel pensiero e nel cuore dei loro insegnanti, anche nell’architettura di quella stessa scuola, che per tre intensi anni li ha visti formarsi, studiare, ridere, piangere, emozionarsi, in una parola crescere, per compiere quel salto verso le scuole superiori, che significa arrivare anche un po’ più vicini alla vita adulta.
Un rigraziamento davvero speciale, quindi, al dirigente Riccardo Agresti, ai colleghi insegnanti e ai genitori degli alunni, perché hanno tutti aderito da subito, credendo nella bontà del progetto, ma anche e soprattutto a Manuela Merlo, che in un pomeriggio uggioso di dicembre ha deciso di rispondere alla mail di una sconosciuta prof. di sostegno, ostinata, sognatrice ed appassionata della scuola e dei ragazzi.
Maria Rossella Licata