L’ARTIGLIO DEL DIAVOLO, LA PIANTA PER I DOLORI ARTICOLARI

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HARPAPOPHYTUM PROCUMBEUS

di Aldo Ercoli

L’artiglio del diavolo, o arpago, (Harpagophytum procumbeus) , è una pianta erbacea le cui radici secondarie, da cui si estraggono i principi attivi, presentano tuberosita con delle sporgenze paragonabili ad artigli.

Il vegetale, originario del deserto del Kalahari, in Africa, cresce su terreni sabbiosi o argillosi. Quando gli animali inciampano su questi artigli accusano violenti dolori tanto da agitarsi furiosamente e saltare. Sembrano colpiti dal demonio, da cui il nome.

Quali sono i principi attivi?
L’amaro arpasacoide, l’arpagide e procumbide. Gli acidi triterpenici, il beta sitosterolo, i flavonoidi.

Quali le proprietà?
Soprattutto i glicosidi iridoidi (arpagoside e similari) conferiscono all’artiglio del diavolo un’azione antinfiammatoria ed antidolorica, specie a livello osteoarticolare. A ciò va aggiunta l’azione spasmolitica.

L’impiego terapeutico riguarda i dolori articolari (affezioni reumatologiche croniche, quali le coxartrosi, le gonartrosi, le lombartrosi, le cervicartrosi); i disturbi digestivi (dispepsie); gli spasmi intestinali. P.Belaiche (L’Aromatogramma. 1983. Manuale, pratico di Fitoterapia familiare 1988) dimostrò, inoltre, che l’arpago produce anche una diminuzione della colesterolemia e dell’uricemia.

Seguendo il pensiero di Paracelso (i segnali del mondo vegetale) queste radici secondarie appuntite provocando dolore dovrebbero, se “domate”, contenere dei principi attivi proprio per alleviare le forme dolorifiche.

E’ lo stesso concetto, “coincidentia oppositorum”, di Niccolò Cusano. Ciò che in natura è nocivo causando una peculiare patologia può risultare benefico utilizzandolo, in fitoterapia farmacologica,per la medesima affezione morbosa. Anche se i primi lavori di farmacologia (1958) sono del professor Zorn (Istituto Friedrich – Schiller di Iena) riguardo all’azione antiartritica della radice dell’arpago si deve a J. Von Hellemont (Compondium da Phytothérapie, Bruxeles, 1986) l’intuizione che siano i glucosidi iridoidi ad esercitare un’attività inibitrice sulla sintesi delle prostaglandine che sono responsabili dello stato infiammatorio.

Anche il beta – sitosterolo è in grado di inibire la sintesi delle prostaglandine. In realtà sembra più probabile che l’attività della pianta sia dovuta alla sinergia di tutti i principi attivi del fitocomplesso, come in un “concerto sinfonico”. Nel 1993 fu J.Bruneton (Pharmacognosie, tecnique et documentasion – Lavoisier Paris) a dimostrare l’azione analgesica e spasmolitica dell’Artiglio del diavolo. Riguarda alla Tossicologia non va utilizzata in gravidanza (azione assitocica). Trattandosi poi di un fitocomplesso amaro è bene non utilizzarlo nei pazienti affetti da iperacidità gastrica (ulcera gastroduodenale, reflusso gastroesofageo).

Posologia e forme farmaceutiche.
Estratto secco 2 cps, 3 volte al girono per almeno due settimane oppure T.M. 40 gtt, diluite in poca acqua, tre volte al girono per lo stesso periodo. Comprenderete bene che per alleviare i dolori articolari occorre assumere sei comprese die di estratto secco per 14 giorni. Oppure 40 gtt T.M. sempre tre volte die.

Con i ritmi attuali sempre più frenetici è più facile ricorrere ai Fans per os ed ancora più efficacemente per via intramuscolare. E se non è sufficiente si ricorre ai corticosteroidi. Persino ai derivati sintetici oppioidi. Non va però dimenticato che la pianta “con gli artigli” non presenta le tante controindicazioni dei farmaci di sintesi in commercio. E che già dopo 5-6 gg di terapia i dolori artrosici – articolari si attenuano di molto.

L’Harpagophyrum procumbens appartiene alla famiglia delle “pedaliacee” che sono per lo più piante erbacee, con foglie opposte, coperti di peli ghiandolari. Il frutto è una capsula, spesso uncinata. L’Arpago, l’artiglio del diavolo (“ragno legnoso” per gli autori anglosassoni) ha invece i suoi uncini nelle radici secondarie. La materia prima di queste viene raccolta in autunno. Harpagophytum deriva dal lation “harpago” e significa rostro uncinato per accostare le navi nemiche durante l’arrembaggio. Procumbeus, sempre dal latino, significa inclinato in avanti. Una pianta uncinata piegata in avanti … che fa male calpestandola.